Padova: il sindaco Massimo Bitonci ha preso dei seri provvedimenti nel tentativo di combattere il degrado che colpisce alcune zone della città.
Bitonci, nel tentativo di limitare la delinquenza, lo spaccio e, allo stesso tempo, valorizzare la cultura veneta e della stessa città, ha disposto nuove regole per le attività commerciali. In particolare i provvedimenti vanno a toccare i servizi alimentari.
Di fatto però il tutto sembra essere contro i “kebabbari”: essi sono i primi, e forse gli unici, ad essere colpiti da queste decisioni.
A sostegno del sindaco vi è anche un decreto legislativo: “i sindaci potranno valorizzare le botteghe storiche delle proprie città e allo stesso tempo vietare le attività commerciali non compatibili con la tutela del nostro patrimonio culturale” (PadovaOggi).
Qualcuno parla di “guerra contro il kebab“.
Già prima dell’estate Bitonci aveva deciso di far chiudere ogni attività alimentare limitrofa alla stazione entro le ore 20.00. Questo sempre in riferimento ad un problema di sicurezza.
Dopo la stazione si è passati al centro storico dove saranno impedite nuove aperture di “take away”. Qui, oltre al fattore sicurezza, vi anche una questione culturale. “Non è per quello che si mangia – precisa Bitonci – ma perché una città d’arte come Padova non ha nulla a che vedere con negozi in cui la carne viene cotta e venduta per essere consumata all’esterno. Dobbiamo valorizzare i prodotti locali” (PadovaOggi).
L’Huffington Post riporta il caso di Kalim Shuaib, un “kebabbaro” che vive in Italia da dieci anni e che vende kebab in una delle piazze di Padova. Dopo una rissa avvenuta nei pressi del suo negozio, il sindaco Bitonci con un’ordinanza ad hoc ha deciso che Shuaib può vendere i suoi prodotti solo per due ore al giorno. Un orario drasticamente ridotto che rischia di compromettere la sopravvivenza di questa piccola attività.
Nella decisione che ha portato il sindaco leghista a questa decisione si legge che la “kebabberia” di Shuaib «costituisce luogo di aggregazione di soggetti irregolari, favorendo di fatto l’organizzazione di attività illecite e ingenerando la diffusione di un senso generale di insicurezza tra i cittadini» (Huffington Post).
Kalim, ovviamente, non è d’accordo con questo provvedimento e intende presentare ricorso. L’uomo si dichiara estraneo alle eventuali attività illecite che qualche suo cliente può svolgere e sottolinea che lui svolge esclusivamente il suo lavoro. Kalim evidenzia anche il fatto che tra i suoi clienti ci sono anche moltissimi studenti (italiani) dell’Università di Padova.
Gli studenti dell’università avevano già protestato contro la decisione del sindaco riguardo alla chiusura anticipata, attuando una protesta che li vedeva riuniti, pochi minuti prima delle ore 20.00, nelle “kebabberie” in zona stazione per gustarsi una “cena turca”.
Ogni città deve ovviamente preservare le sue ricchezze culturali, ma impedire lo svolgimento di determinate attività sembra un atto piuttosto drastico. Benché il sindaco non accetti le accuse di razzismo, viene naturale credere che tale accanimento sarebbe venuto meno nel qual caso al posto delle “kebabberie” ci fossero state delle tipiche pizzerie d’asporto gestite da italiani.