Natale si avvicina e scegliere i giocattoli giusti risulta sempre più difficile. Soprattutto se questi riflettono gli ideali sessisti e arretrati della società odierna.
Sin dall’avvento delle pubblicità dei giocattoli sui piccoli schermi, era possibile notare l’enorme divario tra i regali proposti per un genere o per l’altro. Fornelli, stracci e bambolotti era destinati esclusivamente ad un pubblico femminile. Al contrario, ai bambini era concesso divertirsi con macchinine, soldatini e supereroi.
“Sono solo degli stupidi giocattoli!” direte voi. Eppure numerosi studi hanno dimostrato come le caratteristiche stereotipate dei due generi, vengano attribuite all’ambiente circostante. Aspetto analizzato anche dalla pedagogista e scrittrice Elena Gianini Belotti nel suo celebre libro “Dalla parte delle bambine“, in cui affermava:
“Finché le origini innate di certi comportamenti differenziati secondo il sesso restano un’ipotesi, l’ipotesi opposta che siano invece frutto dei condizionamenti sociali e culturali cui i bambini vengono sottoposti fin dalla nascita rimane altrettanto valida. […] Ammesso che ve ne siano, non è in potere di nessuno modificare le eventuali cause biologiche innate, ma può essere in nostro potere modificare le evidenti cause sociali e culturali delle differenze tra i sessi”.
Sono infatti innegabili le differenze tra i due generi, ma è altrettanto vero che queste continue influenze da parte dell’ambiente circostante sin da piccoli, contribuisce ad un divario di genere che alimenta stereotipi nocivi e inutili. Aspetto che nel 1959, spinse Ruth Handler, la creatrice dell’iconica Barbie, a portare sul mercato qualcosa di estremamente innovativo per l’epoca.
Una bambola nata dal desiderio di smantellare quell’idea malata di donna relegata a casa nel solo ruolo di madre e casalinga, donando alle bambine di tutto il mondo delle rappresentazioni diverse a cui aspirare. Pallavolista, pediatra, insegnante, presidente, cantante, astronauta. Non ci sono limiti quando si parla di sogni, e in questo caso l’azienda di giocattoli Mattel ha proprio fatto centro.
Eppure, quando prendendo portafoglio e lista dei regali, si corre tra i reparti dei giocattoli di oggi, quello che salta all’occhio è una divisione sessista da far accapponare la pelle. A partire dalla scelta dei colori, rigorosamente rosa e azzurro, che mirano ad indirizzare i genitori verso un giocattolo oppure un altro. Ma ciò che sembra banale e superficiale come il colore rosa, è invece ciò che maschera il reale scopo della cosiddetta pinkizzazione. Un fenomeno che maschera giocattoli sessisti, come la macchina del bucato in miniatura o lo straccio addirittura firmato, tramite diverse tonalità di rosa per farlo diventare più attraente e adatto ad un pubblico totalmente femminile.
Al contrario, cambiando corsia troviamo tonalità decise di azzurro e di blu, che portano all’acquisto di stereotipi in scatola travestiti da giocattoli: armi, costruzioni, trenini o macchinine, supereroi e soldatini. Ogni singolo oggetto è mirato alla consolidazione dell’immagine antiquata e tossica dell’uomo tutto d’un pezzo, che si vede costretto a salvare le famose fanciulle in difficoltà poiché: “Si sa, il maschio è il sesso forte!”.
Non solo però, esistono queste distinzioni malate e stereotipate della caratterizzazione dei due ruoli di genere, bensì se qualcuno malauguratamente decide consapevolmente di fare una scelta differente per il proprio bambino o la propria bambina, quello che riceverà saranno solo occhiatacce e commenti acidi sul giocattolo in questione. Purtroppo, queste convinzioni sono talmente radicate nel nostro pensiero e nella nostra società, che nel momento in cui arriverà una bimba piena di sogni che chiede ai suoi genitori di ricevere per Natale il suo supereroe preferito, è molto probabile che la risposta sarà negativa.
Questi preconcetti e questi giocattoli tossici, rischiano solo di contribuire agli stereotipi che al giorno d’oggi si cerca di debellare con continue lotte e proteste femministe. Spesso i più piccoli vengono sottovalutati, ma sono proprio loro il nostro futuro e la speranza di un mondo migliore.