Cronaca di una polemica annunciata
Il liceo Righi di Roma, istituto rinomato per la sua eccellenza accademica, si trova nuovamente al centro dell’attenzione mediatica a causa della censura della conferenza sulla Palestina. Questa volta, tuttavia, il riflesso della luce dei riflettori non porta con sé solo gloria, ma anche polemiche e dibattiti infuocati. In un’epoca dominata dalla comunicazione digitale, dove le informazioni scorrono rapidamente e le opinioni si diffondono come incendi incontrollati, anche una scuola può trovarsi al centro di controversie che mettono a dura prova la sua integrità e il suo spirito comunitario.
La conferenza sulla Palestina è ovviamente una delle tante forme di informazioni e sano dibattito a cui il governo italiano non vuole assistere: ormai è un tema divenuto oscuro, e il semplice trattarlo è diventato una forma di terrorismo nei confronti della “pace”. Ma quale pace?
La risposta del governo è sempre meno pacifica, pronta a chiudere ogni forma di sapere con repressione e militarizzazione. La lista è lunga, ma basti pensare che la conferenza sulla Palestina al Liceo Righi di Roma è stato sicuramente uno dei casi meno violenti. Ricordiamo le manganellate di studenti a Pisa, le perquisizioni a Roma nei confronti di chi supporta la liberazione della Palestina, le identificazioni nelle università prima e dopo ogni presidio.
E anche in questo caso, il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara non ha aspettato un secondo in più per mandare le forze dell’ordine al liceo Righi di Roma. Le minacce di ispezioni e sanzioni del ministero dirette all’istituto scolastico sono state tali da far annullare alla Dirigente, Cinzia Giacomobono, la conferenza sulla Palestina; oltre alla voce studentesca, è stata censurata – già sul finire dello scorso novembre – poi anche quella di Amnesty International, sempre con l’obiettivo di “mantenere serenità all’interno della scuola”.
Il paradosso della libertà di espressione
Il paradosso dei tempi moderni è evidente: viviamo in un’era in cui tutto sembra consentito, dove l’accesso alla conoscenza e alla comunicazione è più ampio che mai. Questa libertà è costantemente minacciata dall’ombra incombente della censura, che si fa strada attraverso canali apparentemente aperti e democratici. In questo contesto, il tema del conflitto israelo-palestinese emerge come un terreno minato, un argomento delicato che spesso evoca reazioni infuocate e discussioni accese.
La tempesta scatenata al Liceo Righi di Roma
La conferenza sulla Palestina è solo l’ultima goccia che ha scatenato la recente tempesta mediatica presso il liceo Righi di Roma. L’istituto scolastico è infatti emerso a fine ottobre, in merito all’attacco di Hamas e ai bombardamenti indiscriminati sulla popolazione palestinese. Gli studenti si sono sempre schierati dalla parte del sapere, chiedendo alla dirigenza di organizzare conferenze di carattere storico, politico, con un aperto dibattito. Come hanno anche loro specificato, “tenendo sempre conto delle pluralità e dei diversi punti di vista sul conflitto”.
Un docente, Salvatore Bullara, è stato accusato di aver guidato la sua classe in una discussione sulle politiche israeliane attraverso un tema, suscitando l’imbarazzo di uno studente di fede ebraica. Questo episodio ha dato il via a una catena di eventi che ha messo in luce le tensioni latenti e le divisioni all’interno della comunità scolastica.
Il ministro dell’Istruzione e del merito, Valditara, noto per la sua prontezza nel convocare ispezioni, ha minacciato sanzioni immediate. Tuttavia, l’archiviazione del procedimento disciplinare a carico del docente senza alcuna sanzione ha gettato un’ombra di dubbio sulle motivazioni dietro le azioni del ministero e ha sollevato interrogativi sul clima di censura all’interno della scuola.
La censura e il silenzio forzato sulla conferenza sulla Palestina
Nonostante l’archiviazione del procedimento disciplinare, il clima di censura all’interno della scuola non è mutato. La preside, Cinzia Giacomobono, temendo nuove polemiche e per evitare di finire ancora sui giornali, ha vietato ogni incontro di approfondimento sull’argomento. Persino un evento programmato da Amnesty International è stato bloccato, alimentando le accuse di censura e limitazione della libertà di espressione.
La conferenza con Amnesty era stata fissata per il 24 novembre, dopo essere stata approvata all’unanimità dal Consiglio di Istituto. Ma a due giorni dall’appuntamento, la Preside ha deciso di cancellare la conferenza sulla Palestina a data da destinarsi, scatenando una forte rabbia del corpo studentesco, privato del proprio diritto all’informazione e all’istruzione.
La battaglia degli studenti per la libertà accademica
Già dallo scorso novembre, la risposta degli studenti è stata quella di scioperare, organizzare eventi e conferenze in maniera autogestita, non presentarsi nelle aule. Intanto però l’occupazione in Palestina e il genocidio da parte di Israele è diventato sempre più evidente e più violento: per questo motivo, gli studenti hanno provato molte volte a intavolare confronti con il corpo docenti e la dirigenza. Il Liceo Righi doveva far sentire la propria voce e ha tentato, nuovamente, di organizzare una conferenza sulla Palestina.
Oltre alle richieste di dibattiti e momenti di formazione, gli studenti hanno espresso la loro disapprovazione verso la censura attraverso una serie di azioni, tra cui una raccolta firme che ha visto la partecipazione di oltre 700 persone, tra studenti, docenti e personale ATA. Hanno cercato di coinvolgere la comunità ebraica e hanno proposto un programma esclusivamente storico, privo di riferimenti attuali, per evitare controversie. La dirigenza ha mantenuto la sua posizione, respingendo ogni tentativo di organizzare una conferenza sull’argomento.
Le accuse di censura e le difese della preside
Le accuse di censura mosse dagli studenti sono state respinte dalla preside, che ha sottolineato il suo impegno nel tutelare la scuola e nel garantire la serenità all’interno dell’istituto. Ha negato qualsiasi forma di censura, affermando che gli argomenti controversi possono essere discussi liberamente negli organi di informazione e che ogni individuo ha il diritto di formarsi la propria opinione.
Le associazioni studentesche e il forte collettivo del Righi continuano a denunciare un clima di crescente difficoltà nel cercare informazioni imparziali e chiedono il rispetto del diritto all’istruzione e ad una sempre libera informazione.
Queste mosse autoritarie non trovano origine solo nella Dirigente, ma anche nel Ministero dell’Istruzione e negli organi più alti dell’attuale governo. Con la censura della conferenza sulla Palestina, il corpo studentesco del Liceo Righi di Roma si trova di nuovo davanti ad una violenza gratuita nel nome della democrazia e della libertà di pensiero. È chiaro come non esiste un sapere imparziale e neutro – come sempre si è voluto far credere – perché in Italia è sempre più complicato informarsi senza leggere informazioni fuorvianti o addirittura false. Gli studenti si appellano alla Costituzione e ai veri e sani principi di libertà per difendere una libertà di opinione che, ormai e sempre più velocemente, è negata.