Un gruppo di terroristi neofascisti fece esplodere un treno nella notte del 4 luglio 1974. Decine di persone morirono, e oggi più che mai quello che successe nella notte di quell’anno rappresenta un evento storico di non poco conto.
La Strage dell’Italicus
Bologna, notte del 4 luglio 1973, presso San Benedetto Val di Sambro. I neofascisti di Ordine Nero aveva portato a termine un attentato su un treno diretto a Monaco di Baviera. L’obiettivo era uccidere Aldo Moro, all’epoca Ministro degli Esteri, il quale si doveva trovare a bordo del mezzo di trasporto durante l’attentato. Per fortuna l’attacco terroristico non andò come doveva andare, ma decine di italiani e stranieri morirono nell’accaduto. Andata sotto il nome di Strage dell’Italicus, quella notte del 4 luglio segnò molti italiani e va inserita durante gli anni di piombo. Ci troviamo in un periodo di alta tensione, in cui scontri di piazza, lotta armata e terrorismo dilagavano dalla Sicilia fino al Nord. Molta era la paura, così come la violenza usata per concretizzare le proprie convinzioni politiche.
Oggi più che mai quello che successe nella notte di quell’anno rappresenta un evento storico di non poco conto. La Strage dell’Italicus dev’essere ricordata a partire dal motivo per cui avvenne. Perciò è necessario ripercorrerla da affondo.
La Strage dell’Italicus, perché?
L’accaduto ebbe origine dall’uccisione di Giancarlo Esposti, un giovane estremista di destra ucciso in carcere, e serviva a dimostrare la potenza terroristica di Ordine Nero, un’associazione neofascista. Come dichiarato da quest’ultima in un volantino di rivendicazione rinvenuto in una cabina telefonica a Bologna:
«Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l’autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti».
L’estremista di destra fu una personalità di notevole spicco, la quale aveva messo le basi ideologiche per guidare l’azione del neofascismo in Italia. In un verbale del 1985 rilasciato dall’ex-terrorista Danieletti Alessandro riguardo la Strage dell’Italicus definisce diversi tratti della sua linea di azione:
«Esposti aveva [una] prospettiva politica di tipo golpista, riteneva che si dovesse portare il paese a un livello di terrore tale da rendere necessarie misure eccezionali e l’intervento dell’esercito. Tale obiettivo doveva essere raggiunto attraverso una serie di attentati di gravità crescenti, [e] i discorsi dell’Esposti erano terrificanti e si definiva fautore di una teoria del terrorismo puro, parlava di stragi indiscriminate e di attentati da compiersi l’uno dopo l’altro in diverse città, oppure in più luoghi ma contemporaneamente. Parlava inoltre di attentati da far apparire attribuibili ai rossi quali ad esempio attentanti a chiese, a istituzioni religiose, forze dell’ordine. Esposti teorizzava anche attentati ai treni».
La morte di quest’ultimo non venne presa alla leggera dato che molti terroristi neofascisti si ispiravano a lui nell’attuazione di tattiche sovversive nei confronti dello Stato. Per questo motivo Ordine Nuovo pianificò un attacco terroristico, la cosiddetta la strage dell’Italicus.
Come avvenne quest’ultima però?
Una ricostruzione delle indagini della polizia ha compreso come avvenne la strage, raccogliendo informazioni di cronaca, verbali e testimoni.
Sappiamo dalla cronaca del 4 agosto 1974 che una bomba alle ore 1:23 esplose nella quinta vettura del treno espresso 1486, conosciuto col nome di Italicus. Il mezzo di trasporto proveniva da Roma e si dirigeva a Monaco di Baviera via Brennero, una stazione. Al momento dell’esplosione il mezzo si trovava all’interno della Grande Galleria dell’Appennino. Sull’Italicus doveva esserci Aldo Moro, che scese per firmare alcuni documenti ministeriali.
L’ordigno, come spiega Massimiliano Griner in Anime nere raccogliendo le indagini della polizia, si frantumò in migliaia di schegge all’una di notte. Il suo calore deformò le lamiere della quinta vettura e si diffuse con rapidità provocando un incendio all’interno del treno. La carrozza si sollevò e arse viva come diverse persone al loro interno provocandole una morte pressoché istantanea ma comunque molto dolorosa. Dodici per l’esattezza furono le persone morte, e quarantotto quelle ferite. Tutte di diverse età.
L’esplosione mirava a provocare il maggior danno possibile. Si pensa tra l’altro che l’ordigno sarebbe dovuto esplodere appena uscito dalla Grande Galleria dell’Appennino, dove avrebbe potuto avere la strage dell’Italicus conseguenze più gravi.
Ordine Nero è ritenuto per certo l’organizzatore dell’accaduto sebbene i suoi membri non siano mai stati imputati per l’accaduto. Ci furono diverse testimoni che portarono in causa l’associazione neofascista. Tra queste, Rosa Marotta, titolare di una ricevitoria del Lotto di via Aureliana a Roma. Avrebbe ascoltato, qualche giorno prima della strage dell’Italicus, una telefonata fatta da una ragazza, riconosciuta poi come nel suo locale riguardante un attentato in preparazione. Le parole della giovane riportate da Rosa Marotta alla questura di Roma il 9 agosto 1973 e da Giorno Brocca ne Gli anni del terrorismo:
«Le bombe sono pronte… da Bologna c’è il treno per Mestre, là trovi la macchina per passare il confine… stai tranquillo… i passaporti sono pronti…».
I colpevoli della Strage dell’Italicus
I colpevoli dell’attentato non sono mai stati individuati individuati dalla Giustizia. Tuttavia, si ritiene che Ordine Nero sia responsabile dell’accaduto perché diversi indizi porterebbero a esso. Quest’ultimo peraltro avrebbe agito insieme alla loggia P2, una setta massonica coinvolta definita un’organizzazione eversiva e criminale. Una Commissione Parlamentare sulla loggia P2 ha dichiarato in merito alla strage dell’Italicus:
«Tanto doverosamente premesso ed anticipando le conclusioni dell’analisi [della Commissione parlamentare] che ci si appresta a svolgere, si può affermare che gli accertamenti compiuti dai giudici bolognesi [in merito alla strage dell’Italicus] , così come sono stati base per una sentenza assolutoria per non sufficientemente provate responsabilità personali degli imputati [dei membri della loggia P2 e di Ordine nero], costituiscono altresì base quanto mai solida, quando vengano integrati con ulteriori elementi in possesso della Commissione, per affermare: che la strage dell’Italicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana [ritenuto Ordine Nero]; che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale».
Ad oggi, indipendentemente da chi abbia agito nella Strage dell’Italicus, quello che successe la notte del 4 luglio 1973 rimase indimenticabile e si inscrive in clima di terrore. Fu uno dei tanti avvenimenti che sconvolse gli italiani a partire dalla fine degli anni Sessanta. Proprio perché fu sconvolgente è necessario ricordarlo, e a maggior ragione perché avvenuto in un contesto politico travagliato in cui magari possiamo trovare delle analogie con il presente o rifletterci.