Il sindacato della Polizia Penitenziaria di Trapani denuncia l’aumento di criminalità nelle carceri italiane dove i detenuti stanno prendendo il controllo del sistema carcerario.
L’aumento della criminalità nelle carceri italiane allarma la stessa Polizia Penitenziaria, il cui sindacato UIL a Trapani ha lanciato un segnale di allarme.
A rappresentare il sindacato è Marcello Veneziano che ha evidenziato un preoccupante aumento della criminalità all’interno delle carceri italiane.
Nel sistema carcerario vige il reato di tortura in cui polizia e carabinieri posso incorrere qual ora dovessero intervenire in una situazione violenta con ulteriore violenza. In particolare, la norma prevede la reclusione da quattro a dieci anni, per chiunque, con violenze, minacce gravi o con crudeltà, provochi a una persona privata della libertà o affidata alla sua custodia “sofferenze fisiche acute” o un trauma psichico verificabile.
Secondo quanto affermato da Veneziano, a causa di tale reato la Polizia Penitenziaria incapace di intervenire, il che porta i detenuti a considerarlo come una vulnerabilità che possono sfruttare per esprimere le tensioni e i disagi causati dalla situazione carceraria quotidiana. Sempre secondo Veneziano, il sistema carcerario risulta quindi essenzialmente controllato dai detenuti, in gran parte a causa delle restrizioni imposte alla Polizia Penitenziaria. In quanto si tratta di restrizioni che includono la minaccia dell’incriminazione per tortura per il personale che interviene.
Il carcere di Trapani ha visto nell’ultimo periodo diverse insurrezioni da parte dei detenuti. Ne è un esempio la violenta protesta inscenata lo scorso 12 ottobre.
I detenuti erano usciti dalle celle occupando interamente un piano della struttura. Avevano bloccato l’ingresso al personale preparando lo scontro con la Polizia Penitenziaria.
È normale, quindi, che sia stata fatta presente la paura di coloro che lavorano nelle carceri. Sicuramente avere a che fare con i detenuti è un lavoro difficile e pericoloso. Tuttavia, le leggi esistono per un motivo, e si collegano ai numerosi casi di cronaca che vedono come protagonista le forze dell’ordine e l’abuso di potere sui detenuti. Eliminare la legge sulla tortura potrebbe lasciare carta bianca a chi già di per sé riveste un ruolo di potere.
È di certo necessario un intervento che garantisca maggior spazio di manovra e maggiori tutele alla Polizia Penitenziaria e ai Carabinieri che in caso di difficoltà devono avere gli strumenti adeguati a difendere sé stessi e gli altri. Bisogna, però stare attenti a ciò che si chiede: abolire una legge sulla tortura rischia di legittimare all’uso di un’eccessiva violenza sui detenuti.
È importante riconoscere e condannare i casi di tortura, che purtroppo continuano a verificarsi tra coloro che sono sotto la custodia dello Stato. Aiutare chi lavora giornalmente per garantire sicurezza ai cittadini non deve necessariamente mettere a rischio la sicurezza dei detenuti.