L’indice mondiale della libertà di stampa 2024 mostra una situazione preoccupante.
I governi del mondo mancano di una chiara volontà nel proteggere il giornalismo, che gode di condizioni soddisfacenti solo in un quarto del mondo
La libertà di stampa, secondo l’annuale indice pubblicato da Reporters Senza Frontiere (RSF), nel 2024 ha subito un grave calo a livello mondiale.
In particolare, gli analisti hanno osservato come un numero crescente di governi e autorità abbia dimostrato una mancanza di volontà nel garantire il miglior ambiente possibile per il giornalismo e per il diritto del pubblico a notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate. Oltre che nel far rispettare i principi di protezione dei giornalisti, specialmente nelle zone che stanno affrontando conflitti.
Al contrario, la pressione dello Stato e dei suoi attori si è fatta sempre più forte in molti Paesi del mondo. Mentre si è raggiunto un numero record di violazioni contro giornalisti e media. Segnato, in particolare, dagli omicidi di oltre 100 giornalisti palestinesi a Gaza.
Nell’indice mondiale, l’Italia ha perso 5 posizioni rispetto all’anno scorso, classificandosi al 46esimo posto.
Ma il calo ha interessato gran parte del mondo, facendo sì che il giornalismo risulti in condizioni soddisfacenti solo in un quarto dei 180 Paesi nell’indice.
Libertà di stampa nell’anno più elettorale della Storia
Il 2024, con elezioni in 76 Paesi – tra cui elezioni europee, presidenziali USA, India, Iran, Russia, Taiwan e UK – si considera l’anno elettorale più importante della Storia.
E proprio quest’anno, secondo secondo il direttore editoriale di RSF, Anne Bocandé, le condizioni del giornalismo sono particolarmente critiche in tutto il mondo.
Mentre più della metà della popolazione mondiale si recherà alle urne nel 2024, RSF avverte di una tendenza preoccupante rivelata dall’Indice mondiale della libertà di stampa del 2024: un calo dell’indicatore politico, uno dei cinque indicatori dettagliati nell’Indice. Gli Stati e le altre forze politiche stanno svolgendo un ruolo sempre minore nella protezione della libertà di stampa. Questa perdita di potere a volte va di pari passo con azioni più ostili che minano il ruolo dei giornalisti, o addirittura strumentalizzano i media attraverso campagne di molestie o disinformazione. Il giornalismo degno di questo nome è, al contrario
In molti Paesi, come in Nigeria (112°) e nella Repubblica Democratica del Congo (123°), le elezioni sono spesso accompagnate da violenze contro i giornalisti.
I numerosi colpi di Stato nel Sahel – in particolare in Niger (dal 19° all’80°), Burkina Faso (dal 28° all’86°) e Mali (dal 114° al 114°) – hanno portato al potere giunte militari che ostacolano il lavoro dei giornalisti con la forza e con la violenza.
Tra i risultati elettorali più preoccupanti dell’anno scorso, c’è l’elezione dell’argentino Javier Milei, che che ha chiuso la più grande agenzia di stampa del Paese e ha portato l’Argentina a scendere di ben 40 posizioni nell’indice (da 26 a 66).
Anche la Turchia, con la rielezione di Recep Tayyip Erdogan, ha perso 7 posizioni a causa del crescente autoritarismo e della criminalizzazione del dissenso.
Campagne elettorali e ruolo della stampa: deepfake, blocchi e disinformazione
Essendo il 2024 un anno elettorale molto importante, numerosi governi hanno adottato misure stringenti nei confronti dei media.
In Vietnam, classificata al 174 posto, i giornalisti che si esprimono liberamente sui social media sono quasi sistematicamente rinchiusi. In Cina (172°) – dove sono detenuti più giornalisti che in ogni altro Paese del mondo – il governo ha adottato politiche di censura e sorveglianza per regolamentare i contenuti online, e per limitare la diffusione di informazioni ritenute sensibili o contrarie alla linea governativa.
In oltre tre quarti dei Paesi analizzati da RSF, secondo gli intervistati, i gruppi politici sono impegnati in campagne di propaganda e disinformazione, e hanno interesse nell’alimentare l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti. Tra questi Paesi, c’è anche l’Italia di Giorgia Meloni, che ha perso 5 posizioni in classifica (da 41 a 46).
Nell’Europa orientale e nell’Asia centrale, la situazione di censura e repressione si è intensificata, in particolare in Bielorussia, Georgia, Kirghizistan e Azerbaigian. Rimangono molto gravi le condizioni della libertà di stampa in Russia (162esima), dove i media filogovernativi veicolano la propaganda russa e le autorità minacciano i giornalisti russi in esilio.
Ad alimentare la disinformazione, nel 2024, c’è anche l’intelligenza artificiale, ancora priva di una chiara regolamentazione internazionale. I deepfake, infatti, sono in grado di influenzare profondamente le campagne e il corso delle elezioni.
Come avvenuto in Slovacchia, con il caso dell’audio deepfake della giornalista Monika Todova, circolato durante le elezioni parlamentari con il chiaro obiettivo di influenzarne l’esito.
La situazione di oggi in UE: Italia 46esima ha perso cinque posti
Gli unici 8 Paesi in cui la libertà di stampa è stata giudicata in buone condizioni (Norvegia, Danimarca, Svezia, Olanda, Finlandia, Estonia, Portogallo e Irlanda) si trovano in Europa, e in particolare all’interno dell’Unione Europea.
Difatti, nel 2024, l’UE ha adottato la sua prima legge sulla libertà dei media (EMFA).
Tra i primi tre Paesi non troviamo più l’Irlanda, che è scesa all’ottava posizione sostituita dalla Svezia. Mentre è salita di undici posizioni la Germania, passando dal 21esimo posto al decimo in classifica.
Ungheria, Malta e Grecia occupano, invece, le ultime tre posizioni dell’UE.
Più a est, a causa della portata della disinformazione e della censura dei media legati al conflitto tra Russia e Ucraina, le condizioni del giornalismo si stanno deteriorando. Tuttavia, una nota positiva per l’Ucraina (61esima) è il miglioramento dell’indicatore di sicurezza e di quello politico, che ha permesso al Paese di risalire 18 posizioni.
l’Italia, la cui libertà di stampa continua a essere giudicata “problematica“, è passata dal 41esimo al 46esimo posto.
Le principali minacce, come anche nel 2023, sono le pressioni di organizzazioni mafiose e gruppi estremisti violenti. Inoltre, i giornalisti hanno minacciato una sempre maggiore interferenza della politica nello svolgimento del loro lavoro.
La pratica dell’autocensura è molto diffusa in Italia. Per conformarsi alla linea editoriale, ma anche per evitare le sempre più numerose SLAPP o altre forme di azioni legali intimidatorie e repressive.
Inoltre, la coalizione di governo guidata da Giorgia Meloni, nel corso dell’anno, ha proposto e approvato diverse leggi che restringono la libertà dei media, tra cui la “legge bavaglio“.