Da oggi è al via Cop28, la ventottesima conferenza sul clima. Quest’anno ha sede a Dubai e si concluderà il 12 dicembre. Tra obiettivi, speranze e ombre color petrolio, ecco tutti gli ultimi aggiornamenti.
Una premessa
Cop, ossia Conferenza delle Parti, è nata nel 1992 a Rio de Janeiro per volontà dell’Onu con il chiaro obiettivo di ridurre le emissioni dei gas serra per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e si riunisce ogni anno in un luogo diverso. Tuttavia, nonostante l’impegno formale di tutti gli Stati membri, i risultati sono ancora lontani dall’essere soddisfacenti. È per questo che la speranza per una reale e concreta svolta è tutta riposta nell’edizione di quest’anno. Infatti, proprio oggi è al via Cop28 che si concluderà il 12 dicembre. I dubbi sulla reale incisività di questa Conferenza, però, sono molti e, per alcuni, non fanno ben sperare. Ma andiamo con ordine.
Al via Cop28, ecco come si presenta
Cop28 promette di essere un’edizione scintillante, ricca di buoni propositi e progetti per il futuro. Il sito che ospiterà i vertici, le conferenze, le riunioni e i meeting è a dir poco avveniristico. Il tutto si svolgerà a Expo City Dubai, alimentata a energia rinnovabile e servita da una metropolitana di ultima generazione per consentire a ogni visitatore di raggiungere l’area in modo green. Inoltre, è stato inaugurato pochi giorni fa il più grande parco fotovoltaico al mondo. Si tratta di più di 4 milioni di pannelli fotovoltaici distribuiti su una superficie di 20 km2 di deserto, situati ad appena 35 km da Abu Dabi.
A parole, COP28 promette di essere un momento fondamentale per fare il punto sui (pochi) progressi compiuti sugli Accordi di Parigi, firmati nel 2015. Con questi, il mondo si era impegnato a mantenere l’innalzamento della temperatura media globale al di sotto di 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale. Obiettivo dal quale siamo ben lontani. E a dimostrarlo c’è il 2023, l’anno più caldo mai registrato, con ben due ciliegine sulla torta: il 4 luglio, con la temperatura media globale più alta di sempre, e il 17 novembre, quando la temperatura media globale ha superato di 2 gradi quella dell’era preindustriale. Come dire… non esattamente segnali incoraggianti.
Gli obiettivi di Cop28
In ogni caso, proprio perché finora i progressi, che pur ci sono stati, non sono sufficienti, la Cop di quest’anno vuole essere decisiva e promuovere un insieme di iniziative concrete per raddrizzare l’ormai irreversibile rotta climatica sulla quale noi stessi ci siamo messi. Solo al termine della Cop potremo sapere se le trattative saranno state produttive ma, per ora, i tre obiettivi principali sono chiari:
- Ridurre le emissioni favorendo una rapida ed equa transizione energetica. In breve, limitare l’estrazione e l’utilizzo di combustibili fossili.
- Finanziare i Paesi più poveri affinché abbiano le risorse economiche per mettere il clima al centro delle loro politiche. Paesi più poveri che, lo ricordiamo, sono spesso quelli più drammaticamente colpiti dai cambiamenti climatici e che, purtroppo, non hanno abbastanza risorse per fronteggiarli.
- Promuovere la Cop più inclusiva di sempre inserendo nei dibattiti i giovani e le minoranze e, dunque, tenendo in considerazione le necessità di ogni essere umano.
Alla conferenza saranno presenti i rappresentanti di 198 Paesi del mondo che dscuteranno per due settimane di clima, tenendo come guida gli studi scientifici. Studi che ci dicono che stiamo viaggiando a pieno ritmo su “un’autostrada per l’inferno climatico”, per citare il Guterres di un anno fa.
Insomma, servono risposte concrete, e serve che tutte le parti in gioco (dalla politica alle imprese private, dalle industrie petrolifere ai singoli cittadini) facciano la loro parte. Ed è quello a cui punta Cop28.
Al via Cop28 tra dubbi, perplessità e qualche conflitto di interessi
Tuttavia, il bicchiere non è solo mezzo pieno. È al via Cop28 ma per molti non sarà altro che una passerella: una sfilata di bei discorsi che non daranno seguito ad azioni concrete. La perplessità maggiore è generata proprio dalla scelta degli Emirati Arabi come paese ospitante della Cop. Non perché non abbiano il diritto (e il dovere) di battersi anch’essi per il clima, ci mancherebbe. Ma perché è noto ormai a tutti che sono uno dei massimi estrattori di petrolio al mondo e che non siano particolarmente attenti a difendere i diritti umani. A questo si aggiunge il fatto che il sultano Ahmed Al Jaber oltre ad essere il presidente della Cop è anche, per pura coincidenza, l’amministratore delegato della maggiore compagnia petrolifera nazionale, la Abu Dabi national oil company (Adnoc). Che ci sia qualche conflitto di interessi?
L’ombra color petrolio dietro a Cop28
Un’inchiesta della BBC, pubblicata solo qualche giorno fa, denuncia con prove provate che Al Jaber abbia usato e voglia usare l’occasione della Cop per condurre affari in nome dell’Adnoc. Cioè per perseguire obiettivi letteralmente opposti a quelli che auspica come presidente della Cop.
Le opzioni a disposizione non sono tante: o in lui convivono un’anima da attivista climatico e una da petroliere incallito che si manifestano alternativamente, oppure qui gatta ci cova. Nessun esponente della delegazione emiratina, inoltre, ha smentito la notizia e la linea ufficiale è che “gli affari privati sono privati”, qualsiasi cosa significhi.
Comunque sia, dall’inchiesta pare che la Adnoc volesse fare accordi con la Cina e altri Paesi per incrementare il giro di affari della compagnia e dunque facendo leva proprio su quel petrolio che la Cop, almeno a parole, vorrebbe eliminare.
L’uomo e la dipendenza da oro nero
Ma noi esseri umani non ci riusciamo a stare lontani dal petrolio. È più forte di noi. Ed ecco che all’ottima notizia, passata in sordina, secondo cui il Portogallo per ben 149 ore consecutive (6 giorni!) è stato alimentato da sola energia green (notizia che dimostra che si può fare!), arriva una nuova sconcertante notizia. Il 2023 sarà l’anno record per l’estrazione di petrolio negli USA. E allora no. Non ci siamo proprio.
I grandi assenti
A generare ulteriori dubbi sull’effettiva efficacia che le trattative di Cop28 avranno, vi sono anche alcuni illustri assenti. Bastino due nomi: Biden e Xi. USA e Cina, infatti, non vedranno la partecipazione a COP28 dei loro presidenti. La geopolitica internazionale preme, le questioni interne pure e così il clima smette di essere una priorità. I due presidenti hanno già condotto alcune trattative su questioni climatiche ma, insomma, il fatto che non saranno presenti a Cop28 non è un buon segno. Il terzo grande assente, invece, sarà il Papa che a causa di uno stato influenzale è costretto a rimanere a casa anche se, pare, interverrà alla conferenza da remoto.
Sperare…
Per ora, quindi, non ci resta che porre tutte le nostre speranze in Cop28, lasciare da parte i tutti i sospetti e le perplessità che suscita quest’edizione, e auspicare in trattative efficaci e in un’azione concreta che consentano all’umanità e al Pianeta di tirare un sospiro di sollievo. Calza al pennello, in questo senso, proprio il tweet del Papa:
“Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la Cop28 porti a un’accelerazione della transizione energetica. Questa Conferenza può essere un punto di svolta”.
Ma dovremo aspettare il 12 dicembre per sapere se la sfida lanciata da Cop28 riuscirà a dare frutti. Per ora non ci resta che restare a guardare. Insomma, che Cop28 abbia inizio!