Dopo Game of Thrones (Il Trono di Spade), ormai prossima alla conclusione, la HBO, forse la casa di produzione televisiva più importante al mondo, ha deciso di puntare su un altro prodotto ad altissimo budget. Possiamo considerare Westworld l’erede spirituale di GoT perché non è solo una serie ambiziosa, ma una vera e propria scommessa. E in genere la HBO è abituata a vincere le proprie scommesse.
Come la serie tratta dalla saga di George R.R. Martin, Westworld sembra un prodotto apparentemente impossibile da portare in tv. Ma, grazie soprattutto al colosso produttivo americano, il mercato della serialità televisiva ha raggiunto vette inimmaginabili. Se si esclude il recentissimo flop di Vinyl, la HBO può vantare una serie illimitata di successi. Oz, I Soprano, Six Feet Under, The Wire sono tutte serie che hanno posto le fondamenta di questa nuova era della serialità.
Il suo ultimo prodotto si presenta come il rilancio definitivo dopo il successo internazionale senza pari di GoT.
Cosa è Westworld?
Westworld (in Italia presentata con l’improbabile sottotitolo Dove tutto è concesso) è una serie difficile da inquadrare. A metà tra le atmosfere western e quelle fantascientifiche, è quasi un unicum nel panorama cinematografico e televisivo.
Si basa su un film del 1973 (in italiano Il mondo dei robot) scritto e diretto da Michael Crichton (autore del romanzo di Jurassic Park e di E.R. – Medici in prima linea). La pellicola, pionieristica per il genere di fantascienza, fu un grande successo commerciale e divenne un cult di riferimento per l’ indimenticabile Terminator di James Cameron.
In un lontano futuro, Westworld è uno sterminato parco a tema dove uomini facoltosi pagano migliaia di dollari al giorno per vestire i panni di pistoleri del Far West. Gli ospiti del parco sono liberi di fare qualsiasi cosa vogliano. Possono semplicemente godersi il panorama e l’atmosfera, ma anche uccidere e stuprare come il peggiore dei fuorilegge.
Tutto questo è possibile grazie al fatto che tutti i personaggi all’interno di Westworld sono degli androidi sintetici estremamente realistici. Il parco, in sostanza, è un luogo dove ricreare storie avventurose ed emozionanti nella totale sicurezza.
Nel 2016, le dinamiche di cui sopra non sembrano particolarmente originali. Soprattutto se si pensa che il fulcro di tutta la vicenda è la progressiva presa di coscienza degli androidi e la loro inevitabile ribellione.
Una minestra sci-fi riscaldata condita con dilemmi etici altrettanto stantii. Il concetto del “dove tutto è concesso”, tanto sbandierato dal sottotitolo italiano, ricorda, per fare un esempio, Hostel e la trilogia del La notte del giudizio.
Nel ’73 era tutto fresco e innovativo, ma più di quarant’anni dopo la situazione è cambiata. Eppure la HBO crede molto nel progetto e la critica americana parla già di un successo annunciato.
Il pilot
Il primo episodio è uscito negli USA domenica scorsa mentre in Italia esordirà lunedì prossimo su Sky Atlantic. Dei 100 milioni di budget totali di questa prima stagione (gli stessi dell’ultima di GoT) ben 25 sono stati utilizzati per il pilot. 69 minuti in cui vengono presentati a malapena tutti i personaggi e il mondo fantastico dove agiscono.
In bella mostra entrambe le star del cast: Anthony Hopkins e Ed Harris, figure antitetiche in positivo e in negativo. Mentre centrali a livello narrativo sono la protagonista Evan Rachel Wood che interpreta l’androide Dolores e Jeffrey Wright, il programmatore ossessionato dal perfezionamento delle sue creature robotiche.
Per non dimenticare l’affascinante Thandie Newton, proprietaria di Westworld e il bel James Marsden, stereotipo del pistolero innamorato di Dolores.
Parlare del comparto tecnico è superfluo. Ideatore, sceneggiatore e regista è infatti Jonathan Nolan. Il fratello meno conosciuto del regista Christopher, molti dimenticano essere lo sceneggiatore di quasi tutti i suoi successi cinematografici, da Memento, alla trilogia del Cavaliere Oscuro a Interstellar. Una garanzia, insomma, per gli esigenti palati di HBO.
Purtroppo, però, questo primo episodio stenta a decollare. La cosa più difficile è riuscire a fare immedesimare lo spettatore in personaggi non umani. Empatizzare con una macchina, seppure identica a noi, non è affatto così scontato. Nolan, per il momento, fallisce in ciò che è riuscito agli autori di perle come Her (Lei) ed Ex-Machina.
Guardando questo pilot non si riesce ad andare oltre alla patina di finzione che caratterizza lo stesso Westworld. Tutto è costruito a tavolino, così come le emozioni che dovrebbe provare lo spettatore.
Prospettive future
Questo difetto, però, quasi sicuramente verrà superato nel corso delle dieci puntate che compongono questa prima stagione. Il percorso di crescita di Dolores sarà gestito, o almeno si spera, in maniera credibile ed empatica fino a farci percepire vividamente l’umanità che si nasconde dentro la macchina.
Forse il successo di Westworld non sarà paragonabile a quello di GoT. Ma si preannuncia senz’altro come una serie epocale, pronta a far parlare di sé. Anche perché ci sembra difficile immaginare che la HBO punti 100 milioni sul cavallo sbagliato.
articolo di Carlo D’Acquisto