“C’è stata una parentesi nella storia del capitalismo in cui il sociale è riuscito ad emergere dall’economico”, questo l’incipit di un lavoro, a cura del professor Giordano Sivini, che si propone di “individuare le varie strade” che, stando a teorici selezionati quali Arrighi, Wallerstein, Streeck, Harvey, Postone, Kurz, Gorz Mason e Rifkin, condurranno alla fine del capitalismo.
L’autore, Sivini, già professore di Sociologia Politica all’interno della Facoltà di Economia dell’Università della Calabria, si propone di fornire, attraverso una pubblicazione che non a caso porta il nome de “La fine del capitalismo, Dieci scenari”, edita da Asterios, un quadro che descriva al meglio l’evoluzione del pensiero passato e contemporaneo sull’idea di capitalismo e di capitale, della sua ascesa, negazione e ritmata decadenza, che sa suddividere i concerti e spiegarli, uno per volta, senza fare una pasticciaccio generale che non si sa bene dove voglia andare a parare, tutto alla luce di una domanda, “Può essere irrazionale il sociale rispetto all’economico?”
Così, in una fase storica in cui gli equilibri economici mondiali sono profondamente mutati, in cui le insidie al potere e all’economia, profondamente connessi ormai, sono cambiate, di sviluppi accelerati o tassi di crescita lenti, surplus e deficit, la voce narrante del professor Sidini ci guida all’interno di un viaggio che, nel punto fermo dell’analisi del capitalismo, ci istruisce e ci mette nelle condizioni di poter inquadrare, senza troppe difficoltà, il cuore del problema, liberi di fare le nostre valutazioni.
Una critica semplice e concisa, che analizza con cauta precisione, aspetti, forme ed eventi di una fase pregna di ideologie e di sistemica stasi di fronte alle risoluzioni.
Ma quale miglior punto di partenza per la svolta se non la conoscenza? Ed è più importante l’aspetto sociale o quello economico? E come si legano le due cose?
Queste alcune delle domande a cui il libro, con la sua semplicità stimolante e sorprendente, frutto di un ottimo lavoro di analitica ricerca, riesce a rispondere.
Non troverete risposte, non troverete soluzioni. E d’altronde chi lo potrebbe dare? Krjcì sostiene che “una visione ex post consente di seguire il processo in modo più accurato […] più che una visione ex ante”, da qui l’analisi dei processi di modernizzazione e sviluppo da cui le idee, nuove e dirompenti, sono nate. Di atto in fatto, di forma in evento, di idea in idea, proiettati verso il futuro.
E d’altronde, come in Paz!, “mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa.”
Infine la componente sociale e il suo sviluppo. Sarà la nostra un’economia che può porre la sua base di sviluppo, con maggiore affidabilità, nell’innovazione sociale anziché in uno spirito capitalista retrogrado e sempre più in mano a pochi, con lo strapotere delle multinazionali?
“Tutta la moneta creata, tutta la velocità e lo slancio che si sono accumulati nel sistema finanziario negli ultimi venticinque anni, devono essere contrapposti alla possibilità che il capitalismo – un sistema basato su mercati, proprietà privata e scambi – non sia in grado di catturare il ‘valore’ generato dalle nuove tecnologie”
Attraverso la considerazione dei neoliberal paradox avremo quindi la possibilità di confrontarci con la realtà economica che ci circonda, magari capirne qualcosa in più e, forse, saper affrontare nonché essere in grado di rapportarci meglio alla novità.
E buona lettura!
Per ulteriori informazioni, http://www.asterios.it/catalogo/la-fine-del-capitalismo .
Di Ilaria Piromalli