Le giornaliste Rai sono arrabbiate: il duro intervento di Enrica Agostini durante lo sciopero per l’interruzione del servizio d’informazione pubblica, dove ha dichiarato di contrattare «la parola da mettere nel pezzo», segue la ormai celeberrima lettura in diretta del monologo di Scurati da parte di Serena Bortone (l’ad Rai Roberto Sergio ha ufficialmente aperto una contestazione disciplinare a carico della giornalista). Nonostante il clima di tensione, il coraggioso impegno di queste donne per una libera informazione pubblica continua ad essere una luce in uno Stato che sembra diventare sempre più oscuro.
Enrica Agostini: «In vent’anni mai subite censure così»
«Con me non funziona, perché io sono una vecchia st****a, sono i nostri colleghi più giovani che subiscono questo comportamento e noi dobbiamo aiutarli». Ha detto anche questo Enrica Agostini durante lo sciopero indetto dall’UsigRai. La firma di RaiNews24, che fa parte dell’azienda da più di vent’anni, ha denunciato le pressioni che lei, le colleghe e i colleghi subiscono ogni giorno.
Non abbiamo dato la notizia di Lollobrigida sul treno se non dopo la durissima nota di UsigRai, non abbiamo dato la notizia dei fuorionda di Giambruno e delle sue esternazioni se non molte ore dopo su iniziativa del cdr. Noi non abbiamo dato la notizia di Gratteri. Questa pressione è quotidiana. Mandiamo in onda video autoprodotti di pura propaganda, mandiamo in risalto la notizia, di cinque giorni prima, di Giorgia Meloni sul Telegraph descritta come una grande statista.
Il durissimo intervento della Agostini, che nella stessa sede ha dichiarato di non aver mai subìto censure di tale portata, evidenzia come il servizio di informazione pubblica sia oggi realmente ostacolato nel riportare le notizie e quanto sia difficile lavorare in Rai, dove si combatte persino per la parola da inserire nel pezzo. Comunque, l’energia con cui la firma Rai ha denunciato la pressione che subisce ogni giorno, si unisce alla voce indignata di Serena Bortone e al suo atto di sfida, che le è ufficialmente costato l’apertura di un provvedimento disciplinare a suo carico, dopo due settimane di silenzio da parte dei vertici Rai.
Serena Bortone, il monologo antifascista e la contestazione disciplinare
L’atto di “ribellione” di Serena Bortone, che nel programma da lei condotto Che sarà ha letto il monologo “censurato” sul 25 aprile dello scrittore Antonio Scurati, non è rimasto impunito: infatti, l’ad Rai Roberto Sergio ha aperto un provvedimento a carico della giornalista. La Bortone, in prima linea durante lo sciopero dell’UsigRai, avrebbe “violato la policy aziendale” leggendo in diretta il monologo che avrebbe dovuto leggere Scurati in qualità di ospite, partecipazione che è stata rimossa dai vertici Rai senza apparente motivazione.
L’atto di censura nei confronti di Scurati ha portato alla luce le pressioni subite dai lavoratori dell’informazione in Rai, azienda che, nata come servizio di interesse pubblico, si sta trasformando in servizio esclusivo del governo. Obiettivamente, tutto ciò è pericoloso, ma a Serena Bortone non importa e denuncia lo stesso.
Le giornaliste italiane sono straordinarie (e poco importanti)
Non solo Enrica Agostini e Serena Bortone: gran parte delle giornaliste italiane sono professioniste in grado di fornire un apporto notevole alla qualità delle notizie che trattano. Un esempio è il successo di Francesca Fagnani, che con Belve è riuscita non solo a mettere a nudo alcuni dei personaggi italiani più controversi, ma anche a conquistare l’attenzione di persone di tutte le età. Ospite da Massimo Giletti, la Fagnani una volta chiese al boss Luciano Casamonica: «Ma lei che lavoro fa?».
Forse non tutti sanno che Lilli Gruber, oggi alla conduzione di 8 e mezzo (a volte 8 e 46), è stata, tra le altre missioni, anche inviata nel 2003 in Iraq, dove ha riportato con estrema professionalità (e con una grazia degna delle sue origini austroungariche, come testimoniano i fuorionda in cui si sistema il trucco mentre aspetta il segnale, che non arriverà mai, del satellite per mandare in onda il servizio) la pericolosa realtà della guerra.
Giovanna Botteri, che i più ricorderanno per il volgare episodio di body shaming da parte della redazione di Striscia la Notizia, è una corrispondente estera che è stata anche in Afghanistan per seguire il rovesciamento del governo dei talebani, parla quattro lingue ed è stata in Cina durante la Covid-19.
Queste donne sono accomunate, oltre che dal coraggio, dal non vedere riconosciuto il proprio valore e lo testimonia il fatto che ad oggi in Italia le donne a capo di una redazione sono 6 su 38. Se Serena Bortone subisce un provvedimento disciplinare perché ha letto un monologo antifascista e Lilli Gruber viene attaccata pubblicamente dal direttore del tg precedente al suo programma semplicemente perché rubare 16 minuti di trasmissione a una collega è poco etico, riconoscere a queste donne la loro impeccabile professionalità dovrebbe essere ordinario.
Digitando “giornaliste italiane” su Google, la prima foto che appare è quella di Giorgia Meloni
Proprio così. Inoltre a marzo Giovanna Aniello, storica portavoce del capo del governo, ha fondato l’associazione “Giornaliste italiane“, che è stata presentata con un party dove si regalavano rossetti. Location? Terrazza di Piazza Venezia. Ovviamente, alla festa c’era anche una rappresentanza ministeriale: Nello Musumeci, Eugenia Roccella e Gennaro Sangiuliano.
Ora se sommiamo il fatto che in Rai si scioperi non solo per la censura, ma anche per denunciare le precarie condizioni lavorative dei dipendenti mentre la portavoce del capo del governo fonda un’associazione giornalistica (che si appropria di una dicitura pubblica), al clima di censura denunciato dalle giornaliste Rai, il risultato che ne viene è abbastanza intuibile.
Giorgia Meloni sta provando a centralizzare l’informazione pubblica in suo favore ed è un fatto obiettivo, come ha sottolineato Enrica Agostini, che ha anche fatto notare come quello che sta succedendo in Rai succederà a breve dappertutto. L’unica cosa che possiamo fare è continuare a partecipare attivamente alla vita civile, la democrazia non è scontata, è stata conquistata ed è dovere di ogni italiano difenderla con tutte le proprie forze. Forse, queste straordinarie donne possono essere d’ispirazione.