Sembra esserci stato un abuso in divisa a Bologna, dove la notte tra il 4 e il 5 aprile è stato fermato un diciannovenne incensurato, che deve conseguire la maturità alla fine dell’anno scolastico. Secondo gli attivisti che erano con lui, Giovanni, così si chiama lo studente emiliano vittima degli episodi violenti della notte scorsa, è stato aggredito dai carabinieri con il taser e lo spray al peperoncino. Il giovane attivista, processato per direttissima e per cui è stato deciso di convalidare l’arresto, ma di non disporre la misura cautelare, è stato dimesso dal pronto soccorso dell’ospedale Sant’Orsola con una prognosi di cinque giorni, dopo esserci arrivato in stato di incoscienza.
Il Comitato Besta e il parco Don Bosco: perché Bologna è infiammata dalle proteste
Da giorni il parco Don Bosco a Bologna è scenario delle proteste dei cittadini, a causa della demolizione delle Scuole Besta e in favore della costruzione di un nuovo plesso scolastico all’interno dell’area verde. Nel particolare, a scatenare il comune dissenso è l’operazione propedeutica alla nuova opera edilizia, ossia l’abbattimento di decine di alberi del parco. Da due mesi l’area è occupata dai cittadini in protesta, dato che l’approvazione del progetto comunale va a colpire non solo la natura, ma anche i ricordi, le abitudini e lo stile di vita di una fetta di bolognesi per cui quegli alberi rappresentano molto di più di quel che il comune di Bologna ha compreso.
I cittadini di Bologna si sono infatti mobilizzati già da tempo per evitare che il progetto, finanziato con i fondi del PNRR, vada a intaccare una piccola oasi di biodiversità che è parte integrante della vita dei cittadini. Recentemente è stato respinto il ricorso che i comitati avevano avanzato. Il motivo? L’atto, mosso presso il Tribunale Civile, doveva invece essere depositato al T.A.R., mentre sulle contestazioni mosse dai cittadini non c’è stato nessun tipo di obiezione. Senza dubbio, la giunta Lepore non ha nulla da esultare, dato che, secondo l’opinione dei residenti, l’opera di rivalutazione rappresenta un danno per la collettività.
Come evidenzia il legale del Comitato Besta, Mario Marcuz, i manifestanti stanno semplicemente esercitando in maniera pacifica il diritto a manifestare il loro dissenso, come prevede l’articolo 17 della Costituzione. Il fatto che l’amministrazione abbia scelto di rispondere con i manganelli alle proteste dei residenti è decisamente una scelta antidemocratica.
Rispetto alla mobilitazione dei cittadini il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha rilasciato delle dichiarazioni in cui condanna l’uso della violenza, con il piccolo particolare che il suo riferimento è alla violenza che sarebbe stata perpetuata dai manifestanti, mentre la violenza su cui sarebbe stato opportuno soffermarsi è quella ai danni di altri manifestanti feriti negli scontri, oltre a quella di un giovane studente italiano che, suo malgrado, si è trovato vittima di un atteggiamento gratuitamente violento e coercitivo sempre più frequente e che sta realmente limitando la libertà dei cittadini.
Il fatto che l’edificio fosse occupato abusivamente non giustifica l’uso della violenza da parte delle forze dell’ordine che, dobbiamo ricordarlo, hanno la funzione di proteggerci, non di limitare l’esercizio dei nostri diritti costituzionali.
Cronaca dell’abuso in divisa a Bologna, dalla notte di violenza alle giustificazioni di politica e forze dell’ordine
La notte tra il 4 e il 5 aprile, intorno alle 2, il numero di emergenza 112 riceve una segnalazione da parte di alcuni residenti, che sostengono ci siano dei ladri al cantiere del tram di via Serena. Arrivano diverse volanti e i carabinieri trovano tre ragazzi sul posto. Due riescono a fuggire, uno non ci riesce. Questo ragazzo è Giovanni.
Nel momento in cui viene fermato, per Giovanni, che indossa il passamontagna, un accessorio abbastanza convenzionale nel contesto delle proteste e delle occupazioni, inizia un’agonia, che culminerà nella prognosi di cinque giorni del Sant’Orsola. Nel frattempo, arrivano altri militanti del Comitato Besta e, a quanto pare, Giovanni viene allontanato dal gruppo di attivisti per essere violentemente aggredito con gli strumenti di supporto dei carabinieri, ossia il teaser, lo spray urticante e il manganello. Nel dettaglio, Giovanni è stato aggredito due volte sia con il teaser che con lo spray, mentre giaceva a terra ammanettato e immobilizzato.
L’avvocato Marcuz, che rappresenta Giovanni, è in possesso di alcuni video in cui si vede la difficoltà respiratoria del ragazzo, i sintomi di soffocamento e la sudorazione causata dalla situazione di pericolo. Inoltre, Giovanni, al momento dell’arresto, ha avuto un attacco di panico e sembra anche sia stato impedito a una manifestante, medico di professione, l’intervento immediato in favore del giovane emiliano, che è arrivato al Sant’Orsola in stato di incoscienza.
La violenza ai danni di Giovanni è solo l’ultima di quelle avvenute nell’ambito delle proteste per il progetto delle scuole Besta. Anche un settantenne è stato ferito dagli agenti in tenuta antisommossa, che per permettere agli operai di avanzare nei lavori hanno fatto forza contro i manifestanti, che avevano cominciato la manifestazione in modo pacifico, sdraiandosi sul prato del parco.
Per giustificarsi, le autorità hanno dichiarato che quello dei manifestanti è un atteggiamento violento e che c’era un reato in corso, trovando il sostegno della politica, persino di Fratelli d’Italia, che denigra il progetto della maggioranza comunale, ma non trova alcuna perplessità nel continuo esercizio della violenza da parte delle forze dell’ordine. Forse, l’abuso in divisa a Bologna rappresenta l’ideale di società perfetta che una parte della scena politica italiana ha in mente.
Quanto è debole uno Stato democratico che risponde alle idee con la violenza?
Come sottolinea Marcuz:
«L’uso del taser è raccomandato in situazioni estremamente eccezionali e in riferimento a momenti o pericoli di violenza di un certo tipo, che qui non c’erano, perché sicuramente il ragazzo stava scappando. Non aveva atteggiamenti di tipo aggressivo né aveva nulla in mano».
In una sola dichiarazione, l’avvocato di Giovanni racchiude le criticità delle azioni intraprese dalle istituzioni in merito alla funzione delle forze dell’ordine, l’uso improprio del taser, ad esempio, non trova spazio nelle dichiarazioni di alcuni politici e questo è gravissimo perché non solo legittima le pratiche violente per mantenere l’ordine pubblico, ma è causa di una dinamica da cui nessuna delle parti trae vantaggio. Anche nel caso del parco Don Bosco, è stato il clima di repressione in cui gli attivisti del Comitato Besta si sono trovati a causare il ferimento di tre agenti.
Vedere la propria casa presa d’assalto dalle ruspe e dalle forze dell’ordine in virtù di un progetto la cui utilità è dubbia e non poterla difendere perché si rischia di essere gravemente feriti può essere sicuramente considerata una debolezza del sistema, che in questo modo smette di essere democratico. L’utilizzo sconsiderato della violenza da chi indossa la divisa è un fenomeno globale, gli abusi in divisa nei confronti di manifestanti e minoranze non fanno altro che alimentare i sentimenti di odio già affermati, che continuano a espandersi all’interno della società e non curano gli interessi della collettività, che dovrebbe essere il fine ultimo dei governi nelle società civili, o almeno in quelle che si spacciano per tali.
Sicuramente, nelle sempre più frequenti azioni repressive in risposta alla libertà di manifestare il dissenso, c’è veramente poco di civile e democratico.