Robert Fico vince in Slovacchia con un programma politico che include la riduzione degli aiuti militari all’Ucraina, critiche aperte alle sanzioni contro la Russia, una campagna contro i diritti delle persone LGBTQ+ e una crescente preoccupazione riguardo all’immigrazione attraverso la Slovacchia verso l’Europa occidentale.
E alla fine, la storia si è sviluppata come molti avevano temuto e previsto, un epilogo che ha scatenato preoccupazioni tra coloro che avevano sollevato campanelli d’allarme. Le incessanti e massicce campagne di disinformazione avevano seminato il seme dell’incertezza, e ora il frutto amaro della realtà emerge. Il verdetto delle urne è decisamente peggiore di quanto i sondaggi avevano preannunciato.
L’Europa si trova ora a fronteggiare un nuovo Orban, questa volta in Slovacchia. Robert Fico, l’ex primo ministro slovacco che aveva abbandonato la sua carica nel 2018 a seguito di uno scandalo, inerente all’omicidio di un giornalista che stava indagando sulla relazione tra infiltrazioni mafiose nel paese e il primo ministro, era risalito dalla sua caduta nei sondaggi. Dopo aver fondato il nuovo partito SMER, il quale ancora aderiva al gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo nonostante le numerose perplessità a Bruxelles, Fico è diventato il grande vincitore delle elezioni slovacche. Raccogliendo quasi il 24% dei voti, ha conquistato 42 seggi su 150 nel Parlamento di Bratislava.
A 59 anni, l’ex premier slovacco aveva promesso di interrompere gli aiuti militari all’Ucraina, criticando apertamente le sanzioni contro la Russia e portando avanti una campagna contro i diritti delle persone LGBTQ+. In contrasto con questa marea conservatrice, Michal Šimečka, l’ardente europeista membro di PS (Slovacchia Progressista), esponente di Renew Europe e attuale Vicepresidente del Parlamento europeo, ha registrato una sconfitta amara. Nonostante gli exit poll lo avessero dato sopra il 20%, alla fine ha ottenuto solo il 16,9% dei voti e 31 seggi. Peter Pellegrini, leader dei socialdemocratici di Hlas, che aveva già ricoperto la carica di primo ministro dal 2018 al 2020, è giunto terzo con il 15% dei voti e 27 seggi.
In totale, sette partiti hanno guadagnato un seggio nel parlamento slovacco: oltre ai tre menzionati in precedenza, ci sono anche i popolari OL’aNO, che hanno ottenuto 16 seggi, i cristiano democratici di KDH con 13 seggi, i liberali di destra di SaS, affiliati al gruppo dei conservatori ECR al Parlamento europeo, con 11 seggi e infine i conservatori di destra SNS (Partito Nazionale Slovacco) con 10 seggi.
Tuttavia, la strada per portare Robert Fico alla guida della Slovacchia non era priva di ostacoli, poiché non aveva la maggioranza parlamentare e doveva fare i conti con una coperta corta. Se avesse stretto un’alleanza con i socialdemocratici di Hlas, avrebbe ottenuto la maggioranza ma avrebbe tagliato i ponti con tutti gli altri partiti minori e dovuto rivedere molte delle sue promesse elettorali, tra cui quella di ritirare il sostegno all’Ucraina. D’altra parte, se avesse optato per un’alleanza con la destra antioccidentale, avrebbe mantenuto le promesse ma avrebbe sorpreso molti, poiché il suo partito sulla carta è di sinistra.
Negli ultimi mesi, Robert Fico aveva sfruttato abilmente la crescente insoddisfazione del paese nei confronti del governo di coalizione di centro-destra, che era stato così divisivo da portare alle elezioni anticipate. Durante la sua campagna elettorale, aveva alimentato le preoccupazioni riguardo all’aumento del flusso di migranti attraverso la Slovacchia verso l’Europa occidentale. Le sue opinioni riflettevano sentimenti tradizionalmente pro-Russia nell’opinione pubblica slovacca, sentimenti amplificati dai social media. Fico si era impegnato a porre fine alle forniture militari all’Ucraina e a sostenere i colloqui di pace, una posizione simile a quella del leader ungherese Viktor Orbán ma respinta dall’Ucraina e dai suoi alleati, che sostenevano che ciò avrebbe solo favorito la Russia.
L’ascesa di Robert Fico ha indubbiamente scosso il panorama politico slovacco e europeo, aprendo la strada a nuovi scenari e sfide. La Slovacchia si trovava ora di fronte a una scelta cruciale sul futuro del suo governo e delle sue politiche internazionali, mentre l’Europa osservava con attenzione l’evoluzione di questa nuova realtà politica.