I dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni mettono il mondo di fronte ad un’emergenza umanitaria senza precedenti: sono almeno 8.565 i morti sulle rotte migratorie nel 2023, il dato più elevato mai registrato. È nel Mar Mediterraneo che è si è consumato il numero più elevato di decessi. I dati rilasciati dall’OIM costituiscono una chiamata all’azione per la comunità internazionale, che deve attivarsi con maggiore risolutezza per la protezione dei migranti.
Allarme morti sulle rotte migratorie
I dati rilasciati dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), la più importante organizzazione intergovernativa che lavora nell’ambito della migrazione umana, confermano che è in atto una tragica emergenza umanitaria: sono più di 8.565 i migranti morti sulle rotte migratorie mondiali nel 2023. Questo dato, già estremamente allarmante di per sé, assume caratteri ancora più tetri se paragonato ai dati raccolti negli anni precedenti: rispetto al 2022, il numero delle persone decedute lungo le rotte migratorie di tutto il mondo è aumentato del 20%.
Infatti, nel 2023 il numero di morti sulle rotte migratorie è stato il più alto registrato dall’OIM dall’inaugurazione del progetto ‘Missing Migrants’ nel 2014. Prima del 2023, il dato più alto mai registrato era stato rilevato nel 2016, anno in cui persero la vita poco più di 8.000 migranti. La tendenza che è possibile riscontrare analizzando i dati raccolti dall’OIM negli ultimi anni è decisamente preoccupante: il numero di migranti deceduti è in costante aumento, e rispetto al 2020 è quasi raddoppiato.
Il progetto ‘Missing Migrants’ dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni nasce nel 2014 con l’obiettivo di monitorare i decessi avvenuti nel contesto della migrazione umana. Questo progetto costituisce una diretta risposta alla tragica emergenza umanitaria messa in evidenza dai naufragi avvenuti al largo di Lampedusa nel 2013, che portarono al decesso di 368 migranti. Da quando il progetto ha avuto inizio, sono state registrate oltre 60.000 morti sulle rotte migratorie di tutto il mondo.
Le rotte migratorie più letali e il ruolo della comunità internazionale
Come riportato sul sito dell’OIM, una quantità così elevata di decessi tra i migranti è in parte da imputare alla carenza di rotte migratorie legittime e sicure, che spinge crescenti numeri di persone ad abbandonare i propri paesi di origine in maniera irregolare. Ciò che causa più morti sulle rotte migratorie è l’annegamento e, a seguire, incidenti stradali, violenze di varia natura e condizioni ambientali avverse.
Con oltre 3.000 morti e dispersi nel 2023, il Mar Mediterraneo, recentemente teatro della tragedia consumatasi a Cutro, si conferma l’epicentro di questa emergenza umanitaria. L’OIM calcola che nel solo Mediterraneo centrale abbiano perso la vita oltre 22.000 persone dal 2014. Sono inoltre in aumento i numeri relativi ai migranti deceduti in Africa (specialmente nel Sahara e lungo la rotta per le Canarie) e in Asia, dove numerosi afghani e rohingya hanno incontrato la morte nell’intento di fuggire dai loro paesi d’origine.
La fondamentale attività di ‘Missing Migrants Project’ ha portato alla luce una realtà allarmante, mettendo il mondo intero dinnanzi ad una emergenza umanitaria senza precedenti. I dati forniti dall’OIM costituiscono un’impellente chiamata all’azione per ridurre il numero di morti sulle rotte migratorie. La pubblicazione di questi dati testimonia una gestione fallimentare dei flussi migratori e deve costituire un monito per la comunità internazionale, che non può né deve rimanere inerme davanti ad una tragedia di tali proporzioni.
Si rende dunque necessario adottare le contromisure necessarie per arginare l’emergenza umanitaria in corso sulle rotte migratorie e prevenire ulteriori decessi. In un mondo travagliato da conflitti armati e povertà diffusa, le migrazioni sono un problema globale, che non conosce confini geografici, e vanno affrontate in quanto tale: la comunità internazionale è chiamata ad agire urgentemente e in maniera concertata per gestire i flussi migratori in modo tale da mettere in primo piano la dignità umana e la preservazione della vita dei migranti.