Un’azione senza precedenti si è verificata in Iraq, dove è stata emanata una direttiva che ha introdotto un nuovo linguaggio: al posto di “omosessualità”, si richiede l’uso del termine “devianza sessuale”. Questa mossa ha suscitato un ampio dibattito e sollevato preoccupazioni a livello internazionale riguardo ai diritti umani e alla libertà di espressione.
La recente decisione dell’autorità di regolamentazione dei media in Iraq ha sollevato preoccupazioni e suscitato reazioni contrastanti. Martedì 8 agosto, è stato annunciato che tutte le organizzazioni legate alla stampa e ai social network sono obbligate a evitare l’uso del termine “omosessualità” e, al suo posto, utilizzare il termine “devianza sessuale”. Questa mossa è stata resa nota attraverso una dichiarazione in lingua araba diffusa dalla CNN.
Un portavoce del governo ha anche confermato questa nuova direttiva, sottolineando che le sanzioni per eventuali violazioni non sono ancora state stabilite, ma potrebbero includere multe. Il documento rilasciato dalla Commissione irachena per le comunicazioni e i media ha specificato che l’uso della parola “genere” è altrettanto proibito.
Queste restrizioni si applicano anche alle società di telefonia e internet autorizzate dalle autorità governative, che non potranno utilizzare i termini “omosessualità” e “genere” all’interno delle loro applicazioni mobili. Tuttavia, è importante notare che la decisione deve ancora ricevere l’approvazione finale.
L’Iraq non criminalizza esplicitamente le relazioni tra persone dello stesso sesso, ma i membri della comunità LGBTQ+ sono spesso perseguitati penalmente. Questa nuova mossa delle autorità ha suscitato preoccupazioni in quanto potrebbe ulteriormente ostacolare i diritti e le libertà di questa comunità.
Nel contesto internazionale, più di 60 paesi continuano a criminalizzare l’omosessualità, mentre in oltre 130 paesi gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso sono legali. È particolarmente inquietante notare che alcune nazioni, come l’Uganda, hanno addirittura adottato leggi che prevedono la condanna a morte per l’omosessualità.
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Le nazioni islamiche, in particolare, hanno spesso ostacolato gli sforzi internazionali per garantire i diritti delle persone LGBTQ+. Molti paesi con una maggioranza musulmana si sono opposti alle iniziative delle Nazioni Unite in questo settore, rendendo ancora più difficile la promozione dell’uguaglianza e della non discriminazione.
La situazione attuale in Iraq e in altri paesi rappresenta una sfida significativa per la promozione dei diritti umani fondamentali e l’affermazione dell’uguaglianza per tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale. È fondamentale che la comunità internazionale continui a sensibilizzare e ad agire per garantire che tutti godano dei loro diritti e delle loro libertà fondamentali, senza discriminazioni.