Pur mantenendo un ruolo rilevante nel panorama economico globale, l’economica del Belpaese trova ad affrontare una serie di sfide complesse che minano la stabilità e il benessere della sua popolazione, come l’aumento della povertà in Italia e il conseguente crollo del potere d’acquisto. Nel contesto di una difficoltosa ripresa economica post-pandemia, emergono con chiarezza le disparità socio-economiche e i nodi strutturali che richiedono un’azione decisa e mirata da parte delle istituzioni. In questo contesto, il recente rapporto annuale dell’ISTAT offre uno sguardo approfondito sulla situazione attuale, mettendo in luce sia i segnali di ripresa che le criticità persistenti, come l’aumento della povertà in Italia. Attraverso un’analisi dettagliata del potere d’acquisto dei lavoratori, dell’efficacia delle politiche di contrasto alla povertà e delle sfide demografiche, cercheremo di comprendere le complesse dinamiche dell’economia italiana e le prospettive future alla luce dei dati e delle evidenze presentate dall’Istituto nazionale di statistica.
Declino del potere d’acquisto dei lavoratori e aumento della povertà in Italia
Il rapporto annuale dell’Istat, pubblicato poche ore fa, rivela un trend preoccupante: il potere d’acquisto dei salari lordi dei lavoratori dipendenti è in declino costante e si registra un sempre più acuto aumento della povertà in Italia. Questo declino del 4,5% negli ultimi 10 anni è un campanello d’allarme, soprattutto considerando che le altre principali economie dell’UE27 stanno registrando un trend opposto.
L’Italia registra una crescita dell’economia, che si accompagna però ad un aumento costante della povertà. Mentre la Francia ha visto un modesto aumento dell’1,1% e la Germania un più significativo 5,7%. Il potere d’acquisto è infatti notevolmente calato, tra i nuclei familiari, a causa di un innalzamento dell’inflazione e ha colpito sopratutto le classi sociali meno abbienti. La povertà assoluta, secondo i dati, ha raggiunto nel 2023 il 9.8% della popolazione, con un record mai visto nell’ultima decade annuale.
Crescita economica e la sfida della povertà
La crescita economica non è stata accompagnata da un miglioramento significativo delle condizioni socio-economiche della popolazione italiana. Nonostante i segnali di ripresa, l’Italia rimane un paese con un’alta percentuale di lavoratori in condizioni di vulnerabilità economica. L’incremento del PIL, trainato principalmente dalla domanda interna e dagli investimenti, non è stato sufficiente a ridurre in modo significativo i livelli di povertà assoluta. Inoltre, l’inflazione ha ulteriormente aggravato le disparità economiche, con le retribuzioni che non sono riuscite a tenere il passo con l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi.
Tutti questi dati si sono scontrati contro la narrazione che il governo Meloni, in questi mesi, ha tentato di portare avanti, con l’ottica propagandistica di dimostrare un buon team all’esecutivo. L’ISTAT ha confermato infatti che, ad oggi, quasi sei milioni di persone – 5.752.000 – si trovano in serissime difficoltà economiche e che la disparità tra classi sociali ed economiche è sempre più in aumento.
Il ruolo del Reddito di Cittadinanza
L’erogazione del Reddito di cittadinanza ha rappresentato una sorta di argine contro l’aumento della povertà in Italia per numerose famiglie e individui. I dati mostrano un impatto positivo: nel 2020, 404 mila famiglie sono riuscite a uscire dalla povertà grazie a questo sostegno, un trend confermato anche nei due anni successivi. Senza questo intervento, l’incidenza di povertà sarebbe stata significativamente più alta, soprattutto nelle regioni del Sud e nelle Isole.
Per quanto, nonostante il reddito di cittadinanza, ci fossero comunque molte famiglie in difficoltà economica, il sussidio economico voluto dal Movimento Cinque Stelle si era dimostrato parzialmente efficace.
Calo demografico e disoccupazione giovanile
La società sta affrontando una sfida demografica significativa con l’attuale aumento della povertà in Italia, specialmente tra i giovani. Tra il 2002 e il 2023, l’Italia ha perso oltre 3 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni, segnalando una tendenza preoccupante di denatalità e migrazione verso altri paesi. Questo declino demografico è stato particolarmente evidente nelle aree rurali e nelle zone interne del paese, mettendo in evidenza la necessità di politiche mirate per invertire questa tendenza.
Il lavoro povero in Italia è aumentato e ha colpito, più di tutti, le occupazioni nel settore terziario. Per lavoro povero, si intende quindi che, sebbene ci sia un’occupazione, si registra comunque una vulnerabilità economica molto pericolosa. Il lavoro povero e la disoccupazione colpisce giovani e donne e geograficamente si colloca nel Sud Italia. Nella società capitalistica ed estremamente neo-liberale che il nostro governo tenta di applicare all’ennesima potenza, lavoro povero, disoccupazione e disoccupazione involontaria – con l’assenza di un reddito di base universale – favoriscono il processo di concorrenza tra ogni individuo.
Prospettive economiche future e lavoro
Le prospettive economiche per il 2024 sono moderate, ma rimangono soggette a incertezze derivanti dalle tensioni geopolitiche in Europa e nel Medio Oriente. Mentre l’Italia è riuscita a recuperare il livello del PIL precedente alla pandemia già nel terzo trimestre del 2021, resta ancora molto lavoro da fare per affrontare le sfide socio-economiche che persistono nel paese e l’aumento della povertà in Italia. Il PIL italiano è cresciuto infatti solo del 1,3% negli ultimi 6 anni, anche a causa della stagnazione economica.
La politica economica futura dovrà affrontare con determinazione il declino del potere d’acquisto, la crescente povertà e il calo demografico, al fine di garantire una crescita economica sostenibile e inclusiva per tutti i cittadini italiani.
Sicuramente non si può dire che l’aumento della povertà in Italia e questa drastica situazione siano una colpa uniforme del governo Meloni. I problemi economici dell’Italia hanno cominciato a sorgere da decenni, da quando è iniziato un lento cammino verso l’austerità.