La situazione politica in cui versava l’Italia del secondo dopoguerra era di un paese giovane e ancora da ricostruire. Il trauma subito era grande, e il compito spettava a coloro che erano cresciuti con gli ideali del Risorgimento, che avevano conosciuto il dramma di una guerra distruttiva e che in quegli anni presero le redini del paese.
Da Bonomi a Parri
Il primo governo che si formò fu quello presieduto da Ivanoe Bonomi, che rappresentò il punto d’unione tra il potere legale dell’Italia libera e i movimenti eredi della Resistenza. Ma a quel punto un uomo dotato di un particolare carisma, Ferruccio Parri, leader del Partito d’Azione, subentrò nelle dinamiche politiche. Per Bonomi fu giusto lasciare spazio ad un personaggio che metteva tutti d’accordo, così si dimise.
Ma il governo di Ferruccio Parri non durò nemmeno sei mesi, da giugno 1945 a novembre dello stesso anno. Uno dei principali motivi della caduta fu Parri stesso, uomo coraggioso, onesto e largamente rispettato ma senza la stoffa del Presidente del Consiglio. Non stabilendo mai un preciso programma di interventi, ma lasciandosi sopraffare dai problemi quotidiani contingenti, si mostrò spesso tentennante e incerto. Quando Togliatti lo sollecitò ad iniziare la riforma agraria, infatti, Parri rifiutò col dubbio pretesto che gli Alleati sarebbero intervenuti con la forza a fermare le operazioni. Fu accusato di aver agito in maniera «disordinata e incontrollata» e di aver seguito «cattivi criteri amministrativi». In fondo dietro il suo fallimento stava il fallimento della sinistra in generale.
L’Italia di De Gasperi
Alla fine del 1945 la Dc impose la candidatura di Alcide De Gasperi, simbolo della posizione di forza acquisita dal partito cattolico e di una svolta in senso moderato rivelatasi immutabile nei decenni a venire. De Gasperi era infatti ministro degli Esteri nel governo Parri, era in frequente e costante contatto con gli USA, che consigliarono di far precedere le elezioni amministrative e solo dopo quelle nazionali.
Il Governo De Gasperi rimase in carica fino al 2 febbraio 1947. Questo era formato da esponenti delle diverse fazioni politiche presenti nel paese: la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria e il Partito Repubblicano Italiano. Cercava l’appoggio diretto dei piccoli partiti laici, sia perché non intendeva lasciare alla Democrazia Cristiana tutti gli oneri dell’azione di governo, sia perché voleva evitare che il partito cristiano andasse incontro ad una deriva di tipo clericale.
Il 18 aprile del 1948 De Gasperi, a capo della democrazia cristiana, partecipò alle elezioni politiche e conquistò la maggioranza dei seggi sia alla Camera sia al Senato.
Alcide De Gasperi rimase alla guida del Governo italiano ininterrottamente fino al 28 luglio 1953, a seguito della sfiducia parlamentare. Si conclude la parabola di De Gasperi in qualità di Primo Ministro. Aveva traghettato il paese verso la ricostruzione, aver rappresentato con dignità l’Italia alla Conferenza di pace di Parigi, che mise fine alle ostilità della Seconda Guerra mondiale, difendendo con argomentazioni solide e convincenti gli interessi dell’Italia uscita sconfitta dalla guerra e dalla dittatura, ed essere riuscito ad aprire un dialogo con gli Stati Uniti.