Alla fine, i numeri hanno dato ragione a Maurizio Landini. La manifestazione Cgil di domenica è riuscita a mobilitare 150.000 persone giunte in piazza San Giovanni a Roma per chiedere risposte concrete a problemi reali, dalla privatizzazione selvaggia della sanità, agli investimenti bloccati senza dimenticare la guerra in Ucraina. Tra i tanti ospiti presenti anche Don Ciotti, Gustavo Zagrebelsky e l’attivista bielorussa Olga Karach.
Piazza San Giovanni si riempie lentamente. I due cortei entrano in piazza e le tante delegazioni provenienti da tutta Italia prendono posizione. Sullo sfondo il rosso delle bandiere e dei palloncini, il colore della Cgil, nel contrasto con il cielo blu attorno. La manifestazione Cgil di domenica scorsa a Roma è la dimostrazione plastica e inequivocabile di come il primo sindacato italiano sia ancora capace di mobilitare migliaia di persone, non soltanto di sinistra e non solo per i concerti ma anche per una manifestazione tutta politica, la prima contro il governo.
Dopo un anno di lavoro, l’esecutivo targato Meloni ha infatti di che preoccuparsi. La soddisfazione a Corso Italia è tanta e il sindacato di Landini spera di replicare il successo di domenica in vista di uno sciopero generale, ancora da definire, portandosi dietro uno schieramento quanto più vasto possibile. Ieri in piazza c’erano tante associazioni grandi e piccole, l’Arci, Libera, Legambiente, le Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiane) e dopo tantissimo tempo si è rivisto anche un segretario del Partito Democratico. La presenza discreta ma prolungata di Elly Schlein non si è limitata all’abbraccio di rito e alle dichiarazioni alla stampa tra la folla: la segretaria dem è rimasta a lungo tra il parco e il prato ad ascoltare gli interventi dal palco.
La scommessa (vinta) della Cgil
In un paese come l’Italia, dove la mobilitazione collettiva negli ultimi anni ha rasentato l’assenteismo di massa, la manifestazione della Cgil di ieri ha dimostrato che è ancora possibile invertire la rotta, riportando la gente in piazza per protestare e manifestare contro le cose che non vanno bene alla stragrande maggioranza dei cittadini. Certamente, il percorso resta difficilissimo ma è uno modo per iniziare a fare opposizione a un governo ancora forte nei sondaggi e capace di tenere ferma a destra una buona parte dell’opinione pubblica.
La vera scommessa, però, è vedere se le piazze cominceranno a riempirsi più spesso in tutto il Paese. Se così dovesse essere, Meloni, finora agevolata da un’opposizione divisa e litigiosa, ha di che preoccuparsi. Ieri dal palco il segretario Maurizio Landini ha sottolineato che le 150mila voci raccolte a piazza San Giovanni non erano lì come singoli ma come persone unite nelle loro differenze e nella voglia di cambiare il Paese dall’orrore dei i tagli alla sanità, dei salari al palo, della cancellazione del reddito di cittadinanza, dal negazionismo climatico e così via. Il prossimo appuntamento per concretizzare quanto di buono visto ieri potrebbe essere dietro l’angolo: l’11 novembre, sempre a Roma, con l’iniziativa a difesa della sanità pubblica, un appuntamento decisivo per impedire ogni disegno di sanità privata e destinata a tutelare salute di pochi, ma soprattutto per proseguire sulla via Maestra della Costituzione nel segno di un’Italia libera da privatizzazioni e solidale con solo con quelli di sinistra ma con tutte le persone che lavorano, pagano le tasse e contribuiscono al progresso sociale, culturale e morale del nostro Paese.
Tommaso Di Caprio