In un’epoca segnata da crisi, allarmi di sicurezza e la minaccia del terrorismo, la tendenza all’incremento delle misure di sicurezza e dei confini tra Stati è in costante crescita. Germania e Francia, con la loro leadership, stanno delineando una nuova direzione, quella di costruire barriere e rafforzare i controlli lungo i confini europei. Questa tendenza non si limita alle nazioni dell’Europa occidentale ma si sta estendendo ai Paesi del Nord e dell’Est, dando forma a una realtà di “muri europei” che si alzano sempre più alti e imponenti.
L’Europa sta vivendo una crisi profonda, una crisi che ha portato alla sospensione delle regole di Schengen, un pilastro fondamentale dell’Unione Europea. Sette paesi membri hanno deciso di abbandonare temporaneamente queste regole, mettendo a rischio non solo la libera circolazione delle persone, ma anche il sogno collettivo e l’identità europea di 450 milioni di cittadini. Prima che l’UE diventasse una realtà, il semplice concetto di attraversare le frontiere senza la necessità di un passaporto o il fastidio del cambio di valuta rappresentava un ideale condiviso che aveva alimentato la visione unitaria di tutti gli europei. Questi ideali sono diventati realtà grazie al Trattato di Schengen e all’introduzione dell’Euro. Ma ora, almeno uno di questi pilastri rischia di crollare, gettando un’ombra minacciosa sull’intero progetto europeo.
Tutto è iniziato in Norvegia, dove il governo ha esteso i controlli ai punti di attracco dei traghetti provenienti da Danimarca, Svezia e Germania fino al mese scorso. Ma non sono gli unici. La Svezia, preoccupata per il rischio di infiltrazioni terroristiche, ha iniziato a eseguire verifiche simili sui viaggiatori provenienti da Norvegia, Danimarca e Germania. La Danimarca, a sua volta, ha iniziato a rafforzare i controlli per chi attraversa il confine tedesco. Nel frattempo, la Bundespolizei di Berlino, lungo i suoi 815 chilometri di confine con l’Austria, richiede documenti a tutti i passaggi. La sospensione delle regole di Schengen, concessa attraverso deroghe semestrali previste dal Trattato, viene giustificata da Berlino come necessaria per gestire l’afflusso di migranti che provengono dalla Turchia e raggiungono la Germania attraverso la rotta balcanica. Tuttavia, la stessa deroga viene applicata anche alle frontiere con la Polonia e la Repubblica Ceca, dove la Bundespolizei ha ripreso i controlli per fermare i trafficanti di esseri umani. La ministra dell’interno socialdemocratica Nancy Faeser giustifica questa decisione come un approccio pragmatico per combattere in modo più efficace i trafficanti.
L’uso di queste deroghe senza comunicarlo alla Commissione e alle altre autorità europee rappresenta un colpo mortale per le regole di Schengen sulla libera circolazione.
Le deroghe e le contraddizioni sono ancora più sorprendenti se consideriamo la storia del Trattato di Schengen. Firmato nel giugno del 1985 dai capi di governo di Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo, il trattato simbolicamente è stato siglato a bordo di una nave che solcava la Mosella, al confine tra Lussemburgo, Francia e Germania. Quel trattato ha rappresentato l’idea di una convivenza transnazionale armoniosa. Ma ora, quasi quarant’anni dopo, si aggiungono nuovi “muri” alle frontiere europee.
Dopo il 1989, quando la caduta del Muro di Berlino ha segnato la fine del Patto di Varsavia e permesso l’espansione dell’Europa, i confini sembravano destinati a svanire. Tuttavia, oggi, quei muri tornano a crescere. La Lituania ha eretto recinzioni lungo il confine con la Bielorussia, mentre la Bulgaria ha fatto lo stesso al confine turco. Anche l’Ungheria, nel 2015-2017, ha costruito recinzioni al confine con la Serbia e la Croazia. Ma pochi hanno protestato quando la Francia ha recintato l’ingresso del Tunnel della Manica o quando l’Austria ha eretto un muro al confine con la Slovenia.
Il sogno di un’Europa senza barriere e senza confini sembra ora essere minacciato dai muri che crescono in lunghezza e altezza. Il futuro dell’Europa è avvolto da un’atmosfera di incertezza, e l’ombra del passato sembra allungarsi su un continente che un tempo ha sperato in una convivenza pacifica e senza confini.