Donne che sfidavano le convenzioni sociali dell’epoca, cercando la conoscenza e l’indipendenza intellettuale. Bellezze Ursini, la protagonista della nostra storia, rappresenta uno di questi personaggi affascinanti, una figura che emerge dall’oscurità del passato e che incarna la lotta per la conoscenza e la dignità in un’epoca di paura e superstizione.
Il Rinascimento, periodo di fervida crescita culturale e cambiamento sociale, non fu solo l’epoca dei grandi artisti e dei maestri dell’arte, ma anche una fase cruciale per l’alfabetizzazione femminile. Una testimonianza vivente di questa evoluzione può essere rintracciata nella figura di Bellezze Ursini, una vedova di circa sessant’anni, che risiedeva in un piccolo centro della campagna laziale.
Leggi anche “Omosessualità nel Rinascimento: il sangue degli ultimi come pittura rossa”
Ci troviamo nell’anno 1528, e Bellezze, una donna dalla reputazione ambivalente, era conosciuta principalmente come guaritrice nel suo pittoresco villaggio rurale. Tuttavia, il destino aveva in serbo per lei una triste prova: un processo per stregoneria. L’accusa venne mossa da alcuni abitanti del luogo, tra cui il prete Egidio, che la dipingeva come “una delle maggiori streghe mai esistite”, sostenendo di essere stato vittima di un malefico intruglio contenente sostanze oscure come lo sperma e il sangue mestruale.
In tutta la sua dignità, Bellezze Ursini respinse con fermezza queste gravi accuse, difendendo la sua condotta etica e professionale: “Io curo e medico ogni male, ogni infermità“, dichiarò. “So guarire le doglie francesi, le ossa rotte, chiunque fosse tormentato da presenze oscure e tante altre malattie. Non ho mai fatto nulla se non del bene“.
Nonostante la sua protesta d’innocenza, la comunità non volle ascoltarla, e Bellezze fu sottoposta a una delle forme più spaventose di tortura dell’epoca: la tortura della corda. Questo atroce metodo prevedeva il legare le mani dell’imputato dietro la schiena e sollevarlo in aria per i polsi tramite una corda e una carrucola. Inevitabilmente, la sofferenza costrinse Bellezze a fare una confessione.
Durante il suo crudele interrogatorio, Bellezze ammise di far parte di un misterioso gruppo di streghe, raccontando orrori indicibili, tra cui l’infanticidio e riti orgiastici satanici. Questa confidenza straziante sopravvive ancora oggi nella sua versione originale, offrendoci un’incredibile finestra sulla sua personalità.
Emerge chiaramente dal testo confessionale il ritratto di una donna eccezionalmente istruita per la sua epoca. Non solo sapeva leggere e scrivere, ma vantava anche di possedere un misterioso libro di 180 pagine, che affermava contenere “tutti i segreti del mondo.” Un’indicazione tangibile del suo spirito curioso e delle sue aspirazioni intellettuali, che sfuggono alla norma della sua epoca.
La sua confessione non fu sufficiente a salvarla dalla tragica fine che l’attendeva. Benché abbia supplicato pietà e perdono, Bellezze Ursini capì ben presto che sarebbe stata condannata al rogo. In un atto di disperazione e ribellione, mise fine alla sua stessa vita nella cella, traficcandosi la gola con un chiodo.
La storia di Bellezze Ursini è un’emozionante e al tempo stesso commovente testimonianza di una donna che sfidò le convenzioni del suo tempo, cercando la conoscenza e il benessere degli altri. La sua tragica fine ci ricorda che, anche in un’epoca di crescita culturale, la paura e la superstizione potevano ancora gettare ombre oscure sulla vita di individui straordinari come lei.