Il tasso di povertà in Italia è in costante aumento, ma alla coalizione di governo sembra non interessare. Infatti, la guerra della Lega alla cannabis light, che a Palazzo Chigi sembra rappresentare una priorità, in questo momento storico tratteggia una malaccortezza e conferma quanto il partito di Matteo Salvini operi lontano dalla realtà. Oltre che alla perdita di circa 15.000 posti di lavoro, vietare il commercio della cannabis light andrebbe a creare problemi decisamente evitabili per il Belpaese. Così, mentre nel mondo la regolamentazione della sostanza è strategicamente sfruttata per migliorare il benessere collettivo, in Italia, nonostante l’emergenza nelle carceri e l’inesorabile aumento della povertà, il governo vuole rendere illegali anche le riproduzioni della foglia.
L’inesistente senso logico della guerra alla cannabis light
C’è un emendamento nel ddl sicurezza a cui sta lavorando il governo che propone di rendere illegale la cannabis light perché i consumatori costituirebbero un pericolo alla guida e la Lega ha suggerito anche di rendere illegali le riproduzioni della foglia e delle infiorescenze. Ovviamente, non esiste un singolo studio scientifico che dia fondamento alla proposta di Palazzo Chigi, eppure il ddl è in commissione d’esame alla Camera, con un risultato che è già annunciato se l’emendamento cannabis light dovesse essere approvato: uno spreco di risorse pubbliche e un attacco ad una delle poche industrie green e prosperose che ad oggi può vantare il suolo italiano.
Per l’avvocato costituzionalista Giuseppe Libutti la vincita delle aziende in un’eventuale ricorso è praticamente scontata (anche perché la Cassazione si è già espressa in materia), ma le difficoltà che riscontrerebbero le oltre 3.000 imprese che operano nel settore della cannabis light se l’emendamento passerà andrebbero a pesare su circa 15.000 lavoratori. In un momento storico in cui in Italia il tasso di povertà continua ad aumentare, il senso logico che muove la guerra del governo e in particolare della Lega alla cannabis light è pressoché inesistente.
Nel resto del mondo si discute la regolamentazione del thc, in Italia si discute di rendere illegale il cbd
In Europa, i Paesi che finora hanno legalizzato la coltivazione e l’uso ricreativo della cannabis sono Malta e Lussemburgo, dove è stato dato valore alla facoltà del consumatore di utilizzare la sostanza in modo responsabile. Anche in Germania, sia per tutelare la salute dei consumatori che per indebolire il mercato nero, l’uso ricreativo della cannabis è diventato legale per gli adulti. In Olanda, Spagna e Belgio la tolleranza è dovuta perlopiù a leggi provvisorie e cavilli legali, ma da anni si studiano strategie in grado di colmare le lacune legislative per regolamentare a tutti gli effetti la sostanza.
Oltre all’Europa, l’Asia e l’Africa, dove sono diversi gli Stati che tentano una regolamentazione, sono le Americhe le più innovative in materia: l’Uruguay di Pepe Mujica è stato il primo Stato al mondo a depenalizzare l’uso ricreativo della cannabis e gli stessi Stati Uniti hanno creato, nonostante le palesi controversie nell’attuazione delle leggi federali in materia, un sistema normativo innovativo per il commercio della cannabis. In ogni caso, la tolleranza nei confronti della cannabis fa guadagnare almeno 400 milioni di dollari agli Stati che la attuano.
Confrontando la situazione mondiale e la proposta del governo Meloni, appare ovvio che l’idea di rendere illegale persino la cannabis light o è becera propaganda o è il risultato di una riunione di persone assolutamente fuori dalla realtà.
La dichiarazione del ministro dell’agricoltura Lollobrigida sull’argomento: “Se te devi fa ‘na canna fattela bene!”
La confusione di Palazzo Chigi nei confronti dell’argomento cannabis light è racchiusa nelle dichiarazioni del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha dichiarato “Light no, se ti devi fa ‘na canna fattela bene!” a L’Aria che tira. Ancora una volta, l’argomento è stato affrontato in maniera grottesca e superficiale dalla coalizione di governo, mentre nei fatti sono migliaia i cittadini che potrebbero vedere compromessi gli investimenti, i guadagni e il lavoro che deriva dal settore della cannabis light. A queste persone non resta che attendere nella preoccupazione l’esito dell’esame in commissione del disegno di legge.
Così, mentre il buon senso dovrebbe suggerire di tentare una regolamentazione della sostanza con il thc, la Lega di Matteo Salvini continua ad essere promotrice di battaglie che dovrebbero far riflettere sul perché gli occupanti di Palazzo Chigi continuino a non avere idea non solo dello Stato in cui vivono, ma del mondo in cui vivono.
Aurora Colantonio