Italian, Italian Any Other, Italian Neapolitan or Italian Sicilian: that is the question!
Un bel dilemma davvero, quello posto da alcune scuole inglesi nei moduli di iscrizione on line. Non si tratta dell’ennesima bufala sul web, le cose stanno proprio così. Alcune circoscrizioni scolastiche di Gran Bretagna e Galles hanno pubblicato i moduli d’iscrizione che tiene conto di una discutibilissima quadripartizione etnica (?) degli studenti figli di immigrati italiani. “E’ stata operata questa scelta per evitare discriminazioni e promuovere l’integrazione”, chiosano i saggi maestri inglesi. A quanto pare, questo tipo di schedatura pare sia una prassi basata su “sondaggi”, forniti poi a un Ente esterno il cui compito pare sia verificare che non sia escluso nessuno per la propria etnia. Bene, crediamoci.
E allora perché solo napoletani e siciliani? Perché mancano i sardi, o i bergamaschi e chi sono gli italiani e gli italiani “any other”? Forse i nostri figli, tra i banchi di scuola, diventano magicamente dei prodotti tipici e non ce ne siamo mai accorti? Fatto sta che nel dubbio se davvero cadere in basso e rispondere cliccando su una delle quattro sigle – Ita, Itaa, Itan, Itas – i genitori coinvolti nell’amletico dubbio si sono giustamente indignati, riportando il caso all’attenzione dell’ambasciatore Pasquale Terracciano, il quale ha prontamente inviato una nota verbale al Foreign Office in cui, non senza sarcasmo, si fa presente che “l’Italia è unificata dal 17 marzo 1861”.
Razzismo? Ignoranza? Dall’ambasciata fanno sapere che si tratta di iniziative singole, di alcune realtà locali, giustificate dall’intenzione di tutelare chissà quali esigenze linguistiche – che poi, uno studente siciliano o napoletano che sia, dovrà pur parlare inglese nei territori della perfida Albione, no? – , ma che sia razzismo o pura e semplice ignoranza, il risultato è comunque discriminatorio. Nella nota al Foreign Office è stata richiesta la “rimozione immediata” della pseudo distinzione etnico-linguistica anche perché, pur etichettato come buona intenzione goffamente riuscita, l’iniziativa giunge in una fase storica molto delicata per via del post Brexit e di tutto ciò che il divorzio dall’Ue comporta, politiche d’immigrazione incluse.
Un’iniziativa a carattere sporadico e locale? Tutto lascia supporre di no. La stessa classificazione in “minoranze etniche” è stata riscontrata nei moduli di parecchie scuole pubbliche di Gran Bretagna e adottato persino dal Dipartimento dell’educazione del governo del Galles. Pur percorrendo la strada dell’errore in buona fede, non è di fatto ammissibile una scarsa – o nulla – conoscenza della realtà italiana, ben diversa da pizza spaghetti, mandolino e padrino che emerge anche da un solo modulo di iscrizione a scuola. Quest’ultima, per natura preposta a istruzione e formazione della coscienza di futuri cittadini, non può “concedersi il lusso” di una visione tardo ottocentesca di un Paese vicino. E’ intollerabile. La pensa così Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, che non accetta le pubbliche scuse successivamente arrivate dal Foreign Office.
Per quanto il ministero di Sua Maestà abbia ammesso di aver commesso un clamoroso errore, per de Magistris – si legge su www.rainews.it – “non ci sono scuse che tengano. Non oso immaginare che sottospecie di cultura promani da tali scuole ed università. Quando ho letto questa notizia ho provato vergogna per loro e pena per la profonda ignoranza di cui sono permeati (…) solo gli ignoranti disconoscono quanta immane cultura e millenaria storia dell’umanità si rinvengono nella Magna Grecia, nella città di Napoli, nel Sud e nella Sicilia. Non ci sono parole per commentare una tale forma di ignoranza e di razzismo”.
Inutile ribadire che l’accaduto, trend topic del giorno sui media nazionali, abbia prestato il fianco a elementi della Regione Veneto ,come Roberto Ciambetti, che quasi giustificano una simile distinzione adducendo come prova regina gli esiti delle prove Invalsi 2016, le quali hanno evidenziato un netto divario tra le scuole del Nord e quelle del Sud Italia, con i risultati migliori delle prime sulle seconde. Che vuole che sia, caro Ciambetti? Si vede che con la buona scuola, dal Sud inviamo docenti brillanti! Ed effettivamente, in questi tempi di massiccia diaspora, non sarebbe il caso di delocalizzare nel tardottocentesco Regno Unito la ministra Beatrice Lorenzin (con materia prima al seguito e locandine fertili, ovvio), il museo Lombroso e – perché no? – lo stesso Ciambetti?
Alessandra Maria