Come di consueto, a fine dicembre, il Premier in carica terrà una conferenza stampa. Quest’anno, però, la maggioranza dei giornalisti ha scelto di non presentarsi di fronte a Meloni.
Cosa c’è alla base di questo scontro?
I giornalisti disertano la conferenza stampa annuale del governo Meloni.
Generalmente, alla fine di dicembre, l’esecutivo discute con i giornalisti i risultati dell’anno in chiusura e si affaccia a quello successivo.
Quest’anno, però, la conferenza – slittata dal 21 al 28 dicembre per motivi di salute di Meloni – potrebbe essere segnata dall’assenza di gran parte dei giornalisti.
Questi, infatti, guidati dal sindacato di settore (FNSI) e dalle Associazioni regionali, hanno scelto di non presentarsi presso l’aula dei gruppi parlamentari alla Camera.
Parteciperanno, invece, a una protesta simbolica, alla quale potrebbero seguire uno sciopero e dei presidi di fronte alle prefetture.
“No alla legge bavaglio”: giornalisti denunciano la censura
Gli episodi di scontro tra il governo Meloni e la stampa sono stati numerosi, nei mesi passati.
Ma l’ultimo, riguardante la cosiddetta “legge bavaglio“, sembra aver portato a uno strappo definitivo nei rapporti.
Lo scorso 19 dicembre, la Camera ha approvato l’emendamento di Enrico Costa (partito di Azione) alla legge di delegazione europea, ossia l’annuale legge che recepisce le le direttive di Bruxelles. Tale emendamento modifica il codice di procedura penale, e introduce il divieto di pubblicazione “integrale o per estratto” dei testi di ordinanza di custodia cautelare.
Secondo Costa, la legge ha lo scopo di attuare la “direttiva sulla presunzione di innocenza“.
Ma, secondo i giornalisti, si tratta di un bavaglio alla stampa.
Infatti, se prima i cittadini potevano accedere agli atti processuali tramite i giornali; ora non potranno più essere informati su tutto ciò che è incluso nel testo di un’ordinanza di custodia cautelare. Ovvero: arresti, interrogatori, intercettazioni, perquisizioni disposte dai pubblici ministeri.
Tutto ciò, sarà pubblicabile solo dopo l’inizio del (eventuale) processo.
La segretaria generale di FNSI, Alessandra Costante, è subito intervenuta rivolgendosi al Presidente della Repubblica Mattarella.
Chiediamo fin d’ora al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare una legge che potrebbe essere fonte di immani distorsioni dei diritti
Si tratta di un provvedimento liberticida non solo nei confronti dell’articolo 21 della Costituzione, ma anche nei confronti delle libertà individuali. È pericolosissimo che non si sappia se una persona viene arrestata o meno. E non è pericoloso solo per la libertà di stampa, è pericoloso anche per lo stesso destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere
Il ricordo delle dittature, dei desaparecidos, delle persone che alle porte dell’Europa vengono fatte sparire senza che nessuno ne sappia nulla, deve far crescere la nostra attenzione.
Ma anche quella dei direttori dei giornali, che devono essere al fianco dei colleghi in questa lotta, e delle istituzioni
La “legge bavaglio” promossa e sostenuta dal partito di Meloni, Fratelli d’Italia, è il motivo principale per il quale, quest’anno, i giornalisti disertano la conferenza stampa del 28 dicembre.
FNSI, infatti, ha accusato il governo di essere “espressione di una maggioranza che vuole stringere il bavaglio intorno all’informazione“.
A fianco della Federazione contro il “provvedimento liberticida” anche: le Associazioni regionali di Stampa, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti (Odg), l’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati (UNGP), l’associazione GiULiA Giornaliste (Giornaliste Unite Libere Autonome) e altre sigle minori, in difesa della libertà di stampa.
Giornalisti disertano la conferenza: “ecco perché non andare”
L’associazione per la libertà di stampa Articolo21 ha pubblicato, sul suo sito, una lettera dal titolo “Perché, per una volta, non bisogna andare alla conferenza stampa del capo del Governo”. Nell’articolo, sono elencate diverse ragioni che hanno spinto i giornalisti a scegliere di non presentarsi in aula.
Non bisogna andare perché Meloni, di fatto, non ha mai accettato un confronto franco e magari anche aspro con la nostra categoria
[…]
Non bisogna andare perché non bisogna dare l’impressione della normalità quando di normale, nella nostra quotidianità, non è rimasto più quasi nulla
[…]
Non bisogna andare perché il Parlamento è stato, di fatto, esautorato a colpi di decreti e fiducie (lo abbiamo sempre detto e scritto, chiunque si comportasse nello stesso modo, pertanto abbiamo le carte in regola per esprimerci anche in questo caso)
[…]
E non bisogna andare, in conclusione, perché a queste ragioni se ne sommano altre mille e non possiamo essere noi a sostituirci a un’opposizione drammaticamente divisa e troppo spesso assente
La lettera termina, infine, con un appello alla Premier Meloni.
Una bella sala vuota.
Quando la Signora presidente del Consiglio (rigorosamente al femminile) accetterà di dialogare con noi in un clima proficuo e rispettoso verso chi ci legge e ci ascolta, torneremo a porle domande. Fino a quel momento, riceverà, in cambio del suo atteggiamento, le nostre legittime critiche e il nostro doveroso silenzio
Unirai: “fare il nostro lavoro e non fare politica”
Non tutti gli organi di stampa italiani supportano la scelta dei giornalisti che disertano la conferenza stampa di Meloni.
Tra questi, ci sono i giornalisti di Unirai (liberi giornalisti Rai) che, in una nota, hanno criticato i colleghi.
I liberi giornalisti di Unirai parteciperanno alla conferenza stampa della presidente Meloni. E invitiamo tutti i colleghi, che si sentono lontani da ogni strumentalizzazione, a fare lo stesso. Per fare il nostro lavoro, che è quello di chiedere e spiegare i fatti e non di fare politica
Il 28 dicembre, alla conferenza stampa della presidente del consiglio Meloni, non andranno i giornalisti di area governativa. Ma tutti i colleghi che vogliono informare gli italiani su questioni fondamentali per il loro futuro.
E propongono di partecipare alla conferenza stampa di fine anno come atto di democrazia e di correttezza per milioni di italiani che hanno il diritto di essere informati su dove sta andando il nostro Paese, e sul fondamentale ruolo dell’Italia nell’ambito della politica internazionale in questo delicato momento storico
Inoltre, per quanto riguarda l’emendamento Costa, Unirai non concorda sul fatto che si tratti di un bavaglio alla stampa.
Della norma Costa, che prevede nuove regole sulla pubblicazione di atti e provvedimenti giudiziari, si può discutere tra organismi di categoria e politica, per trovare un giusto equilibrio. Ma senza estremismi, non richiesti e pretestuosi.
Il nostro sindacato è nato proprio per questo: per cercare un dialogo costruttivo, inclusivo, lasciando da parte faziosità e divisioni che non possono rappresentare tutti i giornalisti italiani. Per questo sosteniamo la necessità che tutti i cittadini del nostro Paese possano fruire di un’informazione corretta e finalmente pluralista
Nel frattempo, la Federazione Nazionale ha annunciato che il prossimo 3 gennaio sarà convocata la Conferenza dei Comitati di redazione, per stabilire lo svolgimento di uno sciopero generale “contro la censura di Stato e per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione“.