Appena eletto il “Miglior libro del 21esimo secolo” dal New York Times, L’amica geniale della tuttora anonima Elena Ferrante continua la sua scalata verso la gloria eterna. La storia di Lila e Lenù, ambientata in uno dei rioni più poveri della Napoli degli anni Cinquanta, è in grado di far comprendere a chi legge la nascita di uno dei più complessi e pericolosi fenomeni sociali nostrani: la camorra. Ma, oltre la sociologia che si cela dietro una delle città più belle e controverse d’Italia, gli insegnamenti de L’amica geniale sono talmente attuali da far sembrare, almeno in Italia, che il riconoscimento del New York Times sia più che appropriato. Il consiglio se sei una donna italiana: leggi tutta la tetralogia.
Gli insegnamenti de L’amica geniale: non sprecare l’opportunità di studiare
L’amica geniale inizia nel secondo dopoguerra, in una Napoli devastata dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale e che sembra essere essere un ostaggio nelle mani di una neonata Repubblica. La povertà è estrema, il rione dove sta per nascere un’amicizia unica è un ghetto di case popolari in cui vivono anime oneste e anime disoneste. Tutti i personaggi principali hanno in comune il macigno di vivere nella miseria e inseguono uno stile di vita proveniente dall’altro lato dell’oceano e già affermato nel settentrione, ma incompatibile con la Napoli reale, quella in cui vivono le due protagoniste del romanzo, Lila e Lenù. Il risultato sarà un boom economico di cui presto si perderà il controllo.
Lila e Lenù (Raffaella e Elena) si conoscono dentro al rione in cui sono nate il primo giorno di scuola elementare e, sin da subito, capiscono di avere un legame speciale. Lila è la figlia dello scarparo, una bambina irrequieta, carica di energie sconnesse tra loro e incatenata alla vita del rione, che le risulta evidentemente stretta. Lenù è la narratrice, la donna che nel corso della tetralogia ci guida in decenni di vicende italiane e il suo punto di vista, intellettuale ed emancipato, ci permette di venire a conoscenza non solo della storia di questa amicizia, ma anche di tutti gli eventi e le riflessioni che hanno accompagnato un’epoca di profondi cambiamenti sociali.
Alla fine delle elementari, ci sarà il cambiamento che segnerà il percorso delle due bambine. Infatti, il papà di Lenù, che è l’usciere del Comune, concederà alla figlia un privilegio che a Lila non sarà permesso e che condizionerà tutte le future scelte delle due protagoniste: continuare a studiare dopo la quinta elementare. Così, tramite le parole di Lenù, L’amica geniale ci racconta la storia di un’amicizia segnata dalla stima e dalla competizione, dalla consapevolezza che la vita del rione non è la sola vita possibile e che il destino di ognuno di noi si trova esclusivamente nelle nostre mani.
Mentre la narrazione scorre e descrive le metamorfosi dei personaggi principali e dei tantissimi personaggi secondari, L’amica geniale tra mille peripezie ripercorre tutta la storia del nostro Paese e in modo dettagliato: infatti, dal boom economico fino ai primi anni del 2000 la vera protagonista, la vera Amica Geniale, è la società italiana, giovane ed eterogenea. Grazie allo studio, Lenù riesce a cavalcare l’onda e a trarre vantaggio dai cambiamenti che la società italiana stava vivendo. Invece Lila, nonostante gli sforzi, il genio e l’impegno, avrà un destino diverso da Lenù, ma tenterà comunque di cambiarlo per ogni singolo istante della sua vita.
L’amicizia che unisce mentre il resto del mondo si divide
Tra i tanti insegnamenti de L’amica geniale, uno dei più importanti è quello di custodire l’amicizia vera, di dare valore a tutto ciò che unisce mentre il resto del mondo sembra nutrirsi di divisione.
Infatti, quella de L’amica geniale è un’Italia segnata dalla divisione: estrema destra ed estrema sinistra, miseria e ricchezza, ignoranza e cultura, violenza e perdono. Persino le protagoniste sono una l’antitesi dell’altra: nonostante la forte amicizia e la condivisa intelligenza, Lenù e Lila sono due donne estremamente diverse e forse rappresentano un po’ un Paese che, da Napoli a Torino, muta inglobandosi in altre società e si frantuma in altrettante microsocietà, fino a deformarsi e a subire la sconfitta delle istituzioni tradizionalmente considerate, a cui si sostituiscono le organizzazioni criminali di ogni tipo.
Così, seguendo una definita linea temporale , la narrazione continua ad evolvere, così come evolve il Bel Paese, che a un certo punto della storia sembra davvero essere unito da nord a sud, ma solo dalla scia del sangue versato durante gli anni di piombo.
In questo scenario tanto inquietante quanto attraente, Napoli, col suo fascino millenario e con le sue infinite storie nascoste dietro ogni muro, sembra essere il cuore pulsante di uno sconclusionato ed affrettato cambiamento sociale, in cui aspirazioni, bene comune, lotte di potere e sete di vendetta si mischiano e fluiscono in preoccupanti dinamiche sociali che ancora oggi sono radicate.
Non a caso i personaggi de L’amica geniale cominciano a fare “‘o business”, un po’ per ambizione un po’ per disperazione, seguendo così il richiamo dell’urlo capitalistico, dei soldi e del potere, esattamente come nel resto del Belpaese. In questo senso, la mente che si cela dietro la Ferrante è stata abile ad illustrare le ambizioni dei protagonisti, la loro voglia di uscire dal rione e di non esserne risucchiati, cercando di evitare la sorte dei loro genitori.
Il tema della violenza sulle donne in Italia con lo “schifo” che subiscono da nord a sud e il tema della bellezza che queste donne racchiudono
La qualità principale di questa opera letteraria potrebbe consistere nel mischiare lo “schifo” e la “bellezza” per denunciare le oppressioni e allo stesso tempo omaggiare un’Italia così diversa in base al territorio, che trova in Napoli un luogo in cui le divisioni convergono e creano una strana atmosfera, in cui carnefici e vittime cenano insieme, in cui si passa dall’accoltellamento alla discussione intellettuale nell’arco di una pagina.
Ne L’amica geniale c’è lo schifo di “chiavare” quando non vuoi, descritto da Lenù e prontamente riconosciuto da Lila, lo schifo della miseria, lo schifo della violenza. Parallelamente, la bellezza è quella oltre le vedute, la bellezza delle idee, della giustizia, dell’arte e della cultura, ma soprattutto la bellezza dell’amicizia e dell’amore, i principali sentimenti che da sempre contraddistinguono la cultura italiana e l’Italia in sé.
Lila rappresenta quel tipo di bellezza, restando un oceano di idee creative che mette in pratica nonostante continui a vivere nella città natale, riuscendo addirittura a cambiare la vita del rione. Nino Sarratore, il ragazzo perfetto di turno, con cui sia Lila che Lenù condividono un interesse amoroso, diventa un camaleontico intellettuale e rappresenta il tipo di uomo con cui ogni donna ha avuto a che fare almeno una volta nella vita.
I fratelli Solara, i belli del rione come li descrive Lenù, avranno il ruolo di consolidare quelle “tradizioni di famiglia” che diventeranno poi le basi della camorra come la conosciamo nel mainstream, tra scambi di favori accompagnati da una sfogliatella riccia, affari illeciti concordati davanti un caffè alla moka e traffici di eroina prima della processione del santo patrono, oltre a tanto, tanto sangue.
L’amicizia tra Lila e Lenù è una storia di energie opposte, di creazione e distruzione, di libertà ed oppressione
Il tratto che colpisce di più nel romanzo sono le scelte dei personaggi, che l’autrice lascia padroni del proprio destino e fa evolvere, elaborando degli storytelling diversissimi tra loro. Nel caso specifico delle due protagoniste, il risultato è che gli angeli e i demoni delle protagoniste non si mettono a combattere, ma piuttosto accettano la reciproca presenza, ricordandoci che ogni essere umano ha dei demoni con cui convivere e va bene così perché, anche con i suoi lati più oscuri, è comunque meritevole di amore.
La forza di Lila e Lenù, la descrizione delle loro passioni e delle loro energie ispirano e incitano a dare il massimo, mentre le loro paure, le loro debolezze e i loro drammi diventano drammi in cui è facile immedesimarsi individualmente, ma rappresentano anche i drammi di una collettività che, da nord a sud, ha perso moltissimo a causa delle lotte per il potere, tutt’oggi ancora non concluse. Eppure, L’amica geniale contrappone i giochi di potere alla libertà delle donne, quella vera che porta ad esplorare e a rompere gli argini, quella libertà che fa parte dello spirito e sarà sempre più forte del potere terreno, prettamente maschile.
Aurora Colantonio