Nel contesto dell’emergenza abitativa in Italia, un aspetto cruciale che merita attenzione è il ruolo delle donne nella crisi abitativa. Questa dimensione spesso trascurata rivela una serie di sfide e dinamiche uniche che affrontano le donne in questa preoccupante situazione. Esplorando questo aspetto, possiamo comprendere meglio come la crisi abitativa si intrecci con la condizione delle donne, gettando luce su una realtà complessa e articolata che richiede una risposta olistica e sensibile alle questioni di genere.
L’attuale sfida dell’emergenza abitativa in Italia può essere paragonata a un intricato puzzle composto da vari pezzi, ognuno dei quali rappresenta un aspetto critico del problema. Questo enigma, che affligge il tessuto sociale del paese, si caratterizza per la mancanza di alloggi, lunghe attese per gli alloggi popolari e l’aumento degli sfratti. Un effetto collaterale di questa situazione è la crescente precarietà abitativa che coinvolge migliaia di famiglie italiane, con particolare rilevanza nelle grandi città. Nel contesto di questa crisi, le donne emergono come figure particolarmente vulnerabili. La loro crescente presenza tra coloro che vivono da sole, specialmente tra le donne sopra i 65 anni, è un aspetto notevole. Questo gruppo demografico in aumento è confrontato con spese abitative considerevolmente più elevate rispetto ai loro coetanei in nuclei familiari più numerosi. Le sfide finanziarie legate all’accesso all’abitazione sono amplificate dal fatto che le donne, in media, guadagnano salari e pensioni inferiori rispetto agli uomini.
Nel tentativo di affrontare questa intricata tela di problemi, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stanziato 2,8 miliardi di finanziamenti per il Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare (PINQuA). Tuttavia, nonostante l’enfasi sulla parità di genere nel PNRR, mancano indicatori chiari sui beneficiari delle misure e il piano non offre un supporto specifico alle donne in questa sfida abitativa. Ciò rappresenta un’omissione significativa, considerando quanto profondamente interconnessa sia la crisi abitativa con la questione di genere.
In un contesto in cui la crisi abitativa si intreccia con la disuguaglianza di genere, è essenziale che le istituzioni definiscano obiettivi chiari di genere per guidare le misure e i progetti previsti. Questi obiettivi dovrebbero delineare chiaramente come il PNRR contribuirà a colmare i divari di genere nell’accesso all’abitazione.
In parallelo a questa crisi abitativa, l’Italia sta vivendo un cambiamento demografico e una trasformazione nella composizione dei nuclei familiari, soprattutto nelle grandi città. Questo fenomeno può essere analogamente rappresentato come un mosaico in evoluzione. Questo mosaico si forma attraverso l’invecchiamento della popolazione, il calo della natalità e l’instabilità coniugale, tutti elementi che contribuiscono al numero crescente di famiglie monoparentali.
Nelle città italiane, è evidente un aumento nel numero di famiglie con un solo membro. Questo fenomeno è plasmato da diversi fattori, tra cui l’invecchiamento della popolazione, il declino della natalità, l’instabilità coniugale e le dinamiche socio-economiche in evoluzione. Le ultime rilevazioni dell’Istat, relative al 2021, indicano che ci sono 8,5 milioni di persone che vivono da sole in Italia, con una netta prevalenza di donne. Questa tendenza è destinata a crescere ulteriormente, con previsioni che indicano un aumento sia negli uomini che nelle donne che vivono da sole entro il 2041.
Vivere da soli è un costo notevolmente più alto rispetto a vivere con altre persone. Secondo le stime dell’Istat, chi vive da solo spende in media circa 1.800 euro al mese, il 47% in più rispetto a chi vive in coppia e addirittura l’87% in più rispetto a un componente di una famiglia di tre persone. Questo aumento dei costi è principalmente attribuibile all’affitto o al mutuo, alle bollette e alle spese condominiali. Le ragioni dietro a questo divario di costo possono essere associate al fatto che chi vive da solo deve affrontare completamente tutte le spese, compresi affitto o mutuo, bollette e spese condominiali. Inoltre, le unità abitative più piccole, come monolocali e bilocali, spesso hanno costi al metro quadro superiori rispetto a unità più grandi. Le bollette, inoltre, rimangono sostanzialmente invariate per una persona sola rispetto a un gruppo di persone, poiché alcune spese rimangono fisse.
Alla luce di queste crescenti sfide economiche legate all’abitazione, le donne sono particolarmente svantaggiate, poiché hanno salari mediamente inferiori e spesso una minore alfabetizzazione finanziaria. I dati Eurostat indicano che in Italia il gender pay gap, ossia il divario retributivo di genere, è del 5,5%. Questa disparità è attribuita al fatto che le posizioni di gestione e supervisione sono in gran parte occupate da uomini, mentre le donne tendono a svolgere compiti non retribuiti come il lavoro domestico e la cura dei familiari. Inoltre, le donne trascorrono più tempo fuori dal mercato del lavoro rispetto agli uomini. Questi fattori hanno un impatto significativo sull’autonomia economica e, di conseguenza, sulla stabilità abitativa delle donne.
Per affrontare la complessità della crisi abitativa in Italia, molte donne si stanno unendo in progetti di cohousing, un approccio collaborativo all’abitare, in cui le donne contribuiscono alla creazione di un ambiente abitativo condiviso. Questo approccio comporta la condivisione di spazi comuni in un complesso abitativo, con ciascun nucleo familiare che ha il proprio alloggio privato. Il cohousing offre vantaggi in termini di costi, risparmio energetico e promozione della socialità e dell’aiuto reciproco tra i partecipanti. Nel corso degli ultimi dieci anni, diverse comunità di cohousing sono emerse in Italia, con una particolare attenzione alle donne anziane. In queste comunità, spesso una parte significativa degli abitanti ha più di 60 anni.
Tuttavia, ci sono altre problematiche relative alla crisi abitativa che colpisce particolarmente le donne: quelle senza dimora. La loro situazione è caratterizzata da una mancanza di dati aggiornati e dalla scarsa visibilità nelle ricerche ufficiali. Le ultime statistiche disponibili risalgono al 2014, con una percentuale relativamente bassa di donne tra le persone senza dimora. Per molte di queste donne, la violenza domestica è stata un fattore scatenante che le ha portate alla condizione di senza dimora. Questo può essere rappresentato come una cascata di eventi traumatici che ha spinto queste donne verso una situazione di estrema vulnerabilità. In molti casi, queste donne non hanno un luogo sicuro in cui rifugiarsi e spesso si ritrovano senza supporto, costrette a vivere in strada.
Per le donne senza dimora, l’accesso a una casa sicura rappresenta una sfida quasi insormontabile. Anche quando ricevono aiuti economici dallo stato, l’alto costo degli affitti nel libero mercato e la mancanza di garanzie lavorative fanno sì che molte di loro non riescano a trovare un alloggio adeguato. Le misure di sostegno economico esistenti, come il reddito di cittadinanza e il reddito di libertà, sono considerate insufficienti per affrontare questa crisi.
Nel tentativo di affrontare questa complessa crisi abitativa, è fondamentale considerare il ruolo cruciale delle donne. Le politiche pubbliche devono essere orientate a colmare il divario di genere nei redditi, promuovere soluzioni innovative come il cohousing e fornire un sostegno adeguato alle donne senza dimora. Solo attraverso un impegno concreto e una consapevolezza della dimensione di genere di questa crisi, l’Italia potrà sperare di risolvere l’emergenza casa e garantire un futuro migliore per tutte le sue cittadine.
In questo contesto, è essenziale che le istituzioni definiscano obiettivi chiari di genere per guidare le misure e i progetti previsti. Questi obiettivi dovrebbero delineare chiaramente come il PNRR contribuirà a colmare i divari di genere nell’accesso all’abitazione. Solo attraverso un approccio olistico e mirato, l’Italia potrà affrontare efficacemente questa crisi abitativa e offrire un futuro più sicuro per tutte le sue cittadine.