Con la danza sportiva paralimpica è possibile superare ogni limite, abbattere barriere mentali e fisiche permettendo alle persone con disabilità sensoriali, fisiche o intellettive, di esprimere le proprie emozioni, al di là di quel che, spesso, si è indotti a pensare.
Promuovere l’inclusione e la celebrazione delle diversità con la danza sportiva paralimpica
Il talento e la passione sono due caratteristiche che possono appartenere a tutti gli individui, nonostante un qualsiasi limite fisico. La danza può essere uno sport per ogni età, genere e abilità, senza barriere né confini: tutto questo è possibile grazie alla FIDS, Federazione Italiana Danza Sportiva, l’organo principale che coordina e organizza la danza sportiva paralimpica, e non, in Italia.
La danza raccontata da due campioni: Eugenio Migliaccio e Giorgia Miele
Eugenio Migliaccio e Giorgia Miele, nell’intervista per “Ultima Voce”, hanno messo in luce come la danza sportiva paralimpica annulli le differenze attraverso l’utilizzo di tutti i sensi e si apra a nuove forme di comunicazione, basate sulla fiducia e sulla condivisione di sensazioni ed esperienze vissute.
Ciao Eugenio, piacere di conoscerti, ci parleresti un po’ di te e della tua vita?
«Ciao a tutti, mi chiamo Eugenio Migliaccio e sono un ragazzo di 24 anni con tetraparesi spastica fin dalla nascita. Una patologia molto severa che non ti permette di usare tutti e quattro gli arti e non hai il controllo del proprio corpo. Sono studente universitario e pratico due sport: boccia paralimpica e danza sportiva paralimpica, in carrozzina elettrica».
Quando è iniziata la tua esperienza come ballerino?
«La mia esperienza con la danza sportiva paralimpica ha avuto inizio nel 2014. Fortunatamente, non ho notato un atteggiamento di chiusura verso questa mia iniziativa da parte di nessuno. Anzi, la proposta di iniziare a danzare, attraverso la danza sportiva paralimpica, mi è stata fatta dal mio attuale insegnante di ballo ed io ho accettato subito».
Cosa significa per te danzare e quali difficoltà hai dovuto affrontare?
«Danzare mi piace tantissimo, mi permette di sentirmi libero e vivo e mi ha dato la possibilità di conoscere persone e nuovi paesi del mondo. Come tutti gli sport, la danza sportiva paralimpica, richiede molto allenamento, solitamente due volte a settimana per circa un’ora e mezza, e tanta coordinazione, per me molto difficile».
Ci racconteresti la tua esperienza con la Federazione Italiana Danza Sportiva?
«Dall’inizio della mia esperienza con la danza sportiva paralimpica ho partecipato a molte gare. Sono campione italiano dal 2014, ho fatto una gara internazionale dove mi sono classificato al secondo posto e ho partecipato ai mondiali classificandomi dodicesimo. Per i risultati raggiunti fino ad oggi, e per quelli che verranno in futuro, devo ringraziare la FIDS, oltre al mio insegnante, Rocco Evangelista, della scuola di danza “Shall We Dance”, con sede a San Giorgio a Liri».
Com’è il rapporto con la tua ballerina? Hai sempre danzato con lei o hai avuto altre esperienze con altre ballerine?
«Ho un bellissimo rapporto con la mia attuale ballerina, Giorgia Miele. Dal 2014 ho avuto l’opportunità di danzare con diverse ballerine, ma ho sempre avuto un buonissimo rapporto con ognuna di loro».
Eugenio Migliaccio ha ben chiari i suoi obiettivi futuri e di un’altra cosa è certo: lo sport è vita e consiglia a tutti di trovare la propria passione. La danza sportiva paralimpica, al tempo stesso uno sport e un’arte, ha permesso ad Eugenio di essere una persona migliore, fortificando il proprio carattere, e migliorando le sue capacità di coordinazione. Inoltre, la danza gli ha consentito di sviluppare consapevolezza con la spazialità, muovendosi in armonia con la musica, e di realizzare una maggiore inclusione, attraverso la collaborazione con diverse ballerine.
La danza sportiva paralimpica e il racconto della ballerina Giorgia Miele
La danza inclusiva persegue una trasformazione sociale in risposta alle difficoltà di inclusione presenti, sempre più spesso, nella nostra società attuale. Attraverso la danza paralimpica i ballerini interagiscono fondendosi attraverso corpi, in piedi o in sedia a rotelle, braccia e ruote, in perfetta sinergia e danzando con leggerezza e passione.
Ciao Giorgia, piacere di conoscerti, quando è iniziata la tua esperienza in coppia con Eugenio?
«Ciao a tutti, ho conosciuto Eugenio un anno fa per un susseguirsi di coincidenze. Eugenio aveva bisogno di una nuova ballerina e quando mi è stata proposta l’esperienza della danza sportiva paralimpica ho pensato che potesse essere una bella occasione di vita e un’esperienza coinvolgente, non avendo mai ballato prima con un ragazzo in sedia a rotelle».
Pensi che questa esperienza ti abbia arricchita, da un punto di vista personale e professionale?
«Sì, dal punto di vista personale mi ha aiutata a mettermi nei panni di chi, nella vita di tutti i giorni, incontra difficoltà diverse da quelle che incontro io. Per quanto riguarda invece il punto di vista professionale, danzare in coppia mi ha insegnato a tener conto delle esigenze del mio compagno sotto il profilo delle connessioni e della partnership. Con Eugenio ci siamo trovati bene e capiti sin da subito».
Da quanto tempo danzate insieme, quali e quanti successi avete raggiunto e quali sono i prossimi obiettivi?
«Io ed Eugenio danziamo insieme da circa un anno. Abbiamo danzato insieme per la prima volta ai Campionati Assoluti svoltisi a Riccione a febbraio 2023, riuscendo poi ad entrare nel Club Azzurro e a partecipare a gare internazionali. Abbiamo partecipato infatti a due tappe del Word Para Dance 2023: in Polonia a giugno e a Praga ad ottobre. In quest’ultima ci siamo classificati al 2° posto. I prossimi obiettivi sono quelli di provare ad ottenere buoni risultati sia in ambito nazionale che in ambito internazionale come la scorsa stagione».
L’esperienza di Eugenio Migliaccio e Giorgia Miele ci ha confermato che, con impegno e dedizione, è possibile raggiungere grandi successi e ricordare che i limiti sono soltanto nella nostra mente. La danza sportiva paralimpica e la danza inclusiva dimostrano che non esistono canoni precostituiti o limiti per esprimersi danzando. La forza sta nell’inclusione e nel sensibilizzare la società ad andare oltre le apparenze, capire che anche un ballerino con disabilità può esprimere il proprio talento, può danzare e può emozionare, al pari di qualunque altro ballerino.
La danza ci ha dimostrato quanto possa essere semplice e concreta l’inclusione e la collaborazione tra realtà diverse, attraverso l’eliminazione di preconcetti e pregiudizi. Affinché la società del domani sia migliore di quella attuale, bisogna ricordare che avere un corpo con disabilità non significa avere un corpo limitato e limitante, ma una opportunità di fare le cose in modo diverso.
Un grande in bocca al lupo ad Eugenio Migliaccio e Giorgia Miele per tutto quello che verrà.
Lucrezia Ciotti