Operazione contro il clan Di Lauro. In una drammatica escalation di eventi, 27 arresti hanno scosso il cuore della criminalità organizzata partenopea, tra le cui fila si trovano nomi già molto conosciti.
Un’alba che avrebbe fatto impallidire persino un film di mafia hollywoodiano si è consumata nelle strade di Napoli. Vincenzo Di Lauro, erede di un nome che ha terrorizzato le strade di Napoli per anni, è stato uno dei 27 individui arrestati nel corso di un’indagine portata avanti dalla Dda sotto la guida dei sostituti procuratori Giugliano e De Marco. Questo brutale colpo alla criminalità organizzata ha colpito nel cuore il clan Di Lauro, uno dei gruppo criminali di spicco del sotto-mondo camorristico di Secondigliano.
Dopo decenni di terrore e controllo sul territorio, il clan Di Lauro sembra aver intrapreso una direzione solo apparentemente insospettabile: quella imprenditoriale. Ma la loro nuova attività imprenditoriale, alimentata da finanziamenti ambigui, ha attirato l’attenzione delle autorità. Sorprendentemente, tra i finanziatori di questa operazione imprenditoriale c’era anche il noto cantante neomelodico Tony Colombo, un palermitano trapiantato a Napoli da due decenni, e sua moglie, Tina Rispoli, la vedova del boss Gaetano Marino. Entrambi sono stati tratti in arresto durante il blitz condotto dai carabinieri del Ros. Inoltre, c’è anche un autista che prestava servizio per la Direzione Distrettuale Antimafia tra gli arrestati. Per il dipendente del Ministero della Giustizia, che in passato era stato già sottoposto a una perquisizione, è stato disposto il carcere; a lui gli inquirenti contestano, tra l’altro, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il clan, tra il 2017 e il 2021, aveva messo le mani in diversi settori, investendo in società di abbigliamento e lanciando persino un marchio chiamato “Corleone”. Ma non finiva qui: avevano persino creato una bevanda energetica chiamata “9 mm”, il cui nome evocava il calibro delle pistole, secondo gli investigatori. Questo prodotto, alquanto sinistro, era riconducibile al clan fondato da Paolo Di Lauro, soprannominato “Ciruzzo o’ milionario,” detenuto dal 2005. Come detto, il blitz ha colpito anche il figlio del capoclan, Vincenzo, che era considerato la mente dietro l’espansione imprenditoriale del clan.
Gli inquirenti hanno svelato una rete di ingenti investimenti nel settore delle aste giudiziarie immobiliari, dove gli affiliati del clan ostacolavano la concorrenza attraverso minacce, costringendo gli altri partecipanti a ritirarsi. Questo permetteva al clan Di Lauro di aggiudicarsi gli immobili e finanziare ulteriori attività criminali. Era come se il clan avesse avviato una sorta di “Di Lauro spa,” investendo in attività commerciali attraverso società intestate a prestanome. Questi beni, ora soggetti a sequestro, includevano una palestra di fama, una sala scommesse e persino alcuni supermercati. Il contrabbando di sigarette dall’estero, in particolare dalla Bulgaria e dall’Ucraina, era anch’esso una parte cruciale del “core business” del clan Di Lauro, con il traffico di tonnellate di “bionde” che alimentavano i mercati illegali. Inoltre, con un investimento di mezzo milione di euro, sostenuto dai vertici del clan e da Tony Colombo e Tina Rispoli, era stata creata una fabbrica di sigarette, destinata a confezionare pacchetti di sigarette con tabacco estero da vendere sia in Italia che all’estero.
Oltre alle attività imprenditoriali, le indagini hanno svelato una lunga lista di attività illegali, tra cui lo spaccio di droga, estorsioni, minacce ai familiari di un pentito e perfino agli imprenditori coinvolti nelle aste giudiziarie. Tony Colombo e Tina Rispoli, già sospettati in passato di legami con la criminalità, erano stati coinvolti in accuse di trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio, entrambi aggravati dal metodo mafioso. Nel 2019, erano stati protagonisti di un matrimonio “trash” con tanto di corteo su una carrozza trainata da quattro cavalli bianchi per le strade di Secondigliano. Questo evento aveva creato un incredibile caos nel quartiere, con giocolieri, musica e sfilate in stile anni passati, ma aveva anche attirato l’attenzione delle autorità. L’evento non autorizzato aveva portato a multe per la coppia e al licenziamento di cinque musicisti della Penitenziaria. Era stato un momento di gloria effimero che aveva portato alla luce la rete di connessioni pericolose che circondava questi personaggi.
Questa operazione delle forze dell’ordine ha smantellato un intricato impero criminale che aveva tentato di nascondersi dietro facciate imprenditoriali, svelando i tentacoli oscuri della criminalità organizzata che ancora persistono nelle strade di Napoli. Questo evento rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità e un promemoria dell’inesauribile determinazione delle autorità a mettere fine a queste attività illegali.