La musica triste e malinconica è la preferita da molte persone: uno studio ci spiega il perché
La Musica è, usando una frase quanto mai banale ma assolutamente vera, l’”intramontabile colonna della nostra vita”. Tutti noi abbiamo una nostra canzone. Quella che quando la sentiamo alla radio non possiamo fare altro che alzarci, ovunque ci troviamo, e scatenarci; quella che ci fa pensare ad un vecchio ricordo, ai tempi del liceo, al primo bacio, alla prima canzone condivisa con qualcuno, un vecchio fidanzato, l’attuale partner, il migliore amico.
La musica per ogni momento della nostra vita.
Anche e soprattutto nei momenti tristi. Penso che tutte noi, in un remoto o attuale momento della nostra vita, ci siamo sentite proprio come Bridget Jones: in pigiama, depresse, sotto un piumone, a divorarci qualsiasi cosa e ad ascoltare All by myself di Celine Dion. E a convincerci che quel momento così triste e deprimente, all’insegna del totale struggimento depressivo, terminerà. Sì, perché ci sono quelle canzoni che riescono, in qualche modo, a risollevarti il morale. A convincerti che anche se il tuo fidanzato se ne è andato proprio come il famigerato Marco della Pausini, puoi farcela a risollevarti da quel buco nero che è divenuta la tua vita e a tornare a camminare a testa alta.
Sembra proprio che alla base di questo “potere” della musica, ci sia una spiegazione scientifica. Questo è ciò che è stato scoperto da uno studio condotto dalla Duhram University e pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology. Secondo questa ricerca, guidata da Tuomas Eerola, il binomio momento difficile – musica malinconica risiede nella capacità evocativa della musica. Attraverso di essa, si rivivono ricordi della propria vita piacevoli o memorabili; i classici momenti che “lasciano il segno”. Secondo questi ricercatori, quando siamo tristi, andiamo alla ricerca di canzoni che rispecchiano totalmente il nostro stato d’animo, le nostre emozioni. Tuttavia, l’ascoltare canzoni malinconiche produce in noi esattamente l’effetto contrario andando a migliorare il nostro umore.
Lo studio si è incentrato nell’effettuare numerose interviste a coloro che hanno deciso di partecipare a tale ricerca. Si è chiesto loro, dopo aver fatto ascoltare una determinata canzone, quale fosse il loro stato d’animo, quali emozioni o sensazioni evocasse quella tipologia di musica. Le risposte sono state varie: per alcuni dei soggetti presi in esame, ascoltare musica malinconica fa ricordare momenti tristi accaduti nel corso della propria vita che non sono stati dimenticati dalla frenesia della quotidianità; per altri vuol dire calarsi per qualche minuto nelle vesti, tragiche, malinconiche e inconsciamente desiderate dell’eroe/eroina, protagonista di quella musica; per altri è tutta una questione di emotività, si ascolta musica “triste” per emozionarsi, immedesimarsi in quel dolore, in quel sentimento, viverlo, provarlo, lasciarsi completamente e liberamente trasportare da quella musicalità.
Un altro test a cui sono stati sottoposti i partecipanti è stato quello di ascoltare un brano strumentale di Michael Kamen, “Discovery of the Camp”, e di indicare il loro stato emotivo durante l’ascolto: triste ma piacevole, questo il verdetto della maggior parte dei soggetti partecipanti. Lo studio ha, successivamente, riscontrato che coloro che, nell’ascoltare tale musica si erano emozionati, erano quelli che si erano dimostrati essere maggiormente empatici rispetto coloro i quali non si erano sentiti particolarmente toccati da quel tipo di musica.
Insomma, è tutta una questione di empatia.
Giulia Simeone