Una recente sentenza del Tar del Lazio ha recentemente fatto chiarezza sulla disparità tra i lavoratori del settore pubblico e privato. La questione centrale è rappresentata dalla visita medica di controllo domiciliare, e questa sentenza ha bocciato l’ennesimo pezzo della riforma della pubblica amministrazione targata Marianna Madia e approvata nel 2017.
Nel solito intricato labirinto giuridico, il Tar del Lazio ha recentemente sentenziato un verdetto che interessa la disparità tra lavoro pubblico e quello privato. L’assurdo divario negli orari delle visite mediche per i lavoratori in malattia è stato dichiarato incostituzionale, scuotendo il mondo del lavoro in Italia. Questa decisione è il risultato di un ricorso presentato dalla Uilpa Pp, il sindacato della polizia penitenziaria, e getta nuova luce su una questione che sembrava ignorare il principio fondamentale di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione italiana.
Le divergenze tra i controlli medici imposti al settore pubblico e privato sono diventate una chiara violazione della Carta Costituzionale, secondo il Tar. Nel settore privato, i lavoratori malati devono essere a disposizione per una visita medica nelle fasce orarie delle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. Ma per i dipendenti pubblici, le restrizioni sono notevolmente più estese: devono essere disponibili dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, praticamente il doppio delle ore richieste ai lavoratori del settore privato.
Il Tar del Lazio ha sottolineato che questa disparità è ingiustificata e mina il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione. L’articolo 3 della Carta Costituzionale è stato violato, ma non è tutto: anche l’articolo 32, che riguarda la tutela della salute, sembra essere stato compromesso da queste restrizioni eccessive. Si può quindi affermare che il mantenimento di queste differenze nell’orario di reperibilità rappresenti uno sviamento di potere, mirato a scoraggiare le assenze per malattia, un concetto in netto contrasto con l’idea di tutela della salute stabilita dalla Costituzione.
Il Tar ha sottolineato che la malattia non può essere trattata in modo diverso in base al tipo di lavoro svolto dal dipendente. La disparità nei tempi di reperibilità tra pubblico e privato è stata ritenuta un chiaro affronto al principio di uguaglianza, e le restrizioni eccessive sembrano più un tentativo di scoraggiare le assenze per malattia che una vera misura di tutela dei lavoratori.
Questo verdetto è il risultato di un lungo cammino giuridico, che ha visto la Uilpa Pp presentare il ricorso nel 2018, con l’assistenza dello studio legale Lorenzo di Gaetano. La battaglia legale si è concentrata sulla legittimità del Decreto Ministeriale n. 206 del 2017, noto come “Decreto Madia”, che regola gli orari di reperibilità e le modalità delle visite di controllo per i dipendenti pubblici in malattia. Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, ha dichiarato con orgoglio:
“A volte bisogna attendere diversi anni, come in questo caso, ma nonostante tutto si trova un giudice a Berlino. Noi lo abbiamo trovato presso il Tar del Lazio, che ha accolto integralmente le nostre tesi, e ha annullato ‘in parte qua’ il decreto ministeriale Madia-Poletti, ministri dell’allora governo Gentiloni. Non solo, ma il Tar ha anche precisato che stante l’effetto conformativo riconosciuto alla sentenza, nell’adozione del nuovo decreto non potrà non tenersi conto di quanto statuito con la decisione in parola.”
Questa decisione è un colpo critico alla riforma della pubblica amministrazione del 2017, un periodo in cui l’attenzione si era concentrata sulle inchieste penali sull’assenteismo dei dipendenti pubblici. L’obiettivo sembrava essere quello di incrementare i controlli, tuttavia, il risultato è stato ben diverso: una norma illegittima che ora è stata parzialmente annullata.
Il Tar del Lazio ha scosso le basi di una disparità che sembrava ormai radicata nella legge italiana, invocando il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione e riaffermando l’importanza della tutela della salute dei lavoratori. Questa sentenza ha il potenziale per creare un impatto duraturo sul modo in cui i lavoratori in malattia sono trattati in Italia, offrendo un raggio di speranza per una maggiore equità tra i settori pubblico e privato.