Da quasi una settimana si susseguono ininterrottamente piogge torrenziali nel Sud Kivu, generando violente alluvioni in Congo con più di 400 morti e migliaia di dispersi.
Le continue piogge torrenziali hanno dato vita a imponenti alluvioni in Congo. Per la precisione, la zona colpita è il Sud Kivu, una regione della RDC situata esattamente al confine con Ruanda e Burundi: anche questi due territori infatti sono stati colpiti dalle stesse precipitazioni.
Queste piogge, i cui primi report risalgono allo scorso fine settimana, sono precipitate quasi ininterrottamente per diverso tempo, generando grandi frane e alluvioni che hanno scosso tutta la popolazione del Congo, e causando finora (secondo quanto riportato dalle autorità della capitale Kinshasa) più di 400 morti e migliaia di dispersi. Inizialmente non era stato rivelato un numero ufficiale sui dispersi, ma dopo qualche giorno le autorità locali hanno confermato che mancano all’appello più di 5000 persone.
Secondo le stime del report dell’L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), sono state danneggiate 3000 case, di cui 1200 risultano completamente distrutte: come risultato, si stima che circa 3000 famiglie siano quindi rimaste senza abitazione.
I racconti
Risultano particolarmente gravi i danni causati nei villaggi di Bushushu e Nyamukubi, situati nella zona di Kalehe. Gli straripamenti dei fiumi infatti hanno fatto sì entrambi i centri abitati venissero completamente inondati, causando buona parte della totalità dei danni sopracitati. In particolare, in quello stesso periodo si stava svolgendo a Bushushu il mercato settimanale, per cui molte persone provenienti da tutta la regione si erano fermate al villaggio nella notte dell’inondazione.
Non mancano i racconti dei sopravvissuti e delle condizioni estreme in cui essi si sono trovati. In particolare, pare che due bambini siano riusciti a sopravvivere all’alluvione galleggiando per 3 giorni. Nonostante non ci sia chiarezza su come siano potuti sopravvivere in condizioni estreme per tanto tempo, pare che i genitori siano morti durante l’alluvione, mentre loro sono stati ritrovati vivi 3 giorni dopo l’accaduto; in ogni caso le autorità locali hanno contattato le persone che si occuperanno di loro.
La mobilitazione nazionale e internazionale
Prontamente si sono mobilitati tutti gli organi nazionali e internazionali con lo scopo di aiutare nella ricerca dei dispersi e di offrire aiuti umanitari alla popolazione locale. Nonostante questo, c’è chi lamenta che gli sforzi attuali non siano sufficienti.
Se da un lato infatti il governo della RDC ha mandato prontamente una delegazione nella zona colpita per aiutare i soccorsi, dall’altro sembra che in questi giorni i soccorritori abbiano dovuto scavare a mani nude nella speranza, sempre più flebile, di trovare sopravvissuti. Anche gli operatori della Croce Rossa hanno detto che il lavoro procede a rilento, a causa della mancanza di attrezzature adeguate.
D’altro canto, le agenzie dell’ONU, tra cui il World Food Programme e l’Unicef si sono attivate per mandare team di emergenza che offrissero sostegno al governo congolese. La prima ha mobilitato gli aiuti alimentari necessari mentre la seconda sta rifornendo gli sfollati di articoli per l’igiene.
I commenti di Medici Senza Frontiere
Mentre la disperazione cresce, anche Medici Senza Frontiere, che ha inviato una squadra di soccorso, ha lanciato un SOS. Come riporta infatti Ulrich Crepin Namfeibona, ovvero il coordinatore per l’emergenza di MSF nel Sud Kivu:
La situazione in varie località del territorio di Kalehe è catastrofica a seguito delle devastanti inondazioni e frane che hanno colpito quest’area della provincia del Sud Kivu tra il 4 e il 5 maggio. La calamità si è abbattuta durante la notte e, poiché il giovedì si tiene il mercato settimanale, la popolazione di Bushushu era il doppio del solito.
Centinaia di persone sono morte, molte altre risultano disperse e circa 150 feriti sono già stati ricoverati in diverse strutture sanitarie. Alcuni villaggi sono stati completamente cancellati dalle inondazioni, comprese le case, i campi e il bestiame.
In seguito alle inondazioni è alto il rischio di malattie, come infezioni della pelle e malattie diarroiche, soprattutto in quest’area vicina al lago Kivu dove il colera è endemico. Ripari, cibo e altri beni di prima necessità sono urgentemente necessari per queste comunità che hanno perso tutto. Vediamo anche bambini che hanno perso i genitori e hanno bisogno di protezione.
Crisi climatica e riscaldamento globale
Oltre agli sfollamenti, alle case, ai morti e ai feriti si aggiunge quindi il rischio di malattie infettive. Nel tentativo di comprendere le cause di una di tali alluvioni in Congo, già cominciano a balenare i collegamenti con la crisi climatica e il riscaldamento globale.
Se infatti si ripercorrono tutte le catastrofi ambientali e climatiche avvenute negli ultimi tempi, in Africa e nel resto del mondo, si può notare un aumento rispetto agli anni passati. Anche solo se ci limitiamo alla nostra personale percezione, senza andare a contare ogni singolo caso: i report giornalistici e televisivi su crisi ambientali e catastrofi climatiche sono molti di più di quanto ci si potrebbe normalmente aspettare, e un’opinione molto diffusa è che questo aumento sia dovuto alla nostra attuale fase della crisi climatica.
Gli sforzi degli Stati maggiormente responsabili nella riduzione delle emissioni si sono dimostrati notoriamente inadeguati, come hanno dimostrato, per esempio, gli obbiettivi degli accordi di Parigi: a ben 8 anni di distanza dalla loro stipulazione, che servirebbe a ridurre significativamente l’impatto sul clima dei Paesi firmatari entro il 2050, si evidenzia tristemente come il processi adottati per il loro raggiungimento sia lento, tortuoso e inadeguato.