Uno studio condotto presso il Center for Medical Mycology del Case Western Reserve ha individuato in un fungo che vive nell’intestino una delle cause della malattia di Crohn. Lo studio è stato pubblicato a settembre sulla rivista della società americana di microbiologia.
Cause della malattia di Crohn: cosa si sapeva
La malattia di Crohn (o morbo di Crohn) è un’infiammazione cronica dell’intestino che provoca dolori addominali, diarrea (anche con emorragie), perdita di peso e/o vomito, ma anche sintomi non localizzati all’apparato digerente come affaticamento, artriti problemi agli occhi. I medici già imputavano la malattia a una serie di concause, sicuramente c’è una base genetica e i geni responsabili sono già stati individuati ma peso importante hanno anche la dieta e le condizioni della flora batterica dell’intestino che è composta da batteri ma anche da funghi.
Cause della malattia di Crohn: cosa ha scoperto il nuovo studio
Lo studio portato avanti da diversi ricercatori tra cui i coautori Mahmoud A. Ghannoum e B. Sendid (ma nell’articolo sono riportati come contributori allo stello livello anche G. Hoaraua e P. K. Mukherjee) è stato condotto mettendo a confronto persone che hanno la malattia di Crohn, parenti di primo grado (quindi con la stessa predisposizione genetica) ma sani e persone sane che vivono nella stessa area (per escludere i fattori ambientali) non collegate alla malattia.
I risultati hanno mostrato nei malati una scarsità di vari batteri conosciuti per far parte della flora batterica “buona” e alti livelli di due batteri (serratia marcescens e escherichia coli) e di un fungo la candida tropicalis. L’escherichia coli si lega alla candida tropicalis mentre la serratia marcescens fa da ponte e vanno a formare una vera e propria pellicola che ricopre parte della parete intestinale. Per quanto riguarda in particolare il fungo tra le altre cose è stato osservato un alto livello di anticorpi anti-saccharomyces cerevisiae conosciuti per essere marcatori della malattia di Crohn associati con alti livelli di Candida tropicalis.
I risultati dello studio saranno preziosi sia per nuove terapie che per la diagnostica.
Roberto Todini