La presenza di stranieri in Italia tra denatalità e povertà, riflette un aspetto importante della società contemporanea. Il calo del tasso di natalità tra le comunità straniere rappresenta un elemento significativo di questa realtà.
Mentre gli occhi del mondo sono spesso rivolti verso le crisi migratorie, in Italia c’è un ulteriore emergenza che sta avendo un impatto significativo sulle famiglie con minori: la povertà. Il recente rapporto di Caritas e Migrantes intitolato “Liberi di scegliere se migrare o restare” getta luce su questa situazione spesso trascurata. L’emergenza, come afferma il rapporto, è di natura informativa e culturale.
Il confronto tra il modo in cui i media trattano le questioni legate all’immigrazione oggi rispetto al 2013 è sorprendente. Mentre in passato c’erano drammatici racconti su Lampedusa e Cutro, oggi c’è un notevole spostamento verso un atteggiamento più allarmista. Questo cambia non solo la percezione pubblica ma anche le politiche sociali e politiche.
I dati rivelano che la popolazione straniera residente in Italia al primo gennaio 2023 è aumentata a 5.050.257 persone, con un incremento di 20.000 rispetto all’anno precedente. Il 59% di questi cittadini stranieri risiede al Nord, in particolare nelle regioni occidentali (34%) e orientali (25%). Le regioni Centro, Sud e Isole seguono con rispettivamente il 24,5%, l’11,7% e il 4,6%.
La Lombardia rimane la regione più attrattiva, ospitando il 23,1% della popolazione straniera in Italia. Seguono il Lazio (12%), l’Emilia-Romagna (11%), il Veneto (9,8%) e il Piemonte (8,2%). Tra le principali nazionalità, dopo i rumeni, che costituiscono il 20% della popolazione straniera, si trovano i marocchini e gli albanesi, rappresentanti rispettivamente l’8,4% e l’8,3% del totale. Una nota interessante è la crescita delle provenienze dal Sudest asiatico, con le persone provenienti da Bangladesh e Pakistan che stanno prendendo il posto di tunisini, senegalesi e nigeriani.
Un’altra tendenza è la diminuzione del numero di nati da genitori stranieri, scesi del 28,7% dal 2012 al 2021. Questo trend si riflette in un calo del numero di nascite da genitori marocchini (13,3%) e albanesi (11,8%). Il rapporto evidenzia che il “modello di fecondità delle straniere” si sta adattando alle sfide italiane, che non facilitano la natalità. Tuttavia, c’è anche una diminuzione del tasso di abortività, sebbene resti ancora 2,4 volte superiore rispetto alle italiane.
Nonostante queste sfide, la presenza straniera nelle scuole sta aumentando. Nell’anno scolastico 2021/2022, c’erano 872.360 alunni non italiani, un aumento di settemila rispetto all’anno precedente.
Per i lavoratori non-UE, il tasso di occupazione è solo leggermente inferiore alla media nazionale (59,2% contro il 60,1%). Questi lavoratori continuano a svolgere un ruolo importante nei settori chiave, con un aumento dell’occupazione nel turismo, nella ristorazione e nella costruzione. In particolare, il settore agricolo registra la maggiore incidenza di lavoratori stranieri, rappresentando il 39,2% del totale. Tuttavia, l’87% degli occupati stranieri è dipendente, e il 75,2% dei non-UE è operaio, un tasso significativamente superiore rispetto agli italiani. La forza lavoro straniera tende ad essere meno istruita e meno pagata rispetto ai lavoratori autoctoni.
Nel settore sanitario, nel 2022 c’erano 77.500 professionisti sanitari di origine straniera in Italia, tra cui 22.000 medici e 38.000 infermieri. Tuttavia, una sfida importante è che nessuno di loro può partecipare ai concorsi per il Servizio sanitario nazionale, il che ha portato al ritorno del 30% di questi professionisti nei loro paesi di origine negli ultimi sei anni.
La povertà è un tema cruciale. Secondo l’Istat, circa 1,6 milioni di stranieri residenti in Italia vivono in uno stato di povertà assoluta, con oltre 614.000 nuclei familiari che rappresentano circa un terzo delle famiglie povere in Italia. La percentuale di stranieri che non hanno accesso a un livello di vita dignitoso è cinque volte superiore a quella registrata tra i nuclei familiari italiani. La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente aggravato questa situazione, e tra le famiglie straniere con minori, la povertà colpisce il 36,2% di loro, oltre quattro volte la media delle famiglie italiane con figli.
Infine, un dato di rilevanza è la composizione religiosa. Il 53,5% degli stranieri residenti in Italia sono cristiani, con oltre un milione e mezzo di ortodossi e poco meno di un milione di musulmani. Gli effetti delle guerre, violenze e persecuzioni in Medio Oriente sono chiaramente visibili in questi numeri, con centinaia di migliaia di cristiani che hanno cercato rifugio lontano dalle loro terre d’origine.
L’Italia affronta sfide complesse legate all’immigrazione, tra cui la povertà tra le famiglie straniere, l’adattamento dei modelli di fecondità e l’integrazione economica e sociale dei lavoratori stranieri. È evidente che queste questioni richiedono una risposta ponderata, basata su dati accurati e politiche sociali mirate, al fine di creare un ambiente inclusivo e prospero per tutti i residenti in Italia.