Il governo Meloni dichiara il lutto nazionale per Silvio Berlusconi: è la prima volta che questa onorificenza viene concessa ad un presidente del Consiglio. Oltre alle bandiere a mezz’asta e ai maxi-schermi, pronti ad immortalare ogni istante della cerimonia funebre di Santo Silvio, ci sarà anche uno stop della politica: per la giornata di oggi le agende di ministri e presidente del Consiglio sono state svuotate, le riunioni di partito rinviate e avremo ben una settimana senza voti nelle Aule di Camera e Senato.
Lutto nazionale per Silvio Berlusconi: cosa prevede la legge in caso di morte di un ex presidente del Consiglio
In base all’articolo 1 della legge n.36 del 7 febbraio 1987:“Sono a carico dello Stato le spese per i funerali del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato, del Presidente della Camera dei deputati, del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Presidente della Corte costituzionale, sia che il decesso avvenga durante la permanenza in carica, sia che avvenga dopo la cessazione della stessa”.
Appare quindi giustificata la celebrazione di funerali di stato per Silvio Belusconi e di conseguenza anche la presenza delle massime cariche istituzionali, come il presidente Mattarella. Allo stesso modo, sono in linea alle regole che stabiliscono la celebrazione di un funerale di stato gli onori militari al feretro all’ingresso e all’uscita della chiesa o il fatto che l’organizzazione del rito, il trasporto della salma e la sepoltura saranno interamente a carico dello stato. Appare tuttavia completamente arbitraria la scelta del governo Meloni di dichiarare il lutto nazionale per un leader politico la cui ascesa economica e politica è stata da sempre legata a doppio filo con Mafia e massoneria e che negli anni si è fatto strada a furia di leggi ad personam, che gli hanno permesso di aggirare le numerose condanne che lo hanno visto protagonista, condannato infine solo nel contesto del processo Mediaset per frode fiscale.
La proclamazione del lutto nazionale per Silvio Berlusconi risulta ancora più oltraggiosa se si considera che questa onorificenza negli ultimi anni, oltre che ad alcuni papi, è stata concessa solo alle vittime di catastrofi come il terremoto dell’Aquila o più recentemente ai morti nelle alluvioni in Emilia Romagna.
Le reazioni ci sono state
“Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro, alla speculazione edilizia come distruzione della natura”, queste le parole del rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, che non teme eventuali conseguenze legali per aver disobbedito al decreto governativo che impone l’esposizione delle bandiere italiana ed europea a mezz’asta sugli edifici pubblici dell’intero territorio nazionale e sulle sedi delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all’estero.
Questa decisione del professor Montanari ha scatenato le polemiche, addirittura a La7 l’ex direttore del Tg2 Mauro Mazza ha definito il rettore “meschino” per la sua scelta di non mettere le bandiera a mezz’asta. All’appello del professor Montanari al diritto di resistenza “che Giuseppe Dossetti avrebbe voluto scrivere nella Costituzione”, Massimo Magliaro, ex braccio destro di Giorgio Almirante e oggi presidente della fondazione che porta il nome del leader del Movimento sociale italiano, reagisce urlando più volte “si vergogni!”. Il rettore dell’Università per stranieri di Siena ha anche lanciato una campagna online sul sito Change.org, sostenuta da quasi 60 mila firme raccolte in meno di 24 ore.
Sempre da La7, l’ex ministra Rosy Bindi ha affermato che “il lutto nazionale per una persona divisiva come è stato Berlusconi” rappresenta “una scelta non opportuna”.
Il deputato di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni e l’europarlamentare Brando Benifei, si sono espressi in termini analoghi. Anche i 5 stelle si allineano alla posizione dell’ex-ministra, Riccardo Ricciardi, vice presidente del Movimento 5 Stelle, si esprime in questi termini: “fa sicuramente un certo effetto vedere una caserma della Guardia di Finanza con la bandiera a mezz’asta per ossequiare il ricordo di un uomo che è stato condannato per frode fiscale”. Inoltre, Giuseppe Conte ha fatto sapere che non sarà presente al funerale.
Le dichiarazioni tiepide della segretaria del PD Elly Schlein si collocano invece nel panorama della beatificazione collettiva del personaggio, che viene ricordato come una figura di rilevanza storica, tralasciando tuttavia i crimini che hanno determinato tale rilevanza: “Con la morte di Silvio Berlusconi si chiude un’epoca. Tutto ci ha divisi e ci divide dalla sua visione politica, resta però il rispetto che umanamente si deve a quello che è stato un protagonista della storia del nostro Paese. Le più sentite condoglianze da parte del Partito Democratico”.
Il partito Potere al popolo (Pap), ha lanciato una mobilitazione in rete che, sotto lo slogan “Lutto Stato-mafia, non in mio nome”,’ invita le persone a scaricare il manifesto della campagna per poi farsi fotografare, taggando il partito e inserendo l’hashtag #luttostatomafia, durante una tweetstorm organizzata per le 15 , l’orario dei funerali di stato.
Tra le voci di chi ha deciso di dissociarsi dalla decisione del governo ci sono anche nomi importanti del giornalismo italiano come Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, o il direttore de La Stampa Massimo Giannini, che ha ricordato come il lutto nazionale non sia stato concesso nemmeno per i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Casi come i fischi e gli insulti che si sono levati al teatro Regio di Torino alla richiesta di un minuto di silenzio, mostrano che non sono solo politici e giornalisti a schierarsi contro la decisione del governo Meloni. I cittadini italiani non soffrono unanimemente di una sorta di sindrome di Stoccolma che negli ultimi due giorni ha portato alla beatificazione di uno dei personaggi più sinistri della storia politica italiana.
Il “Berlusconismo” come convitato di pietra che sopravvive all’ uomo
E’ inevitabile un senso di profonda amarezza di fronte alla costatazione che, morto l’uomo, continui ad aggirarsi il fantasma del “Berlusconismo”. La proclamazione del lutto nazionale per Silvio Berlusconi e l’agiografia creata dai media attorno alla sua figura in queste ore giungono come terribili dimostrazioni che il cambiamento nelle coscienze indotto dall’era del “Berlusconismo” è profondo è radicato. Intorno alla suo personaggio, la figura del self made man che deroga a ogni morale pur di assicurarsi il profitto, si è creato un vero e proprio culto; lo testimoniano manifestazioni grottesche come la scelta del governatore Toti di proiettare tutta la notte sulla facciata del palazzo della regione una gigantografia di Berlusconi, alternata alla scritta “Ciao presidente”.
In reazione a tutto questo vogliamo dirlo, è vero, il leader di Forza Italia ha fatto la storia, ma in che modo l’ha fatta questa storia? Innalzando a valori il profitto e l’individualismo, legittimando socialmente la commistione tra stato e mafia, viziando i media pubblici con propaganda di regime, normalizzando l’apologia del fascismo, aziendalizzando la politica e mercificando il corpo della donna, tanto nella vita privata quanto nelle sue trasmissioni televisive.