Durante un discorso tenuto il 23 aprile 2024 a Lisbona, il presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, ha riconosciuto la colpevolezza del suo Paese in merito alla tratta degli schiavi transatlantica, ammettendo che è necessario assumersi la responsabilità di tale fenomeno.
Le dichiarazioni fatte dal presidente del Portogallo sottolineano e riconoscono la responsabilità del Paese in merito alla schiavitù in Brasile. È la prima volta che un presidente portoghese rivendica in modo chiaro e pubblico tale responsabilità, nonostante la posizione non condivisa dal Consiglio dei ministri del governo portoghese.
Il presidente Marcelo Rebelo de Sousa ammette la colpa del Portogallo per la schiavitù in Brasile
Durante il discorso tenutosi a Lisbona, il Presidente del Portogallo, in seguito a domande inerenti al tema della schiavitù, riconosce la colpa del paese da lui governato in merito alla tratta transatlantica degli schiavi, e di conseguenza anche tutte le responsabilità che il Portogallo ha avuto nello sviluppo della schiavitù in Brasile.
“Dobbiamo pagare i costi. Ci sono azioni che non sono state punite e i responsabili non sono stati arrestati? Ci sono beni che sono stati saccheggiati e non sono stati restituiti? […] Vediamo come possiamo risolvere questo problema”
Queste sopracitate sono le parole pronunciate da Rebelo de Sousa alle quali aggiunge che:
“Chiedere scusa a volte è la cosa più semplice da fare: chiedi scusa, giri le spalle e il lavoro è fatto”
Infatti, il presidente portoghese sottolinea come il Paese dovrebbe “assumersi la responsabilità” delle azioni effettuate nel proprio passato con lo scopo di “costruire un futuro migliore”.
Il governo portoghese non concorda con le dichiarazioni sulla schiavitù in Brasile
Nella giornata di sabato 27 aprile 2024, il governo portoghese ha negato di aver pianificato qualsiasi “processo o programma di azioni specifiche per riparare le ex colonie per i danni causati dalla schiavitù”.
In un comunicato scritto e inviato al quotidiano Pùblico, il governo del Portogallo dichiara che continuerà i rapporti di cooperazione dei precedenti governi portoghesi con le ex colonia, ma nega qualsiasi intenzione di riparazione storica dei danni causati alle suddette colonie.
“Le relazioni del popolo portoghese con tutti i popoli degli Stati che sono stati ex colonie del Portogallo sono veramente eccellenti, basate sul rispetto reciproco e sulla condivisione della storia comune.”
Tali affermazioni sono state la conseguenza delle dichiarazioni riportate in precedenza del presidente Marcelo Rebelo de Sousa in merito alla tratta degli schiavi e alla schiavitù in Brasile.
La critica a tali affermazioni è stata fatta principalmente dai partiti di destra e dalla parte più conservatrice del governo portoghese, inclusa a la parte minore della coalizione di governo dell’Alleanza Democratica, il CDS-Partito Popolare, e il partito di estrema destra Chega.
Un progetto concreto e valido per riparare i crimini e le violazioni commesse durante il periodo coloniale
Le dichiarazioni del presidente del Portogallo hanno avuto ripercussioni su diversi settori della società di entrambe le sponde dell’Atlantico. Le autorità politiche, le organizzazioni civili per i diritti umani e anche gli accademici hanno accolto in maniera positiva tali affermazioni del presidente del Portogallo e di conseguenza hanno richiesto un progetto concreto e valido per riparare i crimini e le violazioni commesse durante il periodo coloniale.
Como è possibile stabilire un progetto che possa realmente sanare le perdite causate da un sistema di sfruttamento e oppressione che dura da secoli?
Agenzia Brasil, ha intervistato alcuni professionisti che indicano dei possibili progetti e percorsi che il governo del Portogallo dovrebbe intraprendere per riparare i loro errori commessi con la tratta degli schiavi transatlantica e con la schiavitù in Brasile.
La prima cosa che si può pensare è quella di quantificare tali privazioni con una somma di denaro, ma risulterebbe difficile e a tratti non sufficiente. Un’altra opzione, invece, potrebbe essere quella di tentare di trovare una maniera per riuscire a compensare attraverso riequilibri politici, sociali e culturali tutti i crimini commessi attraverso l’appropriazione coloniale.
Andrea Montini