Il premier giapponese Fumio Kishida ha dichiarato di non volersi ricandidare alla guida del Partito Liberal Democratico. A settembre il Giappone avrà un nuovo primo ministro, che guiderà il Paese fino alle elezioni del 25 ottobre 2025. La scelta di Kishida è motivata dalla volontà di dare una nuova immagine al partito, colpito da scandali e accuse di corruzione.
Capo del partito o capo del governo?
Negli anni in cui il Partito Liberal Democratico (Ldp) è stato al potere, si è consolidata la prassi secondo la quale il ruolo di primo ministro spetta al presidente del partito. Fumio Kishida era diventato capo del governo perché prima lo era diventato dei liberal-democratici. Ora, rinunciando a questa, ha rinunciato anche all’altra carica. A settembre, dunque, l’esecutivo nipponico avrà una nuova guida, dopo che il partito avrà eletto la propria.
Fatta eccezione di sparuti governi di coalizione tra partiti di opposizione (dal 93′ al 96′) e poi di una breve parentesi governativa del Partito Democratico (2010-2012), la lista dei primi ministri giapponesi, a partire dal 1954, coincide quasi giorno e mese con la lista dei presidenti del Partito Liberal Democratico.
C’è da osservare che questa consuetudine ha dato origine a un problema strutturale della politica giapponese: quello della discontinuità dell’esecutivo. La longevità dei governi giapponesi dipende da quanta vita hanno i leader alla guida del partito: in media sedici mesi. Ve ne sono stati 42 dal 1955 al 2012 e quelli più duraturi hanno avuto come premier i più duraturi capi di partito: emblemi ne sono Eisaku Satō, in carica per quasi 8 anni dal novembre 1964 e Jun’ichirō Koizumi guida dell’esecutivo e dell’Ldp, dal 2001 al 2006.
Perché Kishida non si ricandida?
L’Ldp è stato bersaglio di pesanti accuse di corruzione negli ultimi anni che hanno minato la credibilità del premier e del governo. La scelta di Fumio Kishida di non ricandidarsi rappresenta il tentativo di dare un colpo di spugna all’immagine del partito e dimostra quanto sia avvertita l’esigenza di un nuovo volto per allontanare l’ombra degli scandali.
Per questo i liberal-democratici, alla scadenza naturale del mandato di Kishida a settembre, daranno un nuovo leader al partito e, de facto, un nuovo capo del governo al Giappone. Il nuovo primo ministro sarà in carica, come da mandato di partito, almeno per tre anni e sopravvivrà quindi alle elezioni legislative del 25 ottobre 2025, se dovesse ancora vincerle l’Ldp.
Le accuse al Partito Liberal Democratico
Gli scandali di corruzione che hanno travolto il partito hanno dissanguato i consensi di Kishida, scesi sotto il 20 per cento. Il più recente e più grave è quello che riguarda presunti fondi non dichiarati pari a 3 milioni di euro, derivati cinque anni di raccolte fondi irregolari.
La vicenda coinvolge più di ottanta deputati dell’Ldp, per lo più appartenenti alla corrente del partito precedentemente guidata dall’ex primo ministro Shinzo Abe, assassinato nel luglio del 2022. Dalle indagini sull’attentato sono emersi legami decennali e radicati dell’Ldp con la Chiesa dell’Unificazione, un gruppo religioso diffuso soprattutto negli Stati Uniti e in Asia orientale che ha milioni di membri ed è considerato da molti alla stregua di una setta.
Kishida ha provato a rispondere a questi scandali rimuovendo un certo numero di ministri e altri funzionari da incarichi esecutivi del partito, sciogliendo le fazioni interne che erano state criticate come fonte di politiche di favore e inasprendo la legge sul controllo dei fondi politici. A gennaio sono state incriminate dieci persone, tra legislatori e loro assistenti.
Nonostante questo il sostegno al suo governo è diminuito. Prova ne sono le sconfitte alle elezioni locali di inizio anno e il flop alle elezioni parziali dell’assemblea metropolitana di Tokyo a luglio. Risultati che hanno sottolineato la necessità che il partito esprima una nuova rappresentanza politica in vista delle prossime elezioni generali.
I candidati in lizza
«Dobbiamo mostrare chiaramente che l’Ldp è rinato. Per mostrare un Ldp che cambia, il primo passo più ovvio è che io mi ritiri».
Queste le parole di Kishida in una conferenza stampa di mercoledì scorso, prima di lanciare l’appello all’unità del partito intorno alla nuova figura che lo guiderà:
«Una volta deciso il nuovo leader, spero di vedere tutti uniti e di formare un dream team per realizzare una politica in grado di ottenere la comprensione dell’opinione pubblica».
Si fanno avanti le speculazioni sui potenziali candidati: diversi parlamentari di alto livello del partito, tra cui il segretario generale Toshimitsu Motegi, il ministro del Digitale Taro Kono, il ministro della Sicurezza economica Sanae Takaichi e il ministro degli Esteri Yoko Kamikawa.
Il vincitore sostituirà Kishida come presidente del partito e sarà approvato come nuovo primo ministro in un voto parlamentare subito dopo. I dirigenti dell’Ldp dovrebbero decidere la prossima settimana la data delle “primarie” del partito, cioè delle elezioni presidenziali giapponesi.