Per l’anno scolastico che si appresta a cominciare, il Ministero dell’Istruzione (e del merito) ha diffuso delle linee guida per l’educazione civica nelle scuole. Si tratta di spunti interessanti per comprendere il concetto di senso civico del governo in carica.
L’educazione civica nella scuola italiana
L’educazione civica è una materia scolastica fondamentale. Il suo obiettivo è quello di promuovere il senso civico e formare cittadini consapevoli, responsabili, critici e informati sui propri diritti e doveri. Cittadini attivamente coinvolti nella vita della comunità, capaci di contribuire positivamente alla società sempre più complessa e interconnessa. Cittadini in grado di convivere e condividere.
Fu Aldo Moro, nel 1958, il primo a introdurne l’insegnamento nei programmi scolastici. Nel 1990 la disciplina venne rimossa per poi essere reintrodotta nel 2020. La reintroduzione dell’educazione civica nelle scuole si deve al governo Conte. Le linee guida che ne accompagnarono la reintroduzione erano limitate a tre macroaree:
- COSTITUZIONE, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà;
- SVILUPPO SOSTENIBILE, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio;
- CITTADINANZA DIGITALE
Queste tre aree rappresentavano i pilastri per la formazione della cittadinanza del futuro, allineandosi (in parte) agli standard di educazione civica adottati da altri paesi europei.
In particolare, l’educazione ambientale assumeva un ruolo centrale, vista come una delle poche speranze rimaste per affrontare la crisi ambientale in corso. La domanda che ora ci poniamo è: il governo Meloni continuerà a dare la stessa importanza a questi temi?
I grandi temi ignorati dalle linee guida per l’educazione civica
La risposta, prevedibile, è no. Con la pubblicazione delle nuove linee guida per l’educazione civica, il ministro Valditara ha suscitato critiche da parte delle associazioni per ciò che manca, ma non dovrebbe. La prima è di MareVivo, fondazione impegnata in progetti di educazione ambientale:
«il grande assente è ancora una volta l’ambiente.
Senza la conoscenza, la consapevolezza sul ruolo che hanno l’ambiente e il mare nella nostra vita non si potrà mai attuare quella transizione ecologica indispensabile affinché la specie umana possa continuare a respirare, nutrirsi e riprodursi sul nostro Pianeta
[…]
Inoltre, in Italia dal 2022 è stata promulgata la Legge Salvamare, che all’art 9 prevede la necessità di introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado attività volte a rendere gli alunni consapevoli dell’importanza della conservazione dell’ambiente, in particolare del mare e delle acque interne. Questa legge sembra non essere stata presa in considerazione nelle nuove linee guida
[…]
è necessaria una visione che ristabilisca il giusto rapporto tra noi e la Natura. La scuola è chiamata a essere il punto di riferimento essenziale per i futuri decisori, perché solo attraverso la conoscenza si può agire e sperare in un futuro migliore»
Altro grande tema assente è quello dell’educazione all’affettività e alla sessualità. Nonostante da anni esperti e società civile invochino un’educazione sessuale completa come primo passo per arginare femminicidi e discriminazioni. Temi come l’affettività, il consenso, la diversità sessuale e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili dovrebbero far parte dei curricula scolastici italiani, così come lo sono in gran parte dei paesi democratici.
Al loro posto, un vago «si rafforza e si promuove la cultura del rispetto verso la donna», una sola riga all’interno del documento. Di contro, un lunghissimo paragrafo illustra «la formazione alla coscienza di una comune identità italiana. Il nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria». Scommettere sull’uso della parola patria o nazione nelle linee guida per l’educazione civica era troppo prevedibile per sorprendere chiunque. Comunità nazionale e storia nazionale ricorrono frequentemente nel breve documento.
Le novità nelle linee guida per l’educazione civica
Che la promozione dell’identità nazionale sarebbe stata posta al centro era prevedibile, ma a leggere attentamente le linee guida saltano all’occhio anche altri dettagli. Ecco una lista dei punti a cui prestare attenzione:
- Da questo deriva anche la funzionalità della società allo sviluppo di ogni individuo (e non viceversa) e il primato dell’essere umano su ogni concezione ideologica
L’aggiunta tra parentesi sembra minimizzare il ruolo dei cittadini nel cambiamento sociale, seguendo una narrazione neoliberista simile a quella di Margaret Thatcher, che nel 1987 disse: «non esiste la società. Esistono solo individui e famiglie».
Eppure, l’educazione civica dovrebbe avere tra i suoi obiettivi anche quello della cittadinanza attiva, riconoscendo l’importanza del contributo personale alla democrazia. Contributo che non deve esaurirsi nella segretezza della cabina elettorale, ma che deve essere sempre incoraggiato. Anche quando in contrasto con i decisori politici, senza per questo essere criminalizzato o silenziato.
- L’importanza di sviluppare anche una cultura dei doveri rende necessario insegnare il rispetto per le regole che sono alla base di una società ordinata, al fine di favorire la convivenza civile, per far prevalere il diritto e non l’arbitrio. Da qui l’importanza fondamentale della responsabilità individuale che non può essere sostituita dalla responsabilità sociale.
Regole, ordine e disciplina. Niente di nuovo nemmeno qui. Emerge però, anche da questo punto, il tentativo di indebolire il concetto di società a favore di una prospettiva individualista. La convivenza civile non può essere assicurata solo da regole e punizioni, ignorando l’inevitabilità del conflitto. L’educazione civica dovrebbe prevedere tecniche di gestione dei conflitti interpersonali, fondamentali nella convivenza tra diversità.
- Promozione della cultura d’impresa che, oltre a essere espressione di un sentimento di autodeterminazione, è sempre più richiesta per affrontare le sfide e le trasformazioni sociali attuali. Parallelamente, si valorizzano per la prima volta l’iniziativa economica privata e la proprietà privata.
Qui il messaggio non è per niente velato. Il senso civico per il governo dei migliori coincide con l’obbedienza ai valori del mercato capitalista. L’autodeterminazione è accettata solo se si inscrive in questa cornice, dove la libertà è limitata all’impresa economica. Non c’è autodeterminazione nell’identità: l’unica ammessa è quella nazionale e patriottica.
- Promozione dell’educazione finanziaria e assicurativa, dell’educazione al risparmio e alla pianificazione previdenziale, anche come momento per valorizzare e tutelare il patrimonio privato.
Niente di male nell’educazione finanziaria, anche se si potrebbe obiettare che i bambini della scuola primaria potrebbero aspettare ancora qualche anno prima di affrontarla. L’educazione assicurativa sembra invece prepararli al futuro senza pensione che li aspetta.
- Educazione all’uso responsabile dei dispositivi elettronici, nella consapevolezza che l’uso corretto delle tecnologie è quello che potenzia l’esercizio delle competenze individuali, non quello che lo sostituisce.
Il punto sull’uso responsabile delle tecnologie è troppo scarno e vago rispetto alla sua importanza. Le linee guida non fanno cenno alla media education come strumento per contrastare la diffusione della disinformazione, della propaganda, dell’odio online. Viene anzi facile farci sopra dell’ironia, ricordando la gaffe del Ministro Valditara che, dopo un post sui social vergognosamente sgrammaticato, diede la colpa al suo telefono.
La cittadinanza del futuro
Se il senso civico è ciò che forma la cittadinanza del futuro, e di conseguenza la società del futuro; le linee guida per l’educazione civica offrono un’anteprima dell’Italia disegnata dai sovranisti. Un paese dove conta solo l’uomo (maschile NON sovraesteso), la cui massima appartenenza di gruppo è quella nazionale. Un paese il cui massimo valore è la fedeltà a un’idea vecchia e superata di patria. Un paese di individui che non hanno possibilità di farsi agenti del mutamento sociale, ma che anzi farebbero meglio a scordarsi di questa possibilità.
Un paese in cui a contare è solo l’economia, a scapito di ogni altra forma di vita. Le linee guida per l’educazione civica promuovono un senso civico che ignora l’importanza dell’ambiente, come se la nostra casa fosse davvero la patria e non la terra che camminiamo, l’aria che respiriamo, i mari che ci circondano. Un senso civico che esclude le altre forme di vita, ignorate, come se la convivenza fosse solo con i compatrioti, e non con tutte loro.
Un senso civico che non riconosce l’esistenza del patriarcato, del razzismo, dell’abilismo, dell’omolesbobitransfobia, dell’odio per il diverso che ogni giorno di più mina la convivenza all’interno della nostra società. Società che vogliono farci credere non esistere, in un revival un po’ patetico degli anni ’80, quando le promesse del capitalismo potevano ancora incantarci. Ma ora non più. Ora sappiamo che nessuno si salva da solo.