Di Marcela Magalhães
Una falsa tessera per evitare la vaccinazione anti-Covid: tra la lunga lista delle tante accuse contro Jair Bolsonaro, ex presidente del Brasile, questa è solo l’ultima in ordine temporale.
L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, è stato svegliato mercoledì scorso da agenti della polizia federale davanti alla sua porta a Brasilia. I poliziotti hanno eseguito mandati di perquisizione relativi a un’indagine sull’inserimento fraudolento di dati vaccinali nei sistemi del Ministero della Salute. Le prove suggeriscono che la tessera vaccinale di Bolsonaro potrebbe essere stata falsificata per includere l’immunizzazione COVID-19, permettendogli di entrare negli Stati Uniti alla fine dello scorso anno.
Nella stessa operazione è stato arrestato anche l’ex aiutante di Bolsonaro, il tenente colonnello Mauro Cid. I telefoni di Bolsonaro e dell’ex first lady Michelle sono stati sequestrati, ma entrambi si sono rifiutati di fornire le password per sbloccare i dispositivi. Bolsonaro doveva testimoniare alla polizia federale ma si è rifiutato.
Il caso fa parte di un’indagine più ampia sulle milizie digitali che presumibilmente agiscono contro la democrazia. I sospetti sono che questo gruppo sia stato alimentato con denaro pubblico. Secondo la Polizia Federale, la possibile falsificazione dei certificati di vaccinazione mirava a “mantenere l’elemento identitario in relazione alle agende ideologiche di Bolsonaro” e “sostenere il discorso volto ad attaccare la vaccinazione contro il COVID-19“.
Resta da vedere se verranno mosse accuse ufficiali contro l’ex presidente e le sanzioni che potrebbe subire in caso di condanna. Per ora, Alexandre Padilha, il primo ministro del Segretariato per le relazioni istituzionali, ha dichiarato sui suoi account social media che la polizia federale sta indagando sui reati relativi alla violazione delle misure sanitarie preventive, associazione a delinquere, inserimento di dati falsi nei sistemi informativi e corruzione di minori.
Altre accuse contro Jair Bolsonaro
Oltre a questa inchiesta ci sono altre indagini pendenti a carico dell’ex presidente. La polizia federale sta indagando se Bolsonaro abbia agito per conservare i gioielli donati dal governo dell’Arabia Saudita. Gli oggetti sono valutati quasi 2 milioni di dollari.
Il set con collana, anello, orologio e un paio di orecchini è stato trattenuto dal servizio doganale federale delle entrate all’aeroporto di Guarulhos nell’ottobre 2021 quando un ufficiale militare ha tentato di entrare nel paese senza dichiarare gli articoli. Successivamente è venuta alla luce l’esistenza di altri due kit – con orologi, gemelli, penne e altri pezzi. Bolsonaro potrebbe essere incriminato per appropriazione indebita se ritenuto colpevole di aver aggiunto i gioielli nella sua collezione personale, come ha confermato a un giornalista della CNN. Il dono avrebbe dovuto essere incorporato al patrimonio pubblico poiché all’epoca Bolsonaro era un funzionario pubblico. La pena per questo reato va da due a dodici anni di reclusione e multa.
Bolsonaro è anche indagato dalla Corte Suprema Federale (STF) nelle indagini relative agli atti antidemocratici dell’8 gennaio 2023, che si conclusero con il vandalismo della sede delle sedi istituzionali. L’ufficio del procuratore generale afferma che l’ex presidente ha incitato pubblicamente questo reato. Le indagini sul caso riguardano l’accusa di terrorismo, associazione per delinquere, abolizione violenta dello Stato di diritto democratico, colpo di stato, minaccia e persecuzione.
L’ex presidente del Brasile deve affrontare anche un’azione presso il Tribunale elettorale superiore (TSE), che riguarda le elezioni dello scorso anno. L’azione indaga sulla presunta pratica di abuso di potere politico e uso improprio dei mezzi di comunicazione durante un evento con motociclisti.
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Riguardo al genocidio yanomami, il giudice Luís Roberto Barroso ha stabilito che devono essere raccolti i documenti relativi alla “assoluta insicurezza delle popolazioni indigene coinvolte, nonché al verificarsi di azioni o omissioni, parziali o totali, da parte delle autorità federali, che hanno aggravato questa situazione”. L’inchiesta copre anche la possibile connivenza del governo federale con l’estrazione illegale nelle aree indigene.
Inoltre, anche la Corte penale internazionale dell’Aia ha mosso sei capi d’accusa contro l’ex presidente, inclusi crimini contro l’umanità. Oltre al genocidio indigeno degli yanomami, le accuse riguardano l’omissione del governo e la diffusione di disinformazione e negazionismo sulla pandemia di covid-19. Questi reati possono comportare condanne fino a 30 anni o l’ergastolo in casi estremi.
La lunga lista di accuse contro l’ex presidente brasiliano sembra crescere di giorno in giorno, e resta da vedere quanto di questo rimarrà e quali conseguenze dovrà affrontare l’ex presidente se ritenuto colpevole.