I voti sono alla base del sistema valutativo scolastico di diversi Paesi e la ricerca ha dimostrato come siano d’ostacolo all’apprendimento.
Che cosa sono i voti?
I voti sono dei valori che definiscono il grado di competenza che si acquisisce nelle discipline scolastiche. Compresi in una scala numerica o letterale, determinano i risultati delle prove scritte, orali e pratiche che svolgono gli studenti e di quest’ultimi attestano gli esiti degli scrutini di fine quadrimestre.
I voti hanno varie funzioni secondo la didattica, la branca pedagogica che analizza l’utilità dei sistemi educativi:
- permettono agli educandi di migliorare le competenze che acquisiscono con la scuola orientandoli nelle loro scelte lavorative;
- consentono di valutare i metodi di insegnamento utilizzati da maestri e professori;
- certificano i risultati ottenuti dagli alunni nel loro percorso di studi.
I voti, tuttavia, di fatto non svolgono alcuna di queste funzioni, soprattutto non permettono agli studenti di migliorarsi a scuola. Diversi ricercatori in particolare hanno scoperto che molti ragazzi, se valutati attraverso queste valutazioni, perdono piacere e interesse verso le materie scolastiche, cercano per diversi motivi di ottenere voti alti e imparano di meno a scuola.
Voti e performance scolastiche
I voti inibiscono i sentimenti di autonomia, competenza e motivazione intrinseca. Pertanto nelle scuole in cui i ragazzi vengono valutati attraversi queste valutazioni gli studenti si ritrovano a impegnarsi a scuola solo per raggiungere determinate performance e non per la gioia o il valore dell’apprendimento che possono avere per particolari materie.
La mancanza di divertimento o interesse personale da parte degli educandi li porta ad avere prestazioni inferiori nelle verifiche e a svolgere compiti ed esercitazioni in modo superficiale. Come conseguenza per gli studenti risulta difficile continuare la loro formazione una volta terminato un ciclo d’istruzione.
Avendo inoltre voti bassi alle prove gli alunni iniziano a dubitare delle proprie capacità, soprattutto se comparate alla loro intelligenza. Quando durante il loro percorso scolastico arrivano a percepirsi come totalmente incapaci, la loro motivazione intrinseca diminuisce drasticamente e gli studenti quindi fanno molta fatica a impegnarsi con costanza e qualità.
Per di più lo scopo degli educandi di raggiungere determinati risultati a scuola favorisce la competizione tra gli studenti fino a interrompere la cooperazione tra di loro. Gli alunni arrivano così a vedersi come concorrenti in cerca di punteggi sempre più alti nelle verifiche. Il che porta diversi ragazzi all’isolamento sociale e a una drastica riduzione dell’impegno in classe.
I voti come feedback
Nel contesto educativo, i ragazzi vedono i voti come un mezzo primario di valutazione utilizzato dalla società per giudicarli. I punteggi delle verifiche pertanto aumentano o diminuiscono la motivazione estrinseca degli studenti perché influenzano i comportamenti sociali di quest’ultimi. Nello specifico:
- valutazione alte e la prospettiva di ottenerle incentivano gli studenti a studiare, a completare incarichi e generalmente a impegnarsi a scuola;
- valutazione basse e la minaccia di averle, al contrario, fanno da deterrente al disimpegno degli studenti, spingono cioè quest’ultimi a non essere negligenti e a non avere scarse prestazioni scolastiche.
Questa dinamica, all’apparenza positiva, comporta un significativo spostamento del focus scolastico degli educandi.
L’obiettivo primario diventa infatti raggiungere voti alti. Di conseguenza l’attenzione sull’apprendimento, sulla comprensione delle lezioni e sulla padronanza del contenuto che si apprende passa in secondo piano. La domanda ossessiva degli alunni diviene ‘come posso ottenere valutazioni migliori?’ piuttosto che ‘come posso capire meglio i contenuti che imparo e applicarli nella vita quotidiana?’.
Questo approccio incentrato sui voti porta spesso i ragazzi a utilizzare strategie di apprendimento superficiali in cui gli studenti memorizzano le informazioni per affrontare con successo test scolastici piuttosto che per comprendere approfonditamente il materiale di studio.
Sebbene le strategie di apprendimento superficiali siano utili nel raggiungimento degli obiettivi a breve termine come ottenere una buona performance a una prova, i ricercatori hanno dimostrato che sono meno efficaci a lungo termine. Roediger e Karpicke in particolare, due importanti psicologi, affermano che gli alunni faticano a conservare le conoscenze studiate e le competenze acquisite dopo diversi mesi e ad applicarle su del materiale come un tema, un problema o un discorso.
E non a caso dicono così: infatti gli studenti che applicano strategie di apprendimento superficiali hanno capacità di pensiero critico e problem solving minori rispetto ai loro coetanei che utilizzano strategie di apprendimento più profonde.
Per giunta la motivazione estrinseca che gli studenti sviluppano attraverso i voti diminuisce la motivazione intrinseca degli alunni.
Pressione da valutazioni
I voti spesso esercitano una pressione significativa sugli studenti, la quale porta quest’ultimi a cercare di ottenere prestazioni elevate. Molti studenti pertanto sperimentano elevati livelli di stress scolastico.
Nello specifico, piuttosto che concentrarsi sulla padronanza delle abilità e sulla comprensione dei contenuti, gli alunni solitamente sono diretti verso il raggiungimento di voti elevati che esacerbano i loro livelli di stress.
Gli scienziati O’Connor e Pitman inoltre hanno studiato un campione di studenti affetto da stress scolastico e hanno scoperto che la pressione associata al raggiungimento di valutazioni alte provoca in questi studenti un senso di timore di fallire. Hanno scoperto inoltre che questi ragazzi, sviluppando questo senso di timore, sviluppano anche una serie di credenze negative sulle proprie capacità, ansia da fallimento e una tendenza a interpretare automaticamente le situazioni ambigue come minacce.
La paura del fallimento porta così a una diminuzione della motivazione intrinseca perché lo stress e l’ansia associati a un eventuale fallimento scolastico conducono a pensare più a non fallire a scuola che a imparare. Nel tempo, se non affrontata, questa paura di fallire porta al disimpegno scolastico. Gli studenti arrivano quindi a evitare compiti impegnativi e a non frequentare la scuola per sfuggire alla minaccia dei voti.
Addirittura, in un ambiente educativo in cui sugli studenti si pone una notevole pressione, quest’ultima induce gli educandi a ricorrere a pratiche malsane per ottenere valutazioni alte. Tra queste pratiche figurano le strategie per barare, il cramming (una pratica che consiste nell’assorbire molte informazioni nel più breve tempo possibile) e l’assunzione di droghe che gestiscono lo stress e garantiscono performance elevate. Queste pratiche minano il processo educativo e portano nel lungo termine a problemi di salute mentale come ansia e depressione e alla morte.
I voti hanno effetti sull’autostima
I sistemi scolastici hanno profondi effetti psicologici sugli studenti poiché misurano il successo degli alunni con i voti che quest’ultimi ricevono.
Uno degli impatti più critici ha a che fare con il legame tra autostima, cioè la valutazione soggettiva del valore di un individuo, e rendimento scolastico. Gli studiosi Muller, Geraldi e Turner hanno scoperto che molti studenti equiparano le loro prestazioni a scuola con le loro capacità e intelligenza intrinseche e ritengono che i voti siano un riflesso diretto del loro valore e delle loro capacità.
La correlazione tra queste valutazioni e l’autostima ha conseguenze dannose sulla motivazione intrinseca degli studenti. Quando gli studenti percepiscono i loro punteggi alle verifiche come una misura della loro autostima, quest’ultima ha effetti sulle loro performance scolastiche. I voti alti nello specifico aumentano l’impegno degli studenti a scuola e le loro prestazioni, mentre i voti bassi hanno effetti contrari.
Nel corso del tempo, gli studenti che ricevono costantemente valutazioni più basse interiorizzano questo rendimento scolastico come indicativo delle loro capacità. In questo modo iniziano a credere erroneamente di essere meno capaci o intelligenti rispetto ai loro coetanei che ricevono voti più alti.
La ridotta autostima e la ridotta consapevolezza di sé porta a una diminuzione della motivazione scolastica. Gli studenti arrivano a credere che i loro sforzi non miglioreranno le loro valutazioni perché si ritengono incapaci. Questa convinzione li dissuade dall’impegnarsi a scuola ed è definita dagli psicologi come una profezia che si autoavvera. Credendo infatti in questa convinzione gli studenti non continuano a migliorare a scuola e rafforzano ulteriormente il loro concetto negativo di sé.
Le valutazioni rafforzano le disparità sociali e il divario di rendimento
Con divario di rendimento si fa riferimento alle disparità nei risultati scolastici tra diversi gruppi di studenti, solitamente distinti in base al loro stato socioeconomico, alla loro etnia e al loro genere.
I sistemi scolastici basati sui voti inavvertitamente contribuiscono a questo divario, in particolare quando si tratta di disparità socioeconomiche. Gli studenti provenienti da ambienti più ricchi hanno un maggiore accesso alle risorse che consentono di migliorare le loro prestazioni scolastiche, tra cui tutor privati, materiali di studio approfonditi, un ambiente per studiare tranquillo e genitori che hanno la possibilità di trascorrere del tempo a promuovere le abilità scolastiche dei loro figli.
Tali risorse possono dare a questi studenti un vantaggio nel raggiungimento di valutazioni superiori. Al contrario gli studenti provenienti da ambienti meno abbienti non hanno accesso a queste risorse e devono destreggiarsi tra la scuola e il lavoro. Inoltre hanno meno posti tranquilli per studiare e minori possibilità di aiuto nei compiti al di fuori della scuola.
Pur sforzandosi in modo simile o anche maggiore rispetto ai loro coetanei provenienti da ambienti più ricchi, gli studenti provenienti da ambienti meno abbienti ottengono voti molto bassi rispetto agli altri coetanei per i suddetti fattori esterni piuttosto che per una mancanza di capacità o sforzo. Gli studiosi Moroni, Niggli, Trautwein e Dumont hanno dimostrato che questa dinamica porta alla demotivazione tra gli studenti meno avvantaggiati.
Quando infatti gli studenti percepiscono che i loro sforzi non si traducono in voti superiori, sperimentano spesso impotenza. In questo stato psicologico, i ragazzi credono di non avere alcun controllo su una determinata situazione. Di conseguenza riducono il loro sforzo scolastico perpetuando ulteriormente il divario di rendimento tra i gruppi sociali.
Le differenze nelle valutazioni, inoltre, hanno un impatto duraturo sulle prospettive degli studenti. I voti spesso determinano l’ammissibilità a corsi avanzati e ai college e l’accesso a borse di studio, le quali influenzano le future opportunità educative e di carriera.
Sistemi valutativi alternativi
In risposta ai potenziali effetti psicologici negativi dei voti, gli insegnanti nel corso del tempo hanno elaborato sistemi valutativi alternativi che promuovono maggiormente l’apprendimento e la motivazione degli studenti. Questi sistemi valutativi alternativi spesso enfatizzano la crescita degli educandi, la comprensione dei contenuti che gli studenti acquisiscono e il processo di apprendimento piuttosto che concentrarsi esclusivamente sul risultato dell’apprendimento.
Il sistema pass/fail
Una di queste alternative è il sistema di valutazione pass/fail, il quale è stato sperimentato in alcune scuole americane. Anziché valutare le verifiche degli studenti con voti che vanno da A a F, le prove sono semplicemente contrassegnate con pass (passato/a al test) o fail (non superato il test) in base al fatto che gli studenti soddisfino dei precisi criteri di apprendimento.
Questo sistema riduce la pressione da valutazione e aiuta a spostare l’attenzione dalle performance scolastiche alla padronanza delle competenze che si apprendono a scuola. Inoltre uno studio ha dimostrato che il sistema di valutazione pass/fail riduce lo stress e promuove la collaborazione tra gli studenti.
Il sistema percentuale
Un’altra alternativa cerca di presentare i voti e il progresso scolastico in valori numerici percentuali. Con tali valori, c’è una gamma più ampia e sfumata per rappresentare i risultati degli studenti. Tra i risultati che gli alunni possono avere ci sono ad esempio 83 per cento e 89 per cento.
Sebbene la differenza nelle valutazioni sia più evidente rispetto ai sistemi valutativi basati su voti che vanno da 10 a 0 o da A a F, il sistema percentuale fa sì che gli allievi percepiscano il progresso nei suoi più piccoli incrementi. Il sistema basato su voti numerici percentuali di conseguenza aiuta gli studenti a sentire un maggiore senso di progresso e di realizzazione, il quale li motiva a continuare a migliorarsi.
Inoltre è possibile che i voti numerici percentuali aiutino a migliorare l’autoefficacia degli alunni, cioè la convinzione nella propria capacità di avere successo in un compito. Secondo Bandura, pedagogista e sostenitore del sistema percentuale, l’auto-efficacia gioca un ruolo significativo nel modo in cui le persone si avvicinano a obiettivi, compiti e sfide. Vedere quindi piccoli aumenti nei loro voti numerici aiuta gli studenti a credere nella loro capacità di migliorarsi, portandoli ad un maggiore sforzo e a una maggiore resilienza a scuola.
Il sistema del portfolio
Questo sistema enfatizza il processo di apprendimento e prevede che gli studenti compilano un documento riguardante il loro livello di competenze scolastiche in un determinato lasso di tempo. Questo documento, dett’anche portfolio, serve agli studenti per descrivere il loro grado di abilità in una determinata competenza e copre una vasta gamma di capacità che gli studenti possono acquisire.
Il sistema spinge all’auto-riflessione, al pensiero critico e all’approfondimento, migliorando la motivazione intrinseca.
Il sistema basato sul feedback
Il sistemi di valutazione incentrato sul feedback è un altro approccio educativo in cui agli studenti viene fornito un giudizio costruttivo e personalizzato sul loro lavoro al posto di ricevere un voto oppure insieme a esso.
Gli psicologi Black e Wiliam hanno dimostrato che il feedback costruttivo migliora significativamente l’apprendimento degli studenti. Il feedback infatti aiuta quest’ultimi a identificare i loro punti di forza e le aree di miglioramento, incoraggiando l’apprendimento e lo sviluppo continuo.
Il sistema incentrato sulla padronanza e sulla competenza
Alcuni educatori poco tempo fa hanno elaborato un sistema basato sulla padronanza o sulla competenza, in cui gli studenti vengono valutati in base alla loro comprensione di concetti specifici piuttosto che in base alle loro prestazioni.
Questo sistema ancora in fase di studio, secondi i suoi sostenitori, può stimolare lo sviluppo di percorsi di apprendimento individuali e la motivazione intrinseca oltre che potenzialmente promuovere un senso di competenza.
Bisogna eliminare i voti a scuola
I sistemi valutativi di diversi paesi basati sui voti che vanno da 10 a 0 o da A a F costituiscono a livello mondiale una pietra angolare della formazione. Nonostante la loro prevalenza, numerosi studi indicano che questi sistemi hanno effetti psicologici negativi sugli studenti, influenzando la loro motivazione, la loro autostima e i loro livelli di stress.
I voti, che rappresentano una forma di motivazione estrinseca, indirizzano gli studenti verso un approccio orientato alle prestazioni piuttosto che alla competenze. Mentre gli alunni si sforzano per avere alti punteggi alle prove, la loro attenzione si sposta dal processo di apprendimento e di comprensione dei nuovi concetti acquisiti. Nel corso del tempo questo cambiamento mina la motivazione intrinseca degli studenti, portandoli al disimpegno scolastico e a strategie di apprendimento superficiali.
Per molti studenti, inoltre, i voti non sono solo una valutazione delle loro capacità scolastiche, ma anche una misura della loro autostima. Ricevere costantemente voti bassi influenza negativamente l’autostima degli studenti, facendoli percepire come meno intelligenti o capaci dei loro coetanei. A sua volta questo riduce la loro motivazione e, col tempo, porta a un senso di impotenza percependo il quale gli studenti ritengono che i loro sforzi non influenzano i loro risultati scolastici.
I voti per giunta contribuiscono allo stress scolastico e all’ansia. La pressione a svolgere bene e raggiungere voti elevati porta a una paura di fallimento, spingendo gli studenti all‘overstudying (ovvero a dedicare eccessivo tempo allo studio), il quale ha effetti dannosi sulla loro salute mentale. La pressione a svolgere bene e raggiungere voti elevati inoltre diminuisce la motivazione intrinseca e l’impegno scolastico.
È necessario implementare nuovi sistemi valutativi
Dati i potenziali impatti psicologici dei voti, educatori e ricercatori hanno elaborato e studiato sistemi di valutazione alternativi, come il sistema del pass/ fail, il sistema del portfolio, il sistema basato sul feedback e il sistema incentrato sulla padronanza e sulla competenza. Questi sistemi alternativi cercano di spostare l’enfasi dall’apprendimento orientato ai voti alla crescita degli studenti e alla comprensione del materiale che si acquisisce.
La ricerca preliminare suggerisce che questi sistemi alternativi potrebbero notevolmente migliorare la motivazione intrinseca e ridurre lo stress scolastico. Tuttavia, mentre queste alternative risultano promettenti, ci sono delle insidie da affrontare se si vuole apportare un cambiamento nella formazione. Cambiare sistemi di valutazione radicati infatti richiede drastiche politiche educative, nuove pratiche di insegnamento e cambiamenti culturali notevoli. Inoltre l’efficacia di queste alternative deve essere comprovata da molteplici studi.
Sebbene i sistemi valutativi scolastici di diversi Paesi basati sui voti che vanno da 10 a 0 o da A a F hanno conseguenze psicologiche negative, questi sistemi sono tuttora in uso. e richiedono una rivalutazione critica. Esplorando e perfezionando sistemi di valutazione alternativi, diversi ricercatori lavorano ogni giorno per creare un ambiente educativo che promuova la motivazione intrinseca, riduca lo stress e sottolinei la vera essenza dell’apprendimento. I ricercatori sembrano speranzosi e le loro ricerche risultano promettenti. Forse possiamo sperare in un cambiamento se l’opinione pubblica evidenzierà con il progredire delle ricerche sui voti il loro impatto negativo.
Nicola Scaramuzzi