Oggi è il Climate Emergency Day, il giorno in cui i Climate Clock installati a New York, Berlino, Londra, Seoul, Roma e Glasgow segneranno per la prima volta 4 anni sui loro display. Il conto alla rovescia indica il tempo che abbiamo a disposizione per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
Le alluvioni disastrose in Piemonte e Valle d’Aosta, il prosciugamento del lago di Pergusa, descritto nelle Metamorfosi di Ovidio come “eterna primavera”, la crisi idrica in tutta la Sicilia: gli ultimi dodici mesi sono stati i più caldi mai registrati. Questi sono gli effetti del riscaldamento globale solo in Italia. Ma sta succedendo in tutto il mondo: tempeste e pioggie torrenziali in Afghanistan, città infuocate come Nuova Dheli, Città del Messico, carestie in Africa per la siccità, violente tempeste negli Stati Uniti, in Brasile e nella penisola Arabica.
Abbiamo 4 anni per evitare la catastrofe climatica, ma dobbiamo agire rapidamente per ridurre le emissioni di carbon fossile come stabilito nel 2015 dall’Accordo di Parigi firmato da 194 paesi e dall’Unione Europea.
Il Climate Clock project: #ActInTime
Nato a New York nel 2020 il Climate Clock Project riunisce arte, scienza, tecnologia e organizzazioni dal basso per portare il mondo ad agire in tempo. Sono organizzazioni che stanno facendo la differenza per disincentivare gli investimenti nel carbon fossile come Stand.Earth, ma anche 350.org che si occupa di creare un New Deal in Africa e Bangladesh fermando i progetti petroliferi. Hip Hop Caucus è invece un gruppo di artisti che cerca attraverso la musica di diffondere la verità sull’emergenza climatica. Nel Climate Clock non appare solo il countdown, ma anche l’aggiornamento numerico dei percorsi chiave individuati per risolvere il surriscaldamento globale.
Le Lifelines: le soluzioni ci sono
I Climate Clock mostrano la percentuale di rinnovabili ( eolica, idrica, solare e bioenergia) rispetto all’energia globale impiegata. Attualmente le energie rinnovabili sono al 14% e sono in aumento, ma il cambiamento è troppo lento secondo la Scienza. I leader mondiali devono impegnarsi ad eliminare i combustibili fossili e investire nelle energie rinnovabili rapidamente.
Un altro punto chiave è la sovranità della terra indigena. Il Climate Clock segna la percentuale globale di terra gestita dalle popolazioni indigene, oggi 42,5 milioni di chilometri quadrati. Le popolazioni indigene sono custodi della biodiversità. I loro territori sono quelli che più permettono l’assorbimento del carbonio, fondamentale per contrastare il surriscaldamento globale. Le popolazioni, invece di essere protette, subiscono l’azione predatoria delle big corporation che procedono con deforestazioni insensate come denunciato da Mother Nature in Cambogia. E’ necessario invece proteggere e valorizzare le popolazioni indigene.
Tutto sta avvenendo troppo lentamente.
Le azioni per il Climate Emergency Day
Il 22 luglio a New York, nella Piazza di Union Square dove è stato installato il Climate Clock, alle 12 pm verrà lanciato un report dal titolo I nemici della terra, l’elenco dei primi 5 individui “ricercati” per aver abusato del loro potere accelerando la crisi climatica. In tutto il mondo il Climate Emergency Day è una chiamata all’azione a partire dalle persone comuni. Sul sito del progetto viene fornito tutto il materiale per intervenire nella propria comunità attraverso i social media, organizzando manifestazioni o dibattiti sul tema. E’ necessaria una rapida virata nell’opinione pubblica che faccia pressione sui leader locali e mondiali.
Come dice Bill Mckibben, fondatore di 350.ORG
Vincere lentamente è come perdere. Se non vinciamo a gran velocità il cambiamento climatico, non vinceremo mai. Questa è la verità fondamentale sul riscaldamento globale.
Ecoansia nei giovani
Il Climate Clock project ha anche messo insieme un vasto gruppo di associazioni di psicologi che si dedicano a mitigare gli effetti dell’ecoansia, una profonda sensazione di disagio e paura legata ai disastri ambientali e gli effetti del riscaldamento globale con impatto significativo sulla salute mentale, soprattutto dei bambini dai 5 agli 11 anni.
Il limite di 1.5 gradi è fisico: siamo sull’orlo dell’inferno climatico
Il segretario dell’Onu Antonio Guterres nel suo magistrale discorso per la Giornata Mondiale dell’Ambiente dal titolo Il Momento della Verità, ha sottolineato che siamo sull’orlo dell’inferno climatico. Le emissioni di anidride carbonica sono in aumento, quindi abbiamo già superato il limite di 1,5°C, ma siamo ancora in tempo. Tutto dipende dalle decisioni che i leader mondiali prenderanno nei prossimi 18 mesi, sottolinea Guterres.
Perché il limite di 1,5°C è un limite fisico. Se la terra dovesse salire a una temperatura di 2°C
La calotta glaciale della Groenlandia e dell’Antartide occidentale si scioglieranno e l’innalzamento del livello del mare sarà catastrofico.
Verranno distrutte le barriere coralline e con esse il sostentamento di 300 milioni di persone.
La corrente del Labrador si arresterà, sconvolgendo ulteriormente i modelli meteorologici in Europa; il permafrost si scioglierà rilasciando grandi quantità di metano, uno dei più potenti gas serra
Guterres parla dell’ingiustizia climatica per cui l’1% della popolazione mondiale emette CO2 quanto i due terzi dell’umanità e come a farne le spese siano le popolazioni più deboli. Insiste sulla necessità che i governi rispettino le decisioni prese durante l’accordo di Parigi; che sottoscrivano piani per il clima che si occupino di promuovere il finanziamento delle azioni per il clima e frenare il settore dei combustibili fossili. Ma la mobilitazione deve riguardare tutti, tutti dobbiamo collaborare: città, persone, enti pubblici e privati, aziende. Il sistema finanziario globale deve fare la sua parte aggiunge Guterres
È giunto il momento di imporre un vero prezzo al carbonio e di tassare i profitti inattesi delle società produttrici di combustibili fossili.
Industria di cui Guterres denuncia le mosse per contrastare le azioni per il clima come le lobby, la minaccia di azioni legali e la massicce campagne pubblicitarie. Invita le agenzie creative a rinunciare a clienti che avvelenano l’ambiente. Un altro aspetto fondamentale sottolineato da Guterres sono i costi che la crisi climatica comporta a seguito dei disastri che subiscono i raccolti, i paesi e le persone
Il cambiamento climatico è la madre di tutte le tasse occulte pagate dalla gente comune, dai Paesi e dalle comunità vulnerabili. Nel frattempo, gli sponsor del caos climatico – l’industria dei combustibili fossili – stanno raccogliendo profitti record e banchettando con trilioni di dollari di sussidi finanziati dai contribuenti.
Infatti secondo il report annuale di Banking on Climate Chaos le banche più importanti del mondo hanno finanziato le industrie di combustibili fossili con trilioni di dollari, tra cui le italiane Intesa San Paolo e Unicredit.
Il governo Meloni come nel film Don’t look up
Se al Parlamento europeo è da poco passata la Nature Restoration law, una legge per ripristinare gli ecosistemi europei, in Italia il governo Meloni va in controtendenza. Per Fratelli d’Italia, come nel film Don’t look up, sembra che non ci sia alcuna urgenza. Alla conferenza programmatica di Pescara hanno parlato di ecofollie.
Il Climate Clock è stato installato nel 2021 a Roma, proprio nella sede del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (all’epoca Ministero della Transizione Ecologica).
Nel 2021 è stato istituito il Fondo Nazionale per il Clima: 4,4 miliardi di euro fino al 2026 per realizzare gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Eppure il Governo Meloni ha dato la maggior parte di questi soldi all’Eni, la maggiore industria italiana produttrice di combustibili fossili per mettere in atto il Piano Mattei per l’Africa in cui protagonista è sempre il gas di Eni e non le energie rinnovabili.
Il 1 luglio 2024 il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato l’aggiornamento del Piano Nazionale integrato energia e clima 2024. Se nel 2023 era stata la stessa Commissione Europea a bocciare il PNIEC italiano, quest’anno è uscito un comunicato stampa associato di Legambiente, WWF, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Transport&Environmen e Wwf Italia.
Un Pniec irrazionale
Nel comunicato stampa le associazioni ambientaliste denunciano il mancato rispetto dei target di riduzione delle emissioni di carbon fossile richiesto dalle comunità europee
ll PNIEC Italiano rallenterà ancora di più il processo di transizione, con inutili investimenti pubblici in tecnologie irrealizzabili, costose, che pongono gravi problemi ambientali
Ancora si punta a gas e nucleare invece che investire nelle energie rinnovabili.
Il discorso di Guterres: insieme vinciamo
Antonio Guterres dice che il pianeta sta cercando di inviarci un messaggio, sostiene che è come se stessimo giocando alla roulette russa.
Fondamentali saranno le decisioni che verranno prese da ora in poi e i tavoli di confronto tra gli Stati che avverranno a novembre alla Cop29 che si terrà a Baku. E’ importantissimo creare adesso dal basso azioni che facciano comprendere al Governo Italiano la direzione da prendere con urgenza.
Ai giovani, alla società civile, alle città, alle regioni, alle imprese e a tutti coloro che stanno prendendo l’iniziativa per un mondo più sicuro e pulito, dico: grazie. Siete dalla parte giusta della storia. Siete la voce della maggioranza. Perseverate. Non perdetevi d’animo. Non perdete la speranza. Noi, il popolo, insieme, possiamo sconfiggere gli inquinatori e i profittatori. Ma è giunto il momento che i nostri leader scelgano da che parte stare. Domani sarà troppo tardi. È il momento di mobilitarsi, è il momento di agire, è il momento di ottenere risultati. Questo è il momento della verità.