Mancini nuovo ct dell’Arabia Saudita: il calcio italiano si svela una volta di più come un terreno dove le alleanze monetarie superano la fedeltà nazionale e contrattuale? La transizione lampo di Roberto Mancini da ct dell’Italia a ct dell’Arabia Saudita, alimentata da un contratto multimilionario, getta l’ombra di interessi finanziari sulla passione sportiva, lasciando interrogativi sul significato dietro questa scelta radicale.
Cambiare nazionale, così come si cambia cravatta: ne ha presa una verde pisello dalla sua cabina armadio. Roberto Mancini si è presentato così ai suoi nuovi tifosi: lo spot evoca la vittoria dell’ Europeo e ignora – ovviamente – la mancata qualificazione mondiale. La fine era nota:
domenica 13 agosto Roberto Mancini si è dimesso da ct della Nazionale italiana, domenica 27 agosto diventa ufficialmente il nuovo ct dell’Arabia Saudita. Il salto della quaglia intuibile, scontato, previsto, addirittura sfacciatamente scoperto. Insomma Roberto Mancini ct dell’Arabia Saudita, fino a due settimana lo era dell’ Italia e nonostante lo avessimo capito immediatamente non si può non restare a bocca aperta davanti a tanta faccia tosta.
Con i club succede, è la norma quasi, con le nazionali non è proprio la stessa cosa. Soprattutto quando si dà il benservito, così sue due piedi, alla nazionale del proprio paese. E lo si fa brutalmente per soldi, non altro. Almeno non prendiamoci in giro, riempiendo questa storia di bugie e falsi alibi.
Nel momento in cui Mancini si dimise dalla Nazionale italiana si capì subito che era una banale storia di soldi e sordidi amanti. Visto che è stata una sceneggiata, potremmo anche dire: Isso, Essa e O’ Malamente. Il divorzio è stato camuffato da incomprensioni, questioni contrattuali, divisioni sui collaboratori, clausole e clasolette di un contratto già molto discusso – siamo sempre lì: Mancini è il ct dell’Europeo o quello della seconda mancata clamorosa qualificazione mondiale? – ma insomma si era capito che c’era qualcun altro dietro. E chi se non loro?
Mancini e Gravina si sono rinfacciati reciprocamente le colpe di questa traumatica separazione, ma se non ci fosse stata l’Arabia Saudita nascosta nell’armadio della camera da letto, si sarebbero sopportati ancora a lungo. E siccome oggi tutte le strade portano a Riad, non c’erano altri finali possibili. Mancini passa dall’Italia all’Arabia Saudita per un contratto da 50 milioni in due anni e mezzo (c’è anche chi scrive 90 milioni netti da qui al 2027) e con lui l’intero clan di amici che componeva lo staff azzurro. Tutti più felici e soprattutto tutti ancor più ricchi, come se già non lo fossero abbastanza. Ma tant’è, la strada della Nazionale Italiana aveva molte trappole e rischi, qui fai una vita in Limousine.
Mancini si godrà il suo supercontratto e la nuova condizione sociale di allenatore nababbo, ma è anche vero che questa storia lo marchierà per sempre. Non lasciò la Nazionale dopo l’umiliazione della Macedonia del Nord, la lascia così sue due piedi quando annusa l’intenso profumo di soldi. Glielo rinfacceranno anche tra vent’anni… Non mi piace il termine mercenario, ma non trovo nemmeno il sinonimo più adeguato. Quando alleni l’Arabia Saudita nessuno ti chiede di vincere il Mondiale. Al massimo di andarci. Tutto sommato sarebbe bastato anche a noi…