Quattro giorni dopo il Fertility Day è stato celebrato il World Contraception Day. L’Italia è il fanalino di coda in Europa per l’utilizzo dei contraccettivi e la Sicilia è la patria delle baby mamme
Perfetto. Ora che le giornate della fertilità e della contraccezione sono passate e il polverone si sta diradando è il caso di spendere due parole sull’inutilità acclarata del Fertility Day. Sono due parole che si aggiungono alle migliaia di parole già scritte da molti – in toni più o meno accesi – e rivolte alla ministra Beatrice Lorenzin e al suo staff di comunicazione. Cara ministra, per capire quanto è inutile sensibilizzare la gente a procreare basta farsi un giro da queste parti, nella terra delle baby mamme.
Non ci si scandalizzi, perché è quanto emerso durante la World Contraception Day, la giornata sulla contraccezione celebrata ovunque e che ha collocato l’Italia come fanalino di coda dell’Europa. Peggio: ha evidenziato un sintomatico divario tra Nord e Sud della Penisola, dove si concentrano zelanti e giovanissime mamme, tutte sotto i 19 anni. Per cui, perché tanta fatica nel voler tornare indietro? Si faccia un viaggio qui, da noi, dove indietro ci siamo proprio rimasti! Palermo e Catania sono le prime città italiane per numero di minorenni partorienti.
Tripudio di fertilità, o cartina al tornasole di un welfare praticamente inesistente, se si preferisce. Si fa sesso troppo presto, con una certa facilità, eppure parlarne in casa è tutt’ora tabù. Perché in fondo, ammettiamolo, vogliamo tutti la figlia “cunzata” – composta – e pudica. Queste figlie che poi scoprono la sessualità senza un adeguato bagaglio di consapevolezze mettono al mondo spesso figli della dea bendata. Perché è davvero alla fortuna che si affidano, quando si parla di contraccezione. Le baby mamme a Catania rappresentano il 2,3% del totale; a Palermo l’1,3. Seguono poi Napoli e Bari con l’1,2%. Le altre città italiane hanno un’incidenza bassa o nulla.
Beatrice, vuol convincere le coppie a procreare? Ci mandi i recalcitranti, gli insegneremo l’arte della fertilizzazione inconsapevole! Mezzogiorno a parte, ecco cosa si legge sul sito della Sigo – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia – “nel nostro Paese il 24,8% delle donne in età fertile utilizza sistemi poco sicuri per evitare una gravidanza indesiderata. Il 17,5% ricorre alla pericolosa pratica del coito interrotto, il 4,2% si affida ai metodi naturali e il 3,1% alla buona sorte o altri rimedi. La contraccezione ormonale viene scelta invece solo dal 16,2% delle italiane”. Si è fatto davvero tanto per giungere alla maternità come consapevolezza. Battaglie che altrove stanno ancora conducendo (la Repubblica di S. Marino) per giungere alla stessa meta.
Leggere il comunicato stampa divulgato dalla Sigo è a dir poco agghiacciante. Agghiaccianti le statistiche, agghiacciante la buona sorte. Agghiacciante leggere che la stragrande maggioranza di individui in età fertile, in Italia, non usa precauzioni al primo rapporto con un partner nuovo. Come se tutto si riducesse alla gravidanza. Come se il papilloma virus, l’Hiv e tante (tante!) altre malattie sessualmente trasmissibili fossero solo uno scherzo del destino che tocca sempre gli altri. C’è un disastro informativo, un divario eclatante. Insomma, c’è davvero tanto lavoro da fare, piuttosto che inventarsi un Fertility Day.
C’è, soprattutto, uno Stato che fa spallucce. Perché pure a voler mettere al mondo la prole ci vogliono doti da funambolo poi, per stare in equilibrio. Le 7819 baby mamme che hanno partorito nel 2014 avranno, sì, il bonus bebè – come ogni neomamma -, ma devono augurarsi di trovare poi un lavoro. E per trovarlo devono sperare che ancora oggi non chiedano loro l’eventuale presenza di prole, durante un colloquio. Perché un figlio distoglie dal lavoro. E le mamme che già lavoravano prima della gravidanza, tengano le dita incrociate. Non sia mai che quel guizzo di austerity investa il datore di lavoro che decide di tagliar fuori una risorsa in maternità, una spesa “a fondo perduto”. Insomma, essere mamma in Italia è una cosa per pochi folli, sprovveduti o “già-sistemati-con-posto-fisso-e-vecchio-tempo-indeterminato”. L’ultima categoria inizia ad essere una specie in via d’estinzione.
E allora non parliamo di fertilità, che forse è l’unico argomento su cui siamo tutti debitamente informati. Parliamo di progetti educazionali incentrati su sessualità ed affettività, destinati ai giovanissimi. Diciamo loro che il contraccettivo da indossare o da prendere non si chiama Tyche e non regge nessuna cornucopia. Ministra, dia slancio al ruolo che solo un Consultorio può avere in questo ambito, anziché far morire questi centri. Perché tra le mura sbiadite, nelle sale d’aspetto, ci sono ancora tante ragazzine in cerca della pillola del giorno dopo, a “fertility” avvenuta. Qui in Sicilia, in mezzo al traffico dei passeggini, c’è ancora un buon 20% di ragazze e ragazzine che sceglie di abortire, il più delle volte senza il sostegno del partner e della famiglia. Ha idea di cosa vuol dire, in una Regione che vanta l’80% di ginecologi obiettori di coscienza? Si immagina, ora che la pillola contraccettiva non sarà più gratuita (grazie a Lei), di quanto aumenteranno queste percentuali? Beatrice, quando inizierà seriamente a fare il suo lavoro? Si applichi, su!
Alessandra Maria