Dopo due giorni di intensi lavori, si è conclusa la conferenza sulla pace in Ucraina tenutasi presso Bürgenstock, nella Svizzera centrale. La conferenza, organizzata su richiesta dell’Ucraina, ha visto la partecipazione di rappresentanti di circa 100 paesi e organizzazioni, tra cui i principali leader europei. Nonostante l’assenza significativa della Russia, che non è stata invitata, e della Cina, che ha scelto di non partecipare, l’evento ha rappresentato un importante momento di dialogo internazionale. Come si poteva immaginare infatti, anche l’esito di quest’ultima conferenza sulla pace in Ucraina si è dimostrato fallace. Nessuna pace concreta è in programma, ma solo una nuova forma di guerra da portare avanti.
Partecipazione e assenze rilevanti
Alla conferenza sulla pace in Ucraina, iniziata sabato e finita domenica scorsa, hanno partecipato delegati di 100 diversi Paesi e organizzazioni, compresi i leader principali dell’Unione Europea come Charles Michel, Ursula von der Leyen e Roberta Metsola. I paesi invitati erano però, in totale, 160. Tra i presenti anche i leader del G7, con l’eccezione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, rappresentato dalla Vicepresidente Kamala Harris. Tuttavia, l‘assenza più notevole è stata quella della Russia, che non è stata invitata, e della Cina, il principale alleato internazionale di Mosca, che ha declinato l’invito.
Già i presupposti avevano annunciato un certo fallimento nel progetto della conferenza sulla pace in Ucraina. Il governo svizzero, principale organizzatore, se ne era già reso conto, cercando di sottolineare l’importanza del summit in quanto vertice di dialogo per porre le basi – come se non ce ne fossero mai stati altri in precedenza. Il paradosso della situazione è stato infatti quello di non aver invitato il secondo interlocutore più importante in questione, la Russia, cioè l’altra sponda della guerra.
Seppure in maniera molto ridotta, a causa anche della loro posizione neutrale rispetto alla guerra, ci sono state anche le delegazioni del Sudafrica e del Brasile, contrariamente a tutti i paesi occidentali, che invece hanno avuto delle rappresentanze massicce.
Obiettivi e tematiche della conferenza sulla pace in Ucraina
La conferenza sulla pace in Ucraina è stata concepita per ispirare un futuro di negoziazioni e pacifici dialoghi tra le parti, con l’obiettivo di definire una possibile cornice per raggiungere la pace. I partecipanti hanno discusso una serie di tematiche, tra cui la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare e le questioni umanitarie come la situazione dei prigionieri di guerra e dei civili detenuti.
In principio, la Svizzera aveva proposto la conferenza con l’obiettivo di porre e discutere sul tavolo di confronto i 10 punti di pace che il governo di Zelensky ha presentato circa un anno fa, e che riassume d’altronde l’intera posizione europea sulla guerra.
Con la conferenza di pace sull’Ucraina, il mondo occidentale ha voluto dimostrare alla Russia di poter pilotare e decidere le sorti del conflitto, andando contro ad ogni proposta di Putin. Questo tavolo di discussione è arrivato infatti anche in risposta alla recente proposta di pace del governo russo. Venerdì infatti, Putin ha proposto un cessate il fuoco, in cambio della smilitarizzazione dell’Ucraina e altrettante concessioni territoriali.
Risultati della conferenza
Il comunicato finale, firmato da 83 paesi e organizzazioni internazionali, ha sottolineato tre punti fondamentali: oltre alla questione del nucleare e la sicurezza alimentare attraverso le rotte commerciali sicure nei porti del Mar Nero e del Mar d’Azov, il documento della conferenza sulla pace in Ucraina ha ribadito che ogni minaccia di utilizzo di armi nucleari nei confronti dell’Ucraina è inammissibile e che la sicurezza alimentare non deve essere utilizzata come arma.
Sicuramente, l’Ucraina ancora gode di un importante e ampio supporto occidentale, ma meno positivi sono i pronostici sulla durata della guerra e su una reale soluzione per il cessate il fuoco. Quello che è uscito dalla conferenza sulla pace in Ucraina è che non tutti i paesi chiamati nel resort di Bürgenstock hanno aderito al documento finale ed ufficiale. Arabia Saudita, Sudafrica, Brasile, Indonesia, Messico, Emirati Arabi Uniti, Thailandia e India non hanno firmato il comunicato.
L’intervento di Zelensky dopo il dialogo
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accolto favorevolmente i risultati della conferenza, descrivendola come un passo significativo verso una pace giusta. Ha però riconosciuto le difficoltà rappresentate dall’assenza di alcuni paesi chiave come India, Sudafrica e Brasile, che non hanno firmato il comunicato finale.
Nonostante queste assenze, Zelensky ha annunciato l’intenzione di costituire gruppi di lavoro per preparare un secondo summit, che potrebbe includere anche la Russia. In questa ottica infatti, anche le delegazioni degli altri paesi lo hanno esortato ad avviare nuovi negoziati con la Russia, garantendo indipendenza e integrità di ciascuno stato.
Zelensky ha lasciato un messaggio anche alla Cina di Xi Jinping, chiedendole di “rispettare l’integrità ucraina e di aiutare il paese”, sperando sempre in un’adesione anche da parte del colosso orientale.
Critiche e sfide in arrivo
La conferenza sulla pace in Ucraina ha suscitato alcune critiche, sopratutto per quanto riguarda l’assenza dei due interlocutori orientali più importanti in questo contesto geopolitico.
La dichiarazione finale ha sottolineato che la pace non significa resa e ha ribadito l’importanza di sostenere l’Ucraina contro l’aggressione russa. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha evidenziato che “la pace non si costruisce in un giorno”, ribadendo il sostegno all’Ucraina nel nome della resistenza.
La conferenza sulla pace in Ucraina ha rappresentato un passo importante ma non decisivo verso la risoluzione del conflitto. Nonostante le assenze significative e le critiche, l’evento ha permesso di riaffermare la necessità di difendere i principi di sovranità e integrità territoriale e ha posto le basi per futuri negoziati di pace, che rimarranno tali per il momento.
La strada verso una soluzione pacifica del conflitto rimane lunga e complessa e la conferenza di Bürgenstock ha dimostrato tanto un’astensionismo mondiale quanto l’interesse e l’impegno della sola comunità occidentale a trovare una via d’uscita e di vittoria in questa guerra.