Un album che ha fatto la storia della musica, tanto da essere tra le registrazioni custodite nella United States National Recording Registry. “Nevermind”, la seconda fatica prodotta in studio della grunge band Nirvana, è nella lista dei 500 migliori album stilata dalla rivista “Rolling Stone”.
I Nirvana. Come dimenticarli? Una band che introdusse un genere musicale “a parte”, il grunge, con i suoi suoni “sporchi” che si discostavano notevolmente da tutta la musica ascoltata fino ad allora. Kurt Cobain, frontman della band, fuggiva dal successo, ma non poteva fare a meno di esprimere tutta la sua rabbia nella musica. Egli era profondamente nichilista: il mondo e l’esistenza non avevano alcun valore per lui. La musica, però, era un altro paio di maniche. E nel 1991 uscì “Nevermind”, pubblicato dalla Geffen Records.
La copertina dell’album è riconoscibilissima: vediamo un bambino nudo in piscina, che cerca di prendere un dollaro appeso ad un amo. Il “bambino” oggi ha venticinque anni. Il suo nome è Spencer Elden, ed è entusiasta di aver partecipato all’album di un gruppo musicale che egli stima tantissimo.
In “Nevermind” sono presenti le canzoni di maggior successo dei Nirvana, tra cui “Smells Like Teen Spirit”, divenuta l’inno di quella Generazione X composta da ragazzi abulici, senza aspettative per il futuro. Il videoclip è un autentico delirio: cheerleader, anarchia, rabbia giovanile. Il ritornello è forse uno dei più conosciuti (“With the lights out, it’s less dangerous, here we are now, entertain us, I feel stupid and contagious, here we are now, entertain us”).
E cosa dire delle altre? “Something in the Way”, “Lithium”, “Endless, Nameless” sono solo alcune delle canzoni di “Nevermind”, un album che ha costituito una svolta nella storia della musica. Chissà se i Nirvana sarebbero ancora sulla cresta dell’onda? Purtroppo il suicidio di Cobain, il cuore pulsante della band, ha lasciato un enorme punto interrogativo.
“Nevermind”, un album da ascoltare e riascoltare. E per quanto riguarda la copertina, Kurt Cobain si oppose con forza alla censura, sostenendo: “chi si sente offeso dall’immagine del pene di un neonato, probabilmente è un pedofilo represso”. Unico nel suo genere.