Ha scatenato molte polemiche e discussioni la recente intervista del segretario generale della NATO Jens Stoltenberg rilasciata al quotidiano La Stampa e riguardante la futura missione dell’Alleanza Atlantica in Lettonia.
In particolare, Stoltenberg ha rimarcato come anche un piccolo contingente di circa 140 uomini dell’esercito italiano sarà impiegato nel paese baltico, forza definita poco più che “simbolica” in una missione altrettanto “simbolica” che vedrebbe schierate, in totale, pressapoco 4000 unità.
La Russia dal canto suo, per bocca della portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova, ha dichiarato all’agenzia ANSA che «la politica della NATO è distruttiva. L’Alleanza è impegnata nella costruzione di nuove linee di divisione in Europa invece che di profonde e solide relazioni di buon vicinato». E ancora, di come la NATO, con questa mossa «mira ad allontanare ancora di più le persone piuttosto che a lottare contro minacce e sfide comuni».
La palla è stata colta al balzo dalle forze di opposizione politica nel Parlamento italiano, che non hanno esitato a drammatizzare in maniera apocalittica la situazione, paventando la possibilità quasi certa di un conflitto con la Russia. Quindi, ci si deve preoccupare? La risposta è no.
Come ha già detto il nostro ministro degli Esteri Gentiloni, la missione non ha un carattere aggressivo, bensì punta a rassicurare i paesi baltici membri dell’Alleanza circa i timori di possibili mire espansionistiche russe verso occidente. Timori non del tutto infondati, viste le esercitazioni militari svoltesi a luglio lungo i confini con le repubbliche baltiche e raccontate dal quotidiano britannico Independent. Inoltre, a supportare le preoccupazioni dei governi di Estonia, Lettonia e Lituania, vi è anche il precedente dell’annessione da parte di Putin della penisola di Crimea, senza contare poi il sostegno dato alla popolazione filorussa dell’Ucraina Orientale durante la guerra civile (ancora in corso).
Data la presenza di una buona percentuale di popolazione russofona (specialmente in Estonia e Lettonia), i timori di questi governi appaiono più che ragionevoli, da qui la richiesta (poi approvata nel corso del vertice NATO di Varsavia di questa estate) di schierare un contingente militare ai confini con la Russia.
Tuttavia, rimane da aggiungere che sarebbe stato quantomeno un azzardo per Putin tentare di replicare l’operazione già svolta in Crimea. Le repubbliche baltiche infatti, in quanto membri della NATO, avrebbero potuto invocare l’articolo 5 del trattato dell’Alleanza, facendo intervenire in proprio supporto tutti gli altri stati membri. Una guerra vera, di proporzioni colossali.
Adesso invece, con lo schieramento delle forze NATO già dai prossimi mesi, la situazione lentamente tornerà a stabilizzarsi. Non è nell’interesse di nessuno dei due contendenti principali (Putin e NATO) dare il via ad una nuova guerra, calda o fredda che possa essere.
Lorenzo Spizzirri