Il 3 maggio del 1991 a Taurianova si consumò una vera mattanza, conosciuta come “la strage del venerdì nero di Taurianova”.
Oggi ricordiamo il 3 maggio del 1991 quando, a Taurianova, un piccolo comune in provincia di Reggio Calabria, avvennero una serie di omicidi che scossero particolarmente i cittadini. Le morti erano di natura mafiosa: si trattò di una crudele vendetta per mano di famiglie locali.
Le protagoniste di questo scontro furono due fazioni principali. Erano due infatti le fazioni criminali e avverse a contendersi il dominio e il controllo della zona: da una parte la ‘ndrina Zagari-Viola-Avignone, conosciuta come “cosca di Jatrinoli” e dall’altra la “cosca di Radicena”, composta dagli Asciutto-Neri-Grimaldi.
Le varie uccisioni
A scaturire lo scontro pare fu un episodio legato all’uso di eroina. Felice Zagari, figlio del capo Rocco Zagari, aveva comprato la dose da uno spacciatore affiliato ai Neri. Per vendicare questa morte, Rocco Neri ed altri a lui legati vennero uccisi nel luglio del 1989. Da qui iniziò una vera e propria mattanza priva di ogni logica.
Nel maggio del 1990, fu il turno di Mimmo Giovinazzo, nipote e successore di Giuseppe Avignone e boss reggente. A prendere il posto di Mimmo sarà Rocco Zagari, ma ad un anno esatto, dovrà fare la stessa fine: sarà infatti ucciso il 2 maggio 1991, mentre si trovava in un barbiere a Taurianova. Il giorno dopo, il 3 maggio 1991, sarà ricordato come la strage del venerdì nero di Taurianova, in cui tristemente seguiranno una serie di ben 4 omicidi a poche ore di distanza l’uno dall’altro.
Alle 12:30 del mattino, Sorrento Pasquale, 29 anni, venne colpito da diciannove colpi di fucile. Appena quattro ore dopo, vennero assassinati Giovanni Grimaldi, 59 anni, e suo fratello Giuseppe, 54 anni. La ferocia dell’aggressione fu senza pari: la testa di Giuseppe venne mozzata e lanciata in aria come raccontato dalla cronaca del tempo. Verso sera sarà il turno del cognato del Sorrento, Rocco La Ficara, 36 anni.
Il carattere disumano della ‘ndrangheta strappava vite senza timore e continua tristemente a farlo. Pensate che tra le vittime finirono anche due innocenti quel giorno di maggio del 1991. Come spiegato in quest’articolo infatti, i fratelli Grimaldi erano:
Due uomini onesti che hanno sempre vissuto del proprio lavoro e dei propri sacrifici. Due uomini che hanno costruito la loro onestà con i comportamenti umani e morali all’insegna della legalità. Un triste destino vuole che tra quei cinque morti ci fossero loro due, una colpa che non era la loro, martiri di una vendetta di quella maledetta furia mafiosa la quale non conosceva confini.