Molte voci si sono levate contro Virginia Raggi in questi giorni riguardo la candidatura di Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2024. Qui su UV (Raggi e le olimpiadi: una figuraccia a cinque cerchi), su L’Unità e su TPI (da parte del promoter musicale Ruggero Pegna, noto “esperto” di economia) sono state spese parole di fuoco contro il sindaco della capitale.
Incapacità di guardare oltre il proprio naso, succube delle decisioni di Grillo, impreparata e maleducata con i giornalisti, eccetera, eccetera, eccetera. Ad aggiungere il carico, poi, ci ha pensato il presidente del CONI Giovanni Malagò, minacciando di trascinare la Raggi davanti alla Corte dei Conti per un (presunto) danno erariale da circa 15/20 milioni di euro. Si è detto che queste Olimpiadi sarebbero state a costo zero per le casse pubbliche (come se qualcuno ci credesse realmente) e che la Capitale, con questa decisione, ha gettato dalla finestra un’occasione più unica che rara di poter sistemare le sue infrastrutture ed il suo sistema di trasporto pubblico.
Da dove iniziamo? Partiamo da quella più colossale: le Olimpiadi a costo zero. Nella storia dell’organizzazione di questo evento esiste un unico caso in cui la città e la nazione ospitante non ci abbiano rimesso dei soldi, e si parla di L.A. nel 1984. Tutte (TUTTE!) le altre edizioni sono state segnate dal profondo rosso dei bilanci che si sono lasciate dietro (Barcellona, 1992, 6 miliardi di dollari; Atene, 2004, 10 miliardi di euro; Pechino, 2008, 40 miliardi di dollari; eccetera, eccetera, eccetera). Ha senso che uno stato investa dei soldi in un evento come le Olimpiadi, quando vi sarebbero da creare una rete di protezione contro la povertà, rimpolpare il fondo di finanziamento ordinario delle università, costruire una rete a banda larga e molto altro ancora, ed ogni giorno si ripete come un disco rotto che la coperta è corta e non ci sono soldi per fare tutto? Proprio perché la coperta è corta è questione di scegliere bene le priorità su cui concentrare gli sforzi di tutte le istituzioni.
Passando alle minacce del CONI, rimane da capire come possano chiedere indietro dei soldi che non hanno ancora ricevuto. Infatti, dato che nella legge di Stabilità per il 2016 erano stati stanziati 2 milioni di euro per il comitato olimpico “Roma 2024”, più altri 8 milioni per il 2017, non si capisce da dove vengano fuori i 15/20 milioni che il CONI rivorrebbe indietro (e che non avrebbe neanche potuto materialmente spendere, non avendoli ancora).
Chi sottovaluta poi il pericolo delle infiltrazioni criminali e della corruzione nella realizzazione di un evento del genere, si vada un po’ a rileggere le carte dell’inchiesta su Mafia Capitale: ci si rinfreschi la memoria su fin dove erano estesi i tentacoli di Carminati, Buzzi & co, con entrature fin dentro i palazzi della politica nazionale.
Infine, diciamo le cose come stanno. Roma non ha bisogno delle Olimpiadi per rinascere. Roma ha bisogno di qualcuno che la amministri con oculatezza e intelligenza, che se ne prenda cura e rimetta in sesto le municipalizzate (attualmente le vere idrovore mangiasoldi del comune). La politica del pragmatismo, insomma. I sogni son belli, ma solo finché non ci si scontra con la dura realtà.
Lorenzo Spizzirri