Il paradosso dei cani brachicefali incontra la scienza: perché i musi corti catturano sempre più il cuore della gente, nonostante i problemi di salute cui vanno incontro?
La loro delicatezza può comportare spese veterinarie importanti e sofferenze di varia natura, tuttavia i cani brachicefali sono sempre più richiesti negli allevamenti e la scienza si fa domande. Dunque il “paradosso brachicefalico” incuriosisce il mondo della ricerca con l’obiettivo di capire quali caratteristiche stimolino così tanto l’interesse della gente, da volerli nonostante i rischi per la salute.
“Kindchenschema” – segnali infantili
Evidenziati dall’etologo Konrad Lorenz nel 1943, rappresentano quell’insieme di peculiarità morfologiche esteriori osservabili sia negli animali sia negli esseri umani durante la prima infanzia. Comuni a più specie, stimolano le cure parentali e l’empatia non solo nelle relazioni intraspecifiche, ma anche tra quelle interspecifiche. Per questa ragione non è poi così raro vedere animali adulti, uomo compreso, prendersi cura di cuccioli di altre specie.
Nei cani brachicefali la presenza di questi caratteri infantili, anche detta neotenia, è particolarmente accentuata e promossa dalla selezione artificiale. In sostanza, un fenomeno evolutivo apparso come risposta adattativa all’ambiente è ormai sfruttato con obiettivi diversi, ma soprattutto pericolosi per la salute degli animali.
Neotenia e popolarità: l’ipotesi
Si chiama effetto “kindchenschema”, già studiato in psicologia, e spiega come le caratteristiche infantili suscitino sentimenti affettuosi e comportamenti di cura nei confronti dei piccoli non solo umani. Partendo da questa evidenza, il team di ricerca ha avanzato l’ipotesi secondo cui i cani brachicefali, promuovendo questo tipo di atteggiamenti positivi, hanno molto successo con le persone.
Le razze
Nello studio sono stati inclusi esemplari appartenenti a 42 razze diverse, considerate di interesse per la ricerca. Tra le più comuni si ricordano:
- carlino;
- bouledogue francese;
- bulldog;
- boston terrier;
- boxer;
- chihuahua;
- cavalier king charles spaniel;
- staffordshire bull terrier.
Dalla sperimentazione si è reso necessario escludere alcune razze come il Bichon frise, il Chinese crested, il Tibetan terrier e l’Akita, poiché l’eccesso di pelo intorno al viso altera i tratti fronto-facciali osservati.
I risultati
Se da un lato gli esperti confermano la presenza di un’associazione tra alcuni caratteri morfologici e il kindchenschema, dall’altro non è invece statisticamente significativa la tendenza verso occhi più rotondi e separati, tipici dei cani brachicefali.
Tuttavia, ciò non esclude che la selezione artificiale verso questa particolare morfologia sia comunque legata al loro aspetto simpatico e accattivante. Inoltre, non avendo riscontrato altre correlazioni tra i cani con il muso corto e gli altri aspetti tipici degli schemi infantili, rimane plausibile l’idea di un controllo genetico indipendente sui singoli caratteri.
Selezione genetica indipendente …
Questa possibilità potrebbe aprire nuove strategie di allevamento, affinché si mantengano alcune peculiarità morfologiche, senza tuttavia estremizzare quelle più strettamente connesse ai problemi di salute. Ad esempio, è noto che l’accorciamento del muso comporti difficoltà respiratorie, talora anche gravi, motivo per cui si potrebbe pensare di individuare dei range da non superare per tutela dei cani stessi.
… o un principio di co-selezione?
Gli scienziati hanno avanzato anche l’idea contraria, secondo cui la selezione di un carattere ha influito sugli altri e, in questo caso, si parlerebbe di co-selezione.
A tal proposito, un’ipotesi testata in passato parla di una possibile origine delle razze brachicefale dai cani utilizzati per i combattimenti. Tuttavia, anche questa spiegazione rimane, al momento, indimostrata.
Cani brachicefali e salute
La loro caratteristica fisionomia con testa rotonda e muso schiacciato, particolarmente estremizzata da alcuni allevatori negli ultimi anni, può mettere a rischio la loro sopravvivenza. Infatti, la brachicefalia è responsabile di diversi problemi nella respirazione e non solo, talora determinanti nella comparsa di ulteriori complicazioni cliniche.
BOAS – Brachycephalic Airway Obstruction Syndrome
La sindrome brachicefalica, anche detta “ostruttiva delle vie aeree“, trova origine nella struttura ossea del cranio, che ostacola il passaggio dell’aria, provocando una respirazione poco naturale e spesso rumorosa. Le anomalie diagnosticate più frequentemente sono:
- narici strette;
- palato molle allungato e ispessito;
- collasso laringeo;
- schiacciamento della trachea.
Il paradosso brachicefalo
Sebbene siano “potenzialmente malati”, è ormai abitudine considerare la loro morfologia come normale e, cosa ancora più grave, non assimilabile a complicazioni cliniche. A tal proposito, fa riflettere l’esclusione di tutte le principali problematiche dei cani brachicefali dalla copertura assicurativa, proprio perché considerate “nella norma”.
Salute e consapevolezza
Una ricerca condotta dall’Università Eotvos Lora’nd (ELTE), pubblicata su Applied Animal Behaviour Science, ha scoperto che la maggior parte dei proprietari e/o appassionati di razze brachicefale è consapevole dei loro problemi di salute ma, probabilmente, non comprende appieno l’entità dei danni cui potrebbero andare incontro. In pratica i problemi di salute, spesso pericolosi anche per la sopravvivenza, non dissuadono le persone dall’acquistare.
Salute e istruzione
I dati mostrano una maggiore consapevolezza dei rischi nelle persone con un grado di istruzione medio-alto o con competenze professionali sull’argomento. Inoltre, quanto emerso dalla recente ricerca concorda con le evidenze pubblicate in studi analoghi su gatti e conigli.
Educare a non normalizzare il dolore
In passato la strategia di sensibilizzare gli aspiranti proprietari sui problemi di salute delle razze brachicefale non ha portato a grandi risultati. Sulla base di questo, promuovere campagne di educazione sul tema potrebbe non dare un contributo fattivo. A tal proposito, sarebbe opportuno scoraggiare la ricerca di esemplari ipertipici, peraltro spesso allevati da non addetti ai lavori, che hanno interesse esclusivamente per il mero guadagno.
Al contempo, una reale consapevolezza del rischio dovrebbe incentivare gli appassionati a scegliere esclusivamente allevamenti seri, che lavorano sul selezionare individui quanto più possibile sani, nonostante lo standard di razza.
L’allevamento industriale considera la natura un ostacolo da superare.
Demonizzare l’allevamento significherebbe infangare il lavoro di chi con passione, competenza e buon senso svolge questo mestiere nell’interesse degli animali, indipendentemente dal guadagno. Purtroppo la qualità in questo settore è ancora una nicchia che prova a sopravvivere nell’ombra di un mercato sconsiderato e interessato solo a soddisfare la domanda.
Dall’altro lato, è giusto non dimenticare il randagismo, fenomeno legato anche alle mode del momento, nonché all’assoluta inconsapevolezza di chi adotta su cosa comporti l’arrivo di un quattro zampe in casa.
Un’inconsapevolezza testimoniata dal numero di ingressi nei canili italiani nel solo 2022, oltre 100.000, cui, purtroppo, non fanno seguito altrettante adozioni, magari perché la moda è già cambiata.
E mentre il mercato dei cuccioli si adegua come dovesse rifornire un qualsiasi negozio di abbigliamento, i randagi colonizzano le strade o varcano le porte di una gabbia in attesa di qualcuno che voglia adottare con più consapevolezza e meno desiderio.