Il mistero politico della nave Borkum a Venezia, carica di esplosivi e sospettata di trasportare armi destinate a Israele, ha innescato una serie di proteste nella pittoresca laguna veneziana. Dopo essere stata respinta dal porto di Cartagena in Spagna, l’imbarcazione ha trovato rifugio a Porto Marghera, scatenando reazioni di indignazione e mobilitazioni da parte dei cittadini veneziani.
Questo episodio si inserisce in un contesto di tensioni internazionali e preoccupazioni geopolitiche, alimentate dalle drammatiche vicende che coinvolgono il genocidio in corso in Palestina e le tensioni geopolitiche tra i vari attori del Medio Oriente. Le proteste contro la nave Borkum a Venezia si configurano così come un segnale tangibile della crescente sensibilità e del fervore attivista che permea la società veneziana, richiamando l’attenzione sul commercio di armi, il sostegno a conflitti bellici e le implicazioni della politica estera italiana, schierata irriducibilmente nei confronti di Israele.
Un’accusa locale e internazionale
L’attracco della nave Borkum a Venezia, carica di esplosivi e armi sospettate di essere destinate a Israele, ha trovato riparo nella laguna della città veneta dopo essere stata rifiutata dal porto di Cartagena in Spagna. Nonostante il silenzio mediatico, la sua presenza, insistente già dallo scorso sabato, non è passata inosservata tra i cittadini e i portuali, che hanno prontamente organizzato una manifestazione di protesta. Proprio ieri infatti, molte delle realtà locali veneziane e venete – tra cui i Giovani Palestinesi – si sono riuniti in una manifestazione contro la nave Borkum a Venezia.
Il presidio si è svolto nel tardo pomeriggio di ieri, proprio davanti al Porto, e ha coinvolto molte realtà studentesche, oltre ai comitati contro la guerra e in solidarietà al popolo palestinese. Oltre al boicottaggio accademico, i manifestanti hanno sottolineato di nuovo la volontà di sospendere anche il commercio di armi verso Israele, proprio sulle orme del rifiuto della Spagna. Lo scorso 16 maggio infatti, il governo spagnolo ha negato l’attracco nel porto di Cartagena, proprio per alienarsi da qualsiasi complicità con il genocidio in Palestina.
Nonostante le informazioni siano fuorvianti e ancora piuttosto dubbie, ciò che si sa sulla nave Borkum a Venezia è stato trasmesso da una rete di solidarietà di attivisti spagnoli contro l’occupazione della Palestina. Questa fonte ha sostenuto che il porto di destinazione sia Ashdod e che la nave porti con sé circa mille tonnellate di esplosivi, tra razzi, sostanze chimiche e munizioni. D’altro canto, le autorità spagnole hanno parlato solamente di materiali, non di razzi né armi.
Dettagli del presidio contro l’attracco della nave Borkum a Venezia
Il presidio contro la nave Borkum a Venezia ha avuto inizio alle 17.30 vicino al varco portuale di Porto Marghera. Circa cinquanta persone hanno partecipato al sit-in iniziale, raggiunte poi da una settantina di studenti provenienti da varie proteste cittadine. Durante la manifestazione, diverse persone hanno preso la parola per criticare il trasporto di armi verso Israele e per chiedere l’adozione della linea spagnola. Le forze dell’ordine hanno risposto schierandosi davanti all’ingresso del porto, rallentando il transito dei camion che trasportavano materiale sospetto.
Tra i manifestanti erano presenti anche gli studenti delle diverse realtà universitarie veneziane, inclusi gli occupanti di San Sebastiano. Questi ultimi hanno occupato da oltre due settimane la sede didattica dell’Università Ca’ Foscari, chiedendo le dimissioni della rettrice Tiziana Lippiello dalla fondazione Med-Or di Leonardo, la condanna del genocidio in corso a Gaza, e la cessazione degli accordi con le università e aziende israeliane legate alla filiera bellica.
Tutto questo movimento politico si va ad inserire nella lunga storia delle proteste in Italia, in solidarietà con il popolo palestinese, che ormai continuano da più di cinque mesi. Venezia inoltre, così come molte realtà locali di Genova, è teatro di molti movimenti contro le grandi navi, il commercio globale e le grandi opere.
Il caso della Nave Borkum a Venezia
La nave Borkum a Venezia è stata ed è tutt’oggi al centro dell’attenzione dopo che le autorità spagnole le hanno negato l’attracco per il sospetto che trasportasse armi verso Israele. La nave, di proprietà dell’IMI System che rifornisce l’IDF, è stata poi rifiutata anche dalla Slovenia, proprio per il motivo di trasportare carico esplosivo. Le autorità italiane, invece, hanno permesso l’attracco a Porto Marghera, sostenendo che le operazioni di carico riguardassero solo tubi, sebbene questi potrebbero essere utilizzati per costruire armamenti.
A prendere la parola riguardo all’attracco della nave Borkum a Venezia, sono stati molti esponenti di partiti politici italiani. Tra le voci, il partito di Potere al Popolo ha denunciato il passaggio in Italia di armi dirette nella Palestina occupata. Hanno inoltre chiesto al governo italiano di Giorgia Meloni di affrontare e approfondire meglio la questione.
Dalla manifestazione alle aule parlamentari
I manifestanti hanno distribuito volantini ai lavoratori del porto, sensibilizzandoli sulla situazione a Gaza e chiedendo di segnalare la presenza di materiali sospetti nelle navi. Gli attivisti hanno chiesto alle autorità italiane di ispezionare le navi dirette verso Israele o appartenenti alla compagnia di Stato israeliana, Zim. La manifestazione è durata circa un’ora e mezza e ha visto la partecipazione di attivisti di Potere al Popolo, Giovani Palestinesi e studenti delle occupazioni di San Sebastiano e Iuav.
Oltre ai volantini, sono stati portati in piazza cori e interventi che hanno sottolineato il massacro in corso da parte dell’esercito sionista a Rafah, l’assassinio continuo di uomini, donne e bambini a Gaza e l’ennesima prova di aiuto che l’Italia meloniana sta dando allo Stato sionista. La risposta che si è avuta, fino ad ora, è stata quella di Matteo Salvini che ha condannato la protesta, sostenendo un disagio evidente dei trasporti ferroviari pubblici e privati.
Le proteste contro la nave Borkum a Venezia rappresentano solo una delle tante manifestazioni di dissenso che coinvolgono i cittadini veneziani. L’imbarcazione, accusata di trasportare armi verso Israele, è diventata un simbolo delle contestazioni contro il commercio di armamenti, il sostegno al conflitto in Medio Oriente e contro il transito in Italia di armi ed esplosivi usati per annientare la Palestina.