“Continuano ad arrivare nel nostro paese, ci rubano risorse, lavoro e spazio vitale.”
Non ho scritto il soggetto della frase; eppure, ognuno di noi leggendola avrà quantomeno immaginato qualcuno o qualcosa che si sposta verso un “noi” chiuso in sé stesso ed impaurito.
I minori stranieri non accompagnati, tuttavia non costituiscono una minaccia, al contrario chiedono aiuto.
Piacere, siamo minori stranieri non accompagnati
Non per forza chi parte lo fa perché disperato o, meglio, non a causa di quella disperazione che solo i profughi di guerra conoscono.
A volte a partire sono donne stanche di dover obbedire a regole che impediscono loro di esprimersi liberamente. Ogni tanto a viaggiare è un padre che, prendendosi carico di tutta la famiglia, spera di potersi stabilire in un luogo che possa dare un futuro migliore alla sua famiglia, ai suoi figli. A volte a partire sono proprio quei figli, spesso minorenni, senza genitori o tutori legali: i minori stranieri non accompagnati.
Un sogno venduto senza garanzia
Nel programma serale su La7 Propaganda live , il conduttore Diego Bianchi ha intervisto Matteo Garrone, regista del film Io capitano. Garrone spiega a Bianchi che il film unisce più storie e vuole dare voce a “ragazzi che partono da una povertà molto dignitosa ma che, come tanti giovani, seguono il sogno di trovare un’occasione migliore in Europa e poter guadagnare, aiutare la famiglia o anche solamente per cercare di conoscere il mondo.”
Viene spontaneo domandarsi come mai i ragazzi italiani possano sognare un futuro in un luogo diverso da casa e, invece, chi è considerato straniero in Italia debba lottare il doppio per la medesima speranza.
Ho imparato crescendo che, se a domande semplici seguono risposte complesse, spesso è perché c’è chi, per un tornaconto personale, spera che la situazione sia il più difficile possibile.
I dati e i fatti
Nell’ultimo anno il Mediterraneo ha visto il 60% in più di bambini stranieri senza genitori o tutori legali. Il dato è allarmante e spinge a diverse riflessioni.
Nel periodo che va da gennaio a metà settembre del 2023, oltre 11.600 MSNA hanno attraversato il Mediterraneo centrale per raggiungere l’Italia.
Nel periodo estivo, tra giugno e agosto, si è registrato un aumento significativo delle tragedie, con almeno 990 persone, tra cui bambini, che hanno perso la vita o sono scomparse durante il tentativo di attraversare il mare, triplicando i dati rispetto all’estate dell’anno precedente.
Il ruolo dell’UNICEF
L’UNICEF ha svolto un ruolo cruciale nel monitorare e documentare la situazione dei MSNA nel Mediterraneo centrale. I dati e le informazioni raccolte da questa organizzazione sono stati fondamentali per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni italiane sulla gravità della situazione.
Attualmente, più di 21.700 minori stranieri si trovano nelle strutture di accoglienza italiane, un aumento significativo rispetto ai 17.700 registrati un anno fa. Questo aumento ha messo a dura prova le risorse disponibili e ha sollevato interrogativi sulla capacità dell’Italia di garantire benessere e protezione.
Il viaggio non è una passeggiata
Troppo spesso viene poi ignorato il lato psicologico che rappresenta l’altra faccia della medaglia di un viaggio nel deserto e per mare.
I ragazzi che arrivano in Italia subiscono traumi che non vengono considerati. Sarebbe necessario lavorare a livello internazionale per promuovere soluzioni più ampie alla crisi migratoria e alla protezione dei diritti dei minori.
Come se non bastasse i giovani migranti non tutelati sono spesso vittima della criminalità e dei racket di prostituzione.
Il segreto di Pulcinella
Tuttavia, la realtà è ben lontana da tutto questo.
Il problema non è soltanto dato dal numero di MSNA che raggiungono le coste del Mediterraneo. Il problema è anche di chi ce la fa, di chi il sogno lo tacca con un dito, di chi ha la fortuna di essere accolto. Se la crescita dei numeri di migranti è reale la crescita della loro età anagrafica è come il segreto di Pulcinella.
È stato previsto un pacchetto di tutele per questi minori, peccato che ogni cosa abbia un costo e, quindi, a costo di non spendere i bambini vengono obbligati a mentire sulla propria età perché un adulto che ha l’obbligo di lavorare per poter avere il permesso di soggiorno costa meno.
Purtroppo, una persona pesa sulle spalle dello stato che piuttosto di spendere trasforma i bambini in adulti, per evitare di garantire tutte quelle tutele che dovrebbero esserci per diritto.
Una questione di costi
Sono tanti i buoni propositi che bisognerebbe concretizzare per poter permettere ai bambini che arrivano una vita dignitosa ma per ogni soluzione vi è un nuovo problema che sorge.
La povertà fa comodo: è crudele ammetterlo ma sarebbe incoerente non dirlo. Laddove c’è un povero obbligato a svolgere quei lavori tanto pericolosi e faticosi quanto essenziali, c’è qualcuno meno povero di lui che ne raccoglie i benefici.
La verità è che l’accusa di essere ladri di lavoro è troppo facile, troppo conveniente soprattutto quando i veri ladri sono coloro che privano i migranti della propria età.