Cambiano le regole per l’accoglienza dei migranti a New York. La Grande Mela, nel tentativo di fronteggiare la crisi migratoria, ha imposto un limite di permanenza di 60 giorni nei centri d’assistenza per le famiglie ospitate; dopo questo periodo gli oltre 64mila che usufruiscono dei centri, dovranno rinnovare la richiesta di assistenza o cambiare sistemazione. Le nuove norme sono state introdotte a causa dei fondi comunali gravemente insufficienti.
L’emergenza migranti a New York
La Grande Mela è nel pieno di quella che si può definire come una vera e propria crisi migratoria. Con oltre 64mila rifugiati la città è in grande difficoltà, le strutture d’accoglienza non sono più sufficienti per tutti e i fondi dell’amministrazione comunale scarseggiano; per questo il sindaco Eric Adams, democratico, ha annunciato che saranno introdotte nuove norme per i migranti a New York. Le famiglie ospitate nei centri d’accoglienza potranno usufruire di questi servizi solo per 60 giorni trascorsi i quali dovranno rinnovare la richiesta di assistenza, o trovare una nuova sistemazione. Anche se per il momento i provvedimenti sembrano essere indirizzati solo ai rifugiati senza bambini e agli adulti, il problema non va comunque sminuito: New York è una delle città con il maggior numero di senzatetto al mondo e con i costi di affitto più alti. Capiamo bene quindi che per la maggior parte dei migranti sarà oltremodo difficile trovare una sistemazione alternativa ai centri di accoglienza e quindi non potranno far altro che unirsi a quel numero già troppo elevato di persone che sono costrette a vivere in strada.
Più volte il sindaco della città statunitense ha provato a richiedere fonti federali per risolvere o, più realisticamente, tamponare il “problema migranti”, ma da Washington per ora non è arrivato nulla. Inoltre le nuove norme introdotte da Adams sono di fatto un tentativo di scoraggiare il flusso di migranti (molti dei quali provenienti dal Messico) verso New York. Il sindaco newyorkese a fine settembre aveva dichiarato infatti che si trattava di una situazione “insostenibile, che rischia di distruggere New York“, aggiungendo poi che “se ora le persone capiscono che non è garantito un posto dove stare, il flusso diminuirà”. Posizione condivisa dalla governatrice Kathy Hochul, che ha dichiarato: “non vogliamo che nessuna famiglia finisca per strada, non vogliamo che non succeda niente ai bambini, ma vogliamo anche che il mondo sappia che ci deve essere un limite a questo”.
Una crisi che divide i Democratici
Se il sindaco Adams e la governatrice Hochul sono sulla stessa linea d’onda, non si può dire lo stesso di tutto il blocco democratico. In particolare gli esponenti più vicini ai gruppi per i diritti dei migranti contestano più o meno fortemente l’operato delle autorità newyorkesi. La presidente della Commissione immigrazione presso il consiglio comunale della città, Shahana Hanif, si è espressa contro la nuova normativa, parlando di “misure non ben pensate e con ripercussioni pericolose“, riferendosi al correlato aumento di senzatetto per le strade. Non sono poi mancate le critiche di molti locali più sensibili alla questione migranti, causando un calo di gradimento nei confronti del sindaco Adams e diversi appelli al presidente Biden nella speranza che vengano stanziati più fondi.
La situazione appare però in stallo. Senza ombra di dubbio la strategia della giunta newyorkese è pensata per allontanare i migranti, ma è anche effettivamente vero che senza altri fondi i centri di assistenza non durerebbero a lungo; i volontari ci sono e si impegnano, ma i pasti, le coperte e gli spazi finiscono in fretta. Gli arrivi inoltre non accennano a diminuire, e ad oggi sono gli individui che hanno raggiunto la Grande Mela in cerca di aiuto e miglior vita sono circa 100mila. Se non dovessero arrivare gli aiuti federali richiesti, migliaia di persone sarebbero costrette a scappare ancora o a vivere per strada.