La prevenzione alluvioni nelle scuole è ormai diventato un obbligo. Come si fa per i terremoti così serve istruire i ragazzi per non morire. Il clima non cambierà.
Nessuno ancora sa bene come reagire a una alluvione improvvisa, lo dimostrano le 8 persone ancora disperse e le 5 morte a causa dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna e le Marche. Come ha dichiarato il meteorologo e presidente Ampro Pierluigi Randi “Questo è il nuovo clima, ormai non è più un modello ma una realtà”. Perciò fare prevenzione è l’unico modo per assicurare ai cittadini la salvezza e soprattutto fare prevenzione alluvioni nelle scuole permetterà in futuro di avere cittadini pronti a intervenire.
L’alluvione in Emilia Romagna è una delle tante che già si sono verificate in Italia e che sicuramente continueranno a verificarsi negli anni futuri. I dati di Legambiente parlano chiaro. Solo l’anno scorso sono state registrate in tutta la Penisola 62 alluvioni.
Il cambiamento climatico ormai non si può arrestare, lo stiamo vedendo negli ultimi anni. Siccità, alluvioni, crisi idrologica e eventi estremi sono i sintomi di un clima profondamente malato e cambiato. Si sa che quando arrivano i sintomi ormai l’infezione è già in atto da tempo. Non c’è molto che possiamo fare a breve per cambiare questa dura realtà perché per trasformare il clima ci vogliono decenni. L’unica strada è la prevenzione.
Prevenzione insufficiente
In tutti i territori colpiti in questo mese dalle alluvioni è stata dichiarata l’allerta rossa. Basta questo? No.
Oltre a posizionare sacchetti nelle zone che si sa già saranno maggiormente colpite dalle inondazioni non si fa molto altro. Non si tiene conto degli argini dei fiumi, dei tombini e delle fogne costantemente otturate, dei rischi per le persone. È vero, alcuni comuni hanno rilasciato dei comunicati in cui si spiega cosa fare in casi estremi, ma se internet salta non possono essere letti. L’acqua non è l’unico pericolo in caso di inondazione. La corrente e il gas saltano, le linee telefoniche non funzionano più e le persone rimangono bloccate in casa. Nessuno sa realmente cosa fare in caso di allerta rossa.
Al contrario dei terremoti, le alluvioni non vengono prese in considerazione quando si parla di eventi estremi improvvisi. Le prove di evacuazione nelle scuole l’anno scorso hanno riguardato soprattutto i casi di incendio, mentre il rischio alluvione è stato preso in considerazione solo nel 5% dei casi. Sin dalle elementari viene insegnato ai bambini cosa fare in caso di terremoto, tanto da organizzare prove di evacuazione periodiche. Lo stesso vale per gli incendi. Proprio per la conformazione del territorio l’Italia è abituata a insegnare a tutti come ci si può salvare da un terremoto, tutti lo sanno perché sono sempre esistiti. Trombe d’aria e alluvioni invece sono eventi che distruggono le città solo da pochi anni e colgono tutti impreparati.
È tempo di istruire i ragazzi
Partendo dal presupposto che eventi come quello che sta colpendo da inizio mese l’Emilia Romagna e le Marche saranno sempre più frequenti, è impensabile non fare prevenzione alluvioni nelle scuole. Oltre a istruire i cittadini sulle misure consone da adottare in situazioni di pericolo è importante insegnare come salvarsi ai bambini. Sapere che è meglio prediligere i piani alti, che l’acqua può salire di diversi metri in pochi minuti, che gli ascensori sono da evitare, che è importante limitare l’uso del cellulare, che bere l’acqua del rubinetto è pericoloso sono tutte cose importanti. I piani di evacuazione nelle scuole non prevedono misure specifiche per le alluvioni, anzi se ci si trova a scuola con un’alluvione già in atto non si dovrebbe proprio evacuare.
Insegnare come ci si comporta anche in casa o all’aperto è fondamentale. Un ragazzo può trovarsi da solo in casa o in giro per la città, perciò è importante che sappia come reagire.
I telefoni non aiutano
Nella società odierna tutti sono abituati a filmare ogni evento con il cellulare. A maggior ragione i ragazzi, che vivono con il telefono in mano. È importante sapere che avvicinarsi a un fiume in piena per filmarlo può essere la cosa più mortale in caso di alluvione. Immaginiamo un ragazzino di 13 anni che cammina sotto la pioggia vicino a un torrente, l’acqua scorre veloce e lui prende il suo telefonino per riprenderla. Bastano 2 minuti per far sì che il torrente esondi e che il ragazzino curioso venga trascinato via dalla corrente. Una tragedia per cosa? Per un video da pubblicare sui social.
La società è cambiata, soprattutto quella giovanile, perciò la prevenzione nelle scuole si deve adattare al cambiamento. Viviamo in un periodo diverso da quello di dieci anni fa. Il clima diventa più estremo e le persone vivono in modo diverso. Queste due realtà devono essere prese in considerazione quando si parla di prevenzione.
Prevenzione alluvioni nelle scuole
A scuola nessuno parla di alluvioni, eppure negli ultimi anni se ne verificano a decine ogni anno. La pericolosità dell’acqua è ignara a ragazzi e bambini, loro vedono una strada che diventa torrente e nel migliore dei casi la filmano. È importante creare dei tempi riservati alla prevenzione durante le lezioni, come si fa già per i terremoti. Si devono organizzare prove dove gli studenti salgono ai piani alti delle strutture, si deve insegnare loro che lasciare i propri averi per scappare è importante per salvare la loro vita. Il motorino parcheggiato in garage deve rimanere lì, come la play station o qualsiasi altro avere.
Per reagire bene alle emergenze si deve conoscere l’emergenza e come comportarsi. La consapevolezza della pericolosità dell’acqua è l’unica via per far sì che non ci siano più morti o dispersi nelle città alluvionate. Ci dobbiamo rassegnare, il clima ormai è questo e per continuare a vivere dobbiamo adattarci al nuovo mondo che abbiamo davanti.
Helena Rori
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